Cuori Arcani: intervista a Melissa Panarello

Abbiamo intervistato Melissa Panarello in occasione dell'uscita del suo nuovo libro Cuori Arcani, arrivato l'8 Settembre in libreria.

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a cura di Stefania Ricco

Abbiamo avuto la possibilità di intervistare Melissa Panarello durante Lucca Comics & Games edizione Changes. L'autrice, debuttante nell'ormai lontano 2003 con il romanzo Cento colpi di spazzola prima di andare a dormire, è successivamente entrata con successo anche nel mondo della televisione e del giornalismo, e tra le altre cose, ha cominciato a scrivere di argomenti legati alla Astrologia.

L'8 Settembre 2020 è uscito in libreria il suo nuovo romanzo: Cuori Arcani (Mondadori, collana Chrysalide disponibile per l'acquisto online), una storia delicata ambientata in Sicilia che parla, principalmente ai giovani, di identità e famiglia, e lo fa con un argomento 'magico' molto caro all'autrice. I Tarocchi sono al centro della narrazione, sia dentro che fuori dalla storia. Nella storia la giovane protagonista, Greta, li scopre come dono dell'amata nonna, e imparerà a lasciarsi guidare dalla loro voce.

Fuori dalla storia, gli Arcani Maggiori scandiscono i capitoli, e ci guidano il lettore nell'interpretazione degli eventi, come ci racconta Melissa nelle domande che le abbiamo fatto.

Quando e come è nato questo romanzo?

L’intuizione mi è stata lanciata da Simona Casonato, editor in Mondadori con la quale avevo già lavorato in passato. Mi ha chiamato e mi ha detto che secondo lei sarei stata capace di scrivere un romanzo per adolescenti a tema magico. Non ero così sicura come lo era lei, ma ho provato e mi è piaciuto! In quel momento aspettavo il mio primo figlio, ho cominciato a scriverlo mentre ero incinta e l’ho finito quando lui era molto piccolo e stavamo in pieno lockdown. Tutta una serie di eventi che in qualche modo mi hanno condizionato nella scrittura e nell’immaginare la storia.

Come mai la scelta di usare i Tarocchi?

I Tarocchi indicano un cammino o un viaggio, segnano il punto in cui siamo arrivati e ci indicano la strada che potremmo intraprendere. Per parlare di adolescenza non poteva esserci strumento migliore: le carte sono un strumento per conoscere sé stessi quando tutto intorno sembra sconosciuto e ci si ritrova persi.

Che parte svolgono i Tarocchi all’interno della storia?

Greta, la protagonista, li trova dentro un cassetto della nonna appena defunta. Non sa che cosa sono, è sempre stata educata a diffidare di tutto ciò che è irrazionale. Per questo si avvicina con timore e con altrettanto timore si rende conto di possedere un talento o, meglio, un dono: è capace di leggerli, di sentire quello che hanno da dire. I tarocchi sono l’inconscio selvaggio di Greta che viene alla luce.

Gli Arcani non sono in ordine, all’inizio dei capitoli: c’è una lettura particolare da scoprire?

Ogni capitolo ha un’anima che in qualche modo è incarnata dalla carta indicata. Quelli capovolti indicano una situazione che sta precipitando.

Qual è stato il personaggio che più hai amato scrivere?

È un personaggio secondario, che si vede poco, ma adoro zia Rosetta, un’anziana strega che vive in un antico casale circondato da alberi di agrumi. Quando invecchio voglio diventare come lei.

Dopo un percorso che è passato attraverso il giornalismo e la TV sei tornata a rivolgerti direttamente e specificamente ai giovani: raccontaci questa tua evoluzione?

Io non seguo un percorso preciso, anche se per molti forse dovrei. In realtà mi piace fare le cose che voglio nel momento in cui decido di farle: è molto più semplice, ed è la cosa che mi rende felice. Ho molti interessi e passioni, non mi piace parlare sempre delle stesse cose e con gli stessi linguaggi. Il cambiamento è l’unica cosa che davvero inseguo.

Qual è il messaggio che vuoi trasmettere con questo romanzo?

Che conoscendo bene sé stessi, intrecciando un rapporto sano con tutto quello che siamo, non si è mai davvero soli.

In un periodo in cui il contatto umano è stato limitato, come cambia il tuo rapporto con i lettori?

Cambia poco, non possiamo vederci dal vivo, ma i contatti virtuali ci sono sempre stati. È sempre stato un rapporto a un metro di distanza.

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