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Rimborsi per il software precaricato e indesiderato

La Corte di Cassazione: il software precaricato non fa parte del pc e può essere rimosso con rimborso, e le licenze "usate" si possono rivendere

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a cura di Corrado Farina

Pubblicato il 17/09/2014 alle 12:40 - Aggiornato il 15/03/2015 alle 01:52

La Corte di Cassazione ha recentemente stabilito con ufficialità che il software, anche quello che viene venduto precaricato, non è parte integrante del PC. E quindi, se non desiderato, deve essere rimosso ed il produttore è obbligato a rimborsare l’acquirente del costo sostenuto per il sistema operativo. 

Questa sentenza fa il paio con quella della Corte di Giustizia Europea del 3 luglio 2012 che ha stabilito la liceità della rivendita delle licenze aziendali, tipicamente vendute in blocco, da un’azienda che non ne ha più necessità ad altre realtà che invece ne hanno bisogno. 

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Se l’acquirente singolo ha la sola possibilità di rifarsi sul produttore chiedendo il rimborso del costo sostenuto per il cosiddetto OEM, l’acquirente aziendale può invece farle fruttare immettendole sul mercato del software usato e incassando quindi un importo in denaro. 

A fronte di questo incasso, inoltre, consentirà ad altre realtà aziendali di accedere a licenze genuine a costi più bassi anche del 70% rispetto a quelle nuove.

Corrado Farina - Country Manager Italia, ReLicense 

Anche se ancora relativamente poco nota in alcuni mercati, quella della compravendita del software di seconda mano è una pratica perfettamente legale, come ha stabilito la suddetta Sentenza della Corte Europea di Giustizia del 3 luglio 2012. 

In particolare, in un momento in cui i budget aziendali sono spesso limitati, vendere licenze software non utilizzate può offrire alle imprese uno strumento in più per finanziare la crescita e supportare le proprie attività quotidiane.

Alla base di tutto è fondamentale avviare un auditing interno, teso all’identificazione delle licenze software presenti - nuove o meno recenti - e del loro effettivo utilizzo, per poi intraprendere un processo destinato a monetizzare queste risorse, con vantaggi economici e gestionali non indifferenti. 

Anche la conformità alle norme è garantita: la cessione delle licenze avviene solo dopo la verifica della piena titolarità del diritto d’uso in capo al primo acquirente. 

Alcuni analisti stimano in oltre 1 miliardo di Euro il valore complessivo di licenze software comprate ma non utilizzate dalle aziende europee; parlando specificatamente dell’Italia questa sentenza potrebbe dare una spinta a conoscere e approfondire il mercato del software di seconda mano nel nostro Paese, con tutte le opportunità che ne derivano e che ad oggi non sono sfruttate appieno dal settore IT.

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