Migliora l'eGovernment ma ci sono dei chiaroscuri

Nella maggioranza degli enti locali (60%) sono stabili gli investimenti in innovazione ma solo il 44% ha almeno un progetto in corso

Avatar di Giuseppe Saccardi

a cura di Giuseppe Saccardi

L'eGovernment italiano cresce ma mostra ancora un quadro a luci e ombre, con una forte frammentazione delle iniziative di innovazione, scontando la mancanza di un coordinamento strutturato di progetti e investimenti, la carenza di competenze specifiche e la scarsa capacità di fare rete tra gli enti locali, che mostrano difficoltà a stabilire partenariati per accedere ai finanziamenti europei e in pochi casi fanno "riuso" dei software tra PA.

Lo rileva la ricerca dell'Osservatorio eGovernment della School of Management del Politecnico di Milano (www.osservatori.net) che ha studiato il processo di semplificazione e digitalizzazione della Pubblica Amministrazione italiana attraverso 6 diverse survey (governance dell'innovazione, digitalizzazione dei front office e dei back office della Pubblica Amministrazione Locale, pagamenti verso la PA, processo d'acquisto negli enti Locali, scuole e SUAP) che hanno coinvolto i responsabili delle funzioni degli 8.057 Comuni, delle 21 Regioni e Province Autonome, dei 32 soggetti aggregatori e delle 8.675 scuole statali del paese.

Dalla ricerca emerge che gli investimenti in innovazione digitale resteranno immutati nel 2017 per oltre il 60% degli enti locali e aumenteranno nel 30% dei casi. Solo nel 44% dei Comuni c'è già almeno un progetto di innovazione in corso e nel 22% una delega tecnica dedicata all'eGovernment.

Appena il 17% ha partecipato a progetti finanziati con fondi diretti europei, chi non l'ha fatto trova difficoltà nello sviluppare un'idea progettuale (44%), gestire il progetto (32%), coordinare i soggetti costituenti il partenariato (29%).

Resta eterogenea la digitalizzazione dei servizi degli enti: solo il 4% dei Comuni è un vero "Digital Champions", mentre il 35% è totalmente "Non Digital", ma nei fatti il 30% della popolazione italiana non può interagire online con la Pubblica Amministrazione Locale perché non ci sono servizi interattivi.

Riguardo agli strumenti però la situazione è buona: il 79% degli enti dispone di un sistema di gestione documentale e il 71% di un sistema di conservazione digitale. Ma non si afferma la pratica del riuso di software tra amministrazioni: il 64% degli enti che hanno sviluppato soluzioni informatiche non considera ancora questa possibilità.

È positivo invece il trend dei pagamenti digitali verso la Pubblica Amministrazione, grazie alla diffusione di pagoPA: nei primi mesi del 2017, su 21 Regioni e Province Autonome, 18 si sono già proposte come intermediari tecnologici; tra gli enti locali solo il 9% non conosce ancora PagoPA (un anno fa erano il 67%) e il 59% ha aderito al Nodo dei Pagamenti-SPC. Nel 25% dei Comuni è già possibile accedere al Fascicolo del cittadino per consultare la situazione debitoria.

"Gli enti locali stanno maturando una nuova concezione dell'innovazione come processo strutturato e non solo come una serie di progetti isolati, ma per un pieno sviluppo dell'eGovernment in Italia mancano ancora le competenze interne e la capacità di fare rete - afferma Giuliano Noci, Responsabile scientifico dell'Osservatorio eGovernment -. Gli ultimi mesi hanno visto la realizzazione e l'attivazione di grandi progetti strategici come SPID, ANPR e pagoPA, la pubblicazione del nuovo CAD, del Codice degli Appalti, del Piano Triennale dell'Informatica della PA: queste importanti iniziative rischiano peroÌ€ di faticare a raggiungere i propri obiettivi se gli enti Locali saranno lasciati autonomi nella gestione del cambiamento. Per mettere a fattor comune risorse e competenze serve un sistema di governance dell'innovazione che favorisca la collaborazione tra enti".