Adrian: la serie di Celentano è stata un evento, ma per i motivi sbagliati

Il primo episodio di Adrian, la "serie evento" di Adriano Celentano arriva in prima serata con il suo primo episodio. Come sarà andata? Spoiler: molto male.

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a cura di Raffaele Giasi

Senior Editor

Dopo un'attesa durata anni (almeno per i fan duri e puri del Molleggiato), Adrian, ovvero la serie animata scritta, diretta, doppiata, prodotta e forse anche disegnata (visti i risultati) da Adriano Celentano, fa infine il suo debutto in TV. Un debutto che, ci dicono, ha vinto la serata delle reti in chiaro battendo, per altro, Ultimo Tango a Parigi e Bastardi Senza Gloria. Mica poco.

Nonostante tutto, però, Adrian si è dimostrato un prodotto a dir poco scadente dal punto di vista qualitativo, mostrando il fianco a tutta una serie di problemi che, si sia fan o meno, sono stati evidenti a tutti, tanto da avviare un teatrino tipico di Internet, fatto di battute caustiche, critiche e soprattutto meme.

A questo punto vorrei aggiungere una premessa: chi vi scrive non aveva alcuna intenzione di dare spazio al prodotto di Celentano, e il perché è presto detto: la ricetta per il disastro era infatti ampiamente prevedibile, non fosse bastata la defezione di Sky di qualche anno fa dal progetto (investitore originale, ricordiamolo), o i più recenti spot televisivi messi su nel bagno di Celentano con l'aggiunta di effetti a la After Effects. Adrian, insomma, molto difficilmente poteva essere qualcosa di sensato e dignitoso, e lo diciamo con il massimo rispetto per i nomi coinvolti tra cui, ovviamente, il Maestro Milo Manara.

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Adrian, diciamolo subito, è stato uno spettacolo di una bruttezza rara, eppure credo abbia raggiunto pienamente il suo scopo: creare quell'hype mediatico a metà tra ammirazione, fascinazione e sdegno che è poi tipico degli show televisivi di Celentano, non ultimo il suo controverso Rockpolitik. Una ricetta stra-abusata dal cantante lombardo, che da sempre mette al centro dei sui prodotti un ego affascinante e smisurato, ad uso e consumo del suoi fan. Piaccia o meno è la sintesi della rock star e Celentano, con tutta probabilità, è forse l'unica vera rock star su modello americano che il nostro Paese abbia mai avuto. Questo va detto e va, in qualche modo, ammirato.

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Nonostante ciò, una ben nota regola di Internet dice che “se una cosa è vittima di un meme, o se diventa essa stessa un meme, allora è famosa”, e in effetti è difficile negare che nella sua mediocrità strutturale (trama, animazione, regia, montaggio) Adrian sia, in questo momento, di per sé una produzione già così famosa da aver oscurato buona parte dell'animazione italiana più recente. Fa male, fa molto male, ma è così. Di Gatta Cenerentola, il bellissimo film animato nostrano ad opera di Alessandro Rak, Ivan Cappiello, Marino Guarnieri e Dario Sansone – giusto per citare uno dei prodotti più belli e meritevoli della nostra (scarsa) cultura animata – si è parlato giusto il tempo di una messa in sala e di qualche premiazione. Di Adrian – mi verrebbe da dire “ahimè” - si parlerà probabilmente per mesi, se non per anni, non fosse altro per l'eco che genererà nel panorama della produzione televisiva in cui, è facile prevederlo, si aprirà certamente un dibattito.

L'Orwell fatto in casa

E dunque, di che parla questo Adrian? Qual è la trama? A voler cercare una logica in un montaggio quanto mai “eclettico”, la storia è quella di un giovane Celentano, reimmaginatosi nel futuro e con alla base un qualche rimando autobiografico, almeno a sentire l'artista. 

L'anno è il 2069, e la città è una Milano distopica che pare voler per forza attingere all'immaginario di Blade Runner e opere annesse. Al vertice c'è un potere corrotto e di orwelliana memoria, che vigila sulla gente affinché si comporti come deve, che resti fedele al regime e che non pensi troppo con la propria testa.

