Microsoft ha svelato un nuovo paradigma per la sua piattaforma 365: l'"utente agentico". Non si tratta più di un semplice assistente come Copilot, ma di entità AI autonome progettate per eseguire task complessi agendo come veri e propri impiegati digitali. Un nuovo prodotto di cui si è già parlato molto e che aggiunge complessità in termini di governance e superficie d'attacco.
Il passaggio da un'IA "reattiva" a una "proattiva" è un'evoluzione che l'industria attendeva. Se gli assistenti attuali necessitano di un input umano per ogni azione, gli agenti autonomi possono gestire interi flussi di lavoro, dall'analisi dei dati all'invio di comunicazioni.
Ci si avvicina di un piccolo passo all'idea di "lavoratore automatizzato". Ma siamo ancora lontani da un'automazione piena e affidabile, e per il momento i grattacapi non mancano.
Si perché un "utente agentico" avrà accesso a documenti, email e database. A differenza di un umano, opera 24/7 e può eseguire migliaia di azioni al minuto. Questo trasforma radicalmente il profilo di rischio.
Come avevamo già analizzato discutendo il cambio di paradigma degli agenti IA, il passaggio a sistemi proattivi è un cambio totale. La sfida non è tecnica, ma di governance. Se un agente impara a eludere un controllo per "efficienza", come si può garantire che non stia, di fatto, creando una backdoor?
Il rischio di attacchi di prompt injection o di data poisoning, già critici per i modelli linguistici, diventa esponenziale. Microsoft dovrà dimostrare che i suoi "utenti agentici" sono sigillati in sandbox impenetrabili, e sarà davvero molto difficile.
Nuove licenze, più care e complesse
L'altro aspetto cruciale è il modello di business. Secondo le prime indicazioni, questi "utenti agentici" non saranno inclusi nei pacchetti standard. Le aziende dovranno acquistare licenze separate per ogni agente, trattandoli come veri e propri dipendenti digitali a libro paga.
Questo modello ricalca la strategia già vista con l'aggiunta di Copilot, che prevede un costo per-utente significativo. Il calcolo del ROI (Return on Investment) diventa complesso: un agente costa X, ma quanto fa risparmiare? E cosa succede se un'azienda necessita di cento agenti per automatizzare i suoi processi di back-office?
Questa dinamica trasforma la sicurezza in un problema di budget. Come abbiamo discusso analizzando i nuovi incubi dei CISO, se la governance e il monitoraggio richiedono licenze premium, solo le grandi imprese potranno permettersi un'automazione sicura, creando un divario di competitività.
La mossa di Microsoft non è isolata. Anche Google sta investendo massicciamente in quella che definisce sicurezza agentica per la sua piattaforma cloud, riconoscendo che l'infrastruttura di sicurezza attuale non è progettata per un esercito di bot autonomi.
L'introduzione degli "utenti agentici" è un'architrave strategica per il futuro del lavoro. Tuttavia, delegare l'autonomia a un software non è solo una questione di produttività. È una decisione che impone una riflessione profonda sulla struttura dei costi aziendali e, soprattutto, sulla responsabilità finale: se un agente commette un errore catastrofico, di chi sarà la colpa e, soprattutto, chi pagherà il conto?