Coronavirus e fumetti: cosa succederà ad un mercato bloccato?

Coronavirus e fumetti: stamperie, distribuzione, negozi di fumetti. Tutto chiuso e fermo a causa dell'emergenza sanitaria in atto. Cosa succede e cosa succederà al mercato di comics, manga e fumetti?

Avatar di Domenico Bottalico

a cura di Domenico Bottalico

-

Coronavirus e fumetti: neanche la Seconda Guerra Mondiale era riuscita a fermare l'arrivo nelle edicole americane di Superman e Batman, ci è riuscito un virus. Il paragone è improbo, forse anche un po' fuori luogo, ma sintomatico e indicativo di un mercato radicalmente diverso e mai in bilico come gli ultimi 5/6 anni con un andamento altalenante e teso fra una ipertrofia degli albi e dei volumi che arrivano sugli scaffali, un sistema che ne aveva già causato l'implosione negli anni '90 e l'ormai cronica e spasmodica ricerca di pubblico giovane che innesti nuova linfa vitale in una industria che troppo spesso si rivolge ad una fascia d'eta che supera i 30 anni! Il Coronavirus incombe sull'Europa ma gli Stati Uniti si preparano già alla chiusura totale.

Facciamo un passo indietro per fare il punto della situazione negli USA. Solo qualche giorno fa riportavamo infatti la notizia che il distributore unico Diamond Comic Distributors aveva deciso di non accettare nuova merce per almeno le prossime tre settimane il che significa un blocco totale delle uscite. A questo poi si è aggiunta la notizia che la più grande stamperia del Canada, quella dove vengono stampati i fumetti DC, Dark Horse e di tantissime altre case editrici americane, ha anche lei chiuso in maniera preventiva per almeno tre settimane il che significa quindi anche che materialmente non verranno stampati per il momento nuovi fumetti.

Coronavirus e fumetti

A pagare il prezzo di questo blocco forzato, scelta dolorosa ma necessaria è bene ribadirlo, sono ovviamente le fumetterie che di fatto tanto negli USA quanto in Italia costituiscono l'avanguardia di una industria che per quanto le accarezzi non concede loro quasi nessun beneficio. Fermare l'industria del fumetto USA significa fermare approssimativamente il 50% di produzione mondiale di fumetti anche e soprattutto in termini di diffusione ed esportazioni. L'Italia è stata purtroppo la prima nazione colpita dall'emergenza e con lei la nostra editoria di cui il fumetto è una "piccola" ma fondamentale parte. È bene ricordarlo: siamo uno dei pochi paesi al mondo che può vantare una produzione fumettistica di massa sia in termini di materiale originale che tradotto. Anche da noi le uscite sono state ovviamente bloccate optando per un palliativo impensabile fino a qualche mese fa: nuovo materiale solo limitato alle uscite destinate alle edicole. Il luogo più discusso, tanto vituperato quanto difeso a spada tratta dai così detti lettori di vecchia data, è diventato improvvisamente l'unico baluardo rimasto mentre online si offrono soluzioni gratuite o scontate.

Ma negli Stati Uniti i fumetti non arrivano più nelle edicole e da parecchi anni. È quindi arrivato il momento del definitivo tramonto, o massiccio ridimensionamento, della proposta cartacea in favore del digitale? Uno degli spauracchi del fumetto dell'era moderna ora viene additato da molti rivenditori americani come una possibile ancora di salvezza: vendere codici per le copie digitali nelle prossime settimane che permettano di riscattare poi la copia fisica non appena la situazione tornerà alla normalità. La paura che accomuna i gestori delle fumetterie di tutto il mondo è la medesima: un blocco delle uscite, l'assenza del cartaceo potrebbe alienare definitivamente una clientela le cui peculiarità sono l'essere abitudinaria e purtroppo costituita da un numero esiguo come detto in apertura. Gli autori ponderano questa possibilità sui loro account social ma qualcuno come il leggendario Erik Larsen, autore di Savage Dragon, sembra preferire un approccio più attendista:

https://www.facebook.com/erik.larsen.75/posts/10219565806389077

[...] non voglio pubblicare neanche un solo numero di Savage Dragon in digitale mentre le fumetterie non possono ricevere le copie fisiche. Continuerò a scrivere e disegnare ma finché le fumetterie non potranno riceverli accumulerò i numeri pronti in attesa che i negozi possano ricevere nuova merce.

È una situazione senza precedenti quella generata fra il Coronavirus e fumetti che cambierà sicuramente il mercato. In tutto questo l'atteggiamento delle case editrici americane è eterogeneo. Gli attori più piccoli, come Valiant ad esempio, hanno chiesto ai propri autori di bloccarsi, bloccando così anche di fatto il loro piano editoriale e di uscite, e con lei altre case editrici stanno tagliando al minimo o stanno facendo slittare le proprie uscite a data da destinarsi. Mancano all'appello le due major - Marvel e DC - che fino a questo momento si sono ufficialmente espresse. Molti autori rassicurano i lettori e invitano a supportare le fumetterie locali, magari con ordini di arretrati da pagare in anticipo, ma il messaggio è univoco: i fumetti non vanno da nessuna parte e supereranno anche questa crisi.

Cannot get X.com oEmbed

Intanto sia i rivenditori che alcuni autori lanciano la proposta di un crossover proprio fra Marvel e DC affinché un evento decisamente di portata epocale, soprattutto in epoca moderna dove il fumetto è l'arma bianca di una guerra fra franchise, riaccenda l'interesse verso il medium e porti curiosi o nuovi clienti nelle fumetterie sperando quindi di sfruttare al meglio questo cortocircuito fra Coronavirus e fumetti.

Cannot get X.com oEmbed

Dietro le quinte però la situazione è decisamente più particolare. La chiusura forzata e il blocco delle uscite giunge al culmine di alcune settimane di accese discussioni avviate da Eric Stephenson, publisher della Image, e supportate da altri publisher di case editrici indipendenti che sostanzialmente chiedevano a gran voce una diminuzione delle pubblicazioni per evitare il collasso del mercato. Qualità su quantità insomma, ma come spesso ci ha abituato Stephenson le sue dichiarazioni nascondevano ben altro: l'introduzione del reso almeno fino a quando l'emergenza non sarà rientrata.

Ma sui fumetti Image, quindi di serie creator-owned, e su un sistema basato sulla retribuzione diretta degli autori questo potrebbe comportare una serie di beghe legali. In soldoni: gli autori dovevano essere avvertiti di questa decisione e/o avrebbero dovuto dare il loro consenso? Concretamente quindi con una serie di fumetti cancellate, o meglio rinviate a data da destinarsi, case editrici che hanno bloccato il loro piano editoriale è iniziata una diaspora in cui le due major, e qualche altro nuovo attore del mercato con una certa disponibilità economica, stanno facendo una vera e propria campagna acquisti forti della possibilità di poter permettere ai propri autori di continuare a lavorare serenamente alle loro serie in attesa della ripresa. L'orizzonte del fumetto americano comunque vadano le cose, sperando che le tempistiche per il ritorno alla normalità siano soprattutto le più brevi possibili, sarà radicalmente modificato e di riflesso anche il nostro.

E tornando all'Italia proprio oggi entra in vigore il decreto legge che limita le possibilità di sconto sui libri al 5% e non so se potesse esserci momento peggiore.