Il nostro protagonista è Adrian, un Celentano di parecchio più giovane che di mestiere, come il Molleggiato in gioventù, fa l'orologiaio, o almeno ci prova, visto il carattere “infoiato” della sua compagna Gilda (una Claudia Mori procace e impulsiva, re-immaginata dall'arte di Manara). Seguiamo quindi le vicende, in gran parte sconclusionate, di Adrian che cerca di fare da buon vicino alla piccola comunità di via Gluck, dove sembra che le persone si confidino con lui quando in cerca di soluzioni ai problemi di cuore, Milano intanto è in attesa del concerto di fine anno, monumento del regime totalitario che aleggia sulla città perché, pare, sia capace di sedare anche gli animi meno propensi al controllo. Tra montaggi a dir poco scialbi e approssimativi, ed un uso svogliato della tecnica del motion comics sulle tavole di Manara, con un rapido giro di boa si arriva al fatidico concerto, che vedrà sul palco tale Johnny Silver, un cantante glam rock del futuro che per motivi oscuri canta pezzi dei Negramaro con la voce di Giuliano Sangiorgi. È sempre il 2069, non dimentichiamolo. Preso il posto di Silver sul palco, Adrian incanterà le folle con il suo pezzo “I Want to know”, scatenando per motivi oscuri l'ira del regime che costringerà l'orologiaio e la sua compagna alla fuga.

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Se la trama vi sembra quanto mai sconclusionata e banale non temete, sembra esattamente quello che è. Eppure il problema non è neanche questo. Se Adrian fosse stato un prodotto privo di una logica narrativa o, come poi è, una mera accozzaglia di stereotipi e cliché mal argomentati (per dire il più celebre, il palazzo della “Mafia International” che troneggia su una futuristica Napoli in preda al degrado e al pattume) allora avremmo archiviato il tutto per quello che è: una prova di raro e sublime imbarazzo.

Il problema è constatare che al netto dei nomi coinvolti, Adrian si sia dimostrato indecente anche e soprattutto sotto il profilo tecnico e dell'animazione in generale, a fronte per altro di un budget di tutto rispetto (c'è chi dice 13 milioni di euro, chi dice 20, chi addirittura di più). Le animazioni sono approssimative e tutto ciò che non è figlio diretto dell'arte di Manara, ovvero il character design, è brutto, scomposto, anatomicamente inesatto. 

È un peccato. Non solo per i nomi coinvolti di immensa caratura tecnica, ma anche e soprattutto perché Adrian ha avuto in effetti un pregio, ovvero quello di portare all'attenzione del pubblico un prodotto animato che, in effetti, è di molto distante dal tipico consumo televisivo in prima serata. A questo va aggiunto che parliamo di un prodotto firmato, in parte, da Manara, un artista dal tratto sottile ed erotico, le cui figure femminili sono sempre sensuali e disinibite. Celentano, insomma, solo perché “è Celentano”, ci ha portato in TV un cartone animato fimato Manara e in prima serata, e non solo questo è ricco di scene osé e senza censure (tranquilli, son già partite le critiche), ma ha anche attirato su di sé una grande attenzione mediatica.

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La cosa più curiosa di questa faccenda, è che Adrian non è quel “salto dello squalo” che molti ritengono all'interno nella carriera di Celentano. Il prodotto, per quanto orribile e stereotipato, è anzi perfettamente in linea con la filosofia del personaggio, con le sue esagerazioni, e persino con la sua “sperimentazione”.

La sintesi è che al di là della bruttezza, Celentano abbia perfettamente raggiunto il suo scopo: enfatizzare ancora una volta il culto di se stesso. In tal senso Adrian è un prodotto quasi evangelico per il pubblico celentaniano che, non a caso, ne ha apprezzato lo stile e la “sintesi”. Quel che però non va fatto è credere che tutto questo sia il fenomenale esperimento di una figura iconoclastica, che voglia in tutto e per tutto rompere lo schema televisivo e la sua presupposta mediocrità. Mai nulla fu più errato: Adrian è semplicemente il risultato diverso di una formula che Celentano ha sperimentato (già con successo) agli albori della sua carriera televisiva. Semmai va studiato quanto abbia senso continuare a proporre al suo pubblico la formula della sua auto-celebrazione ma, come si suol dire “chi nasce tondo non può morire quadrato”. Ben inteso che il nostro parere si è espresso solo dopo il primo episodio, ci pare francamente molto difficile che la situazione si possa ribaltare. In ogni caso i nostri sinceri auguri a chiunque vorrà continuare a flagellarsi per le restanti puntate che, ci dicono, saranno ben 8.