Le famiglie italiane continuano a sborsare centinaia di euro per libri di testo quasi esclusivamente cartacei, mentre la promessa di una rivoluzione digitale che avrebbe dovuto alleggerire sia gli zaini che i portafogli rimane sostanzialmente disattesa. Nonostante oltre un decennio di riforme orientate alla digitalizzazione del sistema scolastico, i numeri raccontano una storia di fallimento: appena il 16% delle licenze digitali viene effettivamente attivato e quando ciò accade, l'utilizzo è sporadico con una media di soli 11 accessi durante un intero anno scolastico. È questo il quadro desolante che emerge dal rapporto preliminare dell'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, che ha aperto una consultazione pubblica destinata a chiudersi il 30 settembre.
Un mercato che resiste al cambiamento
La situazione dell'editoria scolastica italiana presenta paradossi evidenti: mentre la popolazione studentesca diminuisce, la spesa media per studente continua ad aumentare inesorabilmente. Per l'anno scolastico 2024/25, le famiglie devono affrontare una spesa teorica di circa 580 euro per l'intero ciclo delle scuole medie e ben 1.250 euro per le superiori. Un corredo completo per uno studente di quinta liceo scientifico a Roma supera i 500 euro, cifra che si allinea perfettamente con le proiezioni nazionali ma che pesa considerevolmente sui bilanci familiari.
Le disparità territoriali aggravano ulteriormente il quadro: secondo le stime raccolte durante l'indagine, le famiglie del Sud e delle Isole sostengono costi superiori rispetto a quelle del Nord, dove risultano più diffuse sia le adozioni di testi esclusivamente digitali che iniziative come il comodato d'uso gestito da scuole e amministrazioni locali.
La riforma tradita del 2012
La legge 221/2012 e il decreto ministeriale 781/2013 avevano delineato un progetto ambizioso, prevedendo tre diverse tipologie di libri adottabili: edizione solo cartacea con contenuti digitali aggiuntivi, versione combinata cartacea e digitale, oppure esclusivamente eBook con materiali di supporto online. L'obiettivo dichiarato era duplice: modernizzare la didattica e generare risparmi significativi per le famiglie.
Quasi quindici anni dopo l'avvio di questa riforma, la realtà racconta una storia diversa. Oltre il 95% delle classi adotta la versione combinata (cartaceo più digitale), mentre le adozioni di soli eBook rimangono marginali nonostante una crescita costante. Il dato più significativo riguarda però l'utilizzo effettivo: anche quando le licenze digitali vengono attivate, l'accesso alle risorse risulta estremamente limitato, con picchi negativi nella scuola primaria dove si registrano appena 4 accessi medi annui.
Le cause di un insuccesso annunciato
L'indagine dell'Antitrust, basata su 83 contributi pubblici, 19 audizioni istituzionali e analisi approfondite con strumenti avanzati, identifica diversi fattori responsabili del mancato decollo del digitale. La carente dotazione tecnologica rappresenta il primo ostacolo: nonostante le previsioni normative, la distribuzione di dispositivi da parte delle istituzioni resta frammentaria e inadeguata.
L'inadeguata formazione digitale del personale docente costituisce il secondo elemento critico. Molti insegnanti non possiedono le competenze necessarie per sfruttare appieno le potenzialità delle risorse digitali, limitandosi spesso all'uso tradizionale del libro cartaceo. A questo si aggiunge il fatto che l'adozione della versione digitale rimane facoltativa per il docente, creando un sistema privo di incentivi reali al cambiamento.
Il labirinto delle piattaforme proprietarie
Un aspetto particolarmente critico riguarda la frammentazione tecnologica del settore. I principali editori offrono accesso alle risorse digitali esclusivamente attraverso piattaforme e applicazioni proprietarie: HUB Scuola del gruppo Mondadori, My Place di Sanoma, MyZanichelli, DBookEasy di Giunti, mentre BSmart rappresenta l'unica entità indipendente che ospita diversi marchi.
Il progetto "Zaino Digitale", promosso dall'Associazione Italiana Editori per favorire l'interoperabilità tra diverse piattaforme, si è rivelato un completo fallimento. Questa situazione costringe studenti e docenti a navigare tra sistemi diversi, ciascuno con le proprie limitazioni: restrizioni su download e stampa, vincoli temporali sull'accesso (spesso limitato a 2-3 anni), possibilità ridotte di personalizzazione e annotazione dei contenuti.
Concentrazione del mercato e barriere all'ingresso
La digitalizzazione ha paradossalmente creato un mercato più concentrato, dominato da pochi grandi editori dotati delle risorse necessarie per sviluppare ecosistemi educativi complessi. Gli investimenti elevati richiesti per la transizione digitale hanno messo in discussione una delle premesse fondamentali della riforma: l'idea che i libri digitali generassero automaticamente risparmi produttivi.
Questa dinamica ha innalzato le barriere all'ingresso per gli editori minori, creando rischi concreti di riduzione della pluralità editoriale e della cosiddetta bibliodiversità. Il settore si trova così in una situazione di stallo, dove la promessa di democratizzazione dell'accesso ai contenuti educativi si è trasformata nel suo opposto.
La consultazione pubblica dell'Antitrust, che si concluderà il 30 settembre, rappresenta un'occasione importante per ripensare l'approccio alla digitalizzazione scolastica. Il rapporto finale, atteso per il 31 dicembre, dovrà necessariamente affrontare le contraddizioni di un sistema che ha tradito le proprie ambizioni iniziali, lasciando le famiglie italiane a sostenere costi crescenti per un'innovazione che, di fatto, non è mai davvero decollata.