Il dramma del Ponte Morandi di Genova ha lasciato una ferita profonda nella coscienza nazionale, ma ha anche innescato una riflessione necessaria sulla gestione delle infrastrutture italiane. Mentre il Paese ancora fa i conti con quella tragedia, in Sardegna sta nascendo un progetto che potrebbe rappresentare la risposta alle lacune strutturali del nostro sistema di monitoraggio. La provincia di Sassari, con i suoi oltre tremila chilometri di strade e più di cinquecento ponti, è diventata il teatro di una sperimentazione che ambisce a cambiare radicalmente l'approccio alla manutenzione delle opere pubbliche.
L'iniziativa, promossa da I-AM (Infrastructure Asset Management) in collaborazione con la Città Metropolitana di Sassari e la Provincia Nord Est Gallura, punta a scardinare la logica dell'emergenza che ha caratterizzato per decenni la gestione infrastrutturale italiana. Al centro del progetto c'è una piattaforma tecnologica avanzata che integra sensori IoT, digital twin e sistemi di intelligenza artificiale per trasformare la manutenzione da reattiva a predittiva. Un cambio di paradigma che, secondo i promotori, potrebbe essere replicato su scala nazionale.
Giovanni Milia, Dirigente del Settore Viabilità e Trasporti della Città Metropolitana di Sassari, non nasconde la gravità della situazione attuale: "Le opere più piccole sono spesso le più a rischio, e senza azioni predittive, tra 5 o 10 anni ci troveremo in una situazione critica". I numeri gli danno ragione: delle settanta opere analizzate finora da I-AM nel territorio sassarese, ben trentaquattro risultano non idonee secondo le direttive regionali, mentre altre nove presentano livelli di rischio elevati.
La lezione del Morandi: dalla tragedia all'innovazione
Dietro questo progetto pilota c'è la storia personale di Domenico Andreis, CEO di I-AM e protagonista di una delle pagine più buie della cronaca infrastrutturale italiana. Durante la sua precedente esperienza professionale, Andreis era stato coinvolto nell'analisi del Ponte Morandi prima del crollo. "La nostra analisi suggeriva di intervenire quanto prima. Purtroppo, sappiamo tutti com'è andata", ricorda con amarezza. "Non deve più succedere: un ponte non ha il diritto di crollare. Per questo abbiamo creato I-AM".
La memoria di quella tragedia ha spinto Andreis e il suo team a sviluppare un approccio che combina tecnologie verticali avanzate con un solido know-how umano e ingegneristico. Il progetto sassarese ha attirato l'attenzione di esperti e aziende leader nel settore delle infrastrutture digitali.
L'obiettivo è passare da una logica emergenziale a una manutenzione pianificata, utilizzando raccolta dati, censimento, ispezioni e intelligenza artificiale come pilastri di un nuovo approccio alla gestione infrastrutturale. Se l'esperimento riuscirà, la Sardegna potrebbe diventare il laboratorio da cui partire per ripensare la sicurezza delle infrastrutture italiane.