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a cura di Dario D'Elia

La Commissione UE ha inflitto a Google una sanzione di 4,34 miliardi di euro per abuso di posizione dominante nel settore mobile. Si tratta di un record assoluto, anche se prevedibile considerato che per il calcolo è stata applicata una percentuale -  con soglia massima del 10% - sul valore delle entrate in Europa provenienti dai servizi di pubblicità sui motori di ricerca realizzate su dispositivi Android.

Per altro se non si adeguerà entro 90 giorni - cambiando la sua policy - rischierà un'ulteriore sanzione del 5% applicata sui ricavi medi giornalieri mondiali di Alphabet.

"Google ha utilizzato Android come strumento per consolidare la posizione dominante del proprio motore di ricerca. Tali pratiche hanno negato ai concorrenti la possibilità di innovare e di competere in base ai propri meriti ed hanno negato ai consumatori europei i vantaggi di una concorrenza effettiva nell'importante comparto dei dispositivi mobili. Ai sensi delle norme antitrust dell'UE, si tratta di una condotta illegale",  ha dichiarato la commissaria alla Concorrenza Margrethe Vestager.

google

Google è stata oggetto di indagine dal 2015 - anche se la violazione risale al lontano 2011 - perché detenendo una quota superiore al 90% del mercato degli OS mobili e delle app, in Europa, ha obbligato i produttori che vogliono Android e il Play Store a pre-installare Google Search (il motore di ricerca) e il browser Chrome di default.

Considerato che la maggioranza dei consumatori si affida a ciò che è già disponibile sul proprio terminale in fase di acquisto, questa andrebbe considerata una forte restrizione. In pratica per proteggere e rafforzare la sua posizione dominante nella ricerca online e nel settore browser ha impedito alle aziende produttrici di smartphone di contribuire ad alimentare una corretta competizione.

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"La Commissione ha prove che i produttori di smartphone vorrebbero affidare alcune delle app da pre-installare a terze parti", puntualizzava la Commissione due anni fa in sede di avvio di indagine.

Un secondo punto è legato alla strategia di "Anti-frammentazione", che obbliga i produttori a non vendere smartphone con varianti di Android (fork). Anche in questo caso con Google Play Store e Google Search pre-installati non ci sono alternative. E dire secondo Bruxelles che questo sistema operativo nasce come open source, quindi potenzialmente usabile e sviluppabile da chiunque. Google ha giocato nuovamente la carta degli incentivi finanziari e dell'esclusiva condizionando i maggiori fabbricanti di smartphone e tablet, nonché gli operatori.

Google ha sempre sostenuto di aver adottato un modello di business che ha permesso ai produttori di mantenere i costi bassi e una elevata flessibilità "consentendo ai consumatori di avere un controllo senza precedenti sui propri dispositivi mobili", come ha sottolineato in passato il Senior Vice President & General Counsel dell'azienda, Kent Walker.

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Non di meno gli accordi sarebbero stati sempre su base volontaria, ma dato che Android è fornito gratuitamente l'esigenza di sviluppo richiede una voce di rientro per i costi sostenuti.

"Diverse autorità hanno concluso che gli utenti possono facilmente scaricare e usare applicazioni concorrenti, come pure cambiare il motore di ricerca impostato sul loro dispositivo mobile. Questo non è dovuto al caso - abbiamo ideato il nostro software per promuovere la libertà di  scelta del produttore e del consumatore", ha puntualizzato Keller.

La sanzione record di Google legata al mobile arriva a distanza di circa un anno da quella 2,24 miliardi comminata sempre dall'antitrust UE per il suo servizio di comparazione offerte commerciali (Google Shopping) integrato nel motore di ricerca. Ovviamente non si esclude per il futuro un tentativo di appello da parte dell'azienda, ma c'è un'altra tegola pronta a cadere: l'indagine che riguarda le presunte rimozioni degli inserzionisti rivali da Google AdSense.