Don’t like this, la recensione del manga di Kaori Tsurutani!

In queste settimane abbiamo letto il manga edito da BAO Publishing dal nome Don’t like this. Si tratta di un’opera scritta e disegnata da Kaori Tsurutani.

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a cura di Francesco Caputo

Come meglio iniziare la stesura di un testo, un manga o un libro? Naturalmente, dalla prima cosa di cui è in grado il cervello di pensare: Don’t like this (tradotto, "non mi piace"). In questo modo Kaori Tsurutani apre le porte del suo genio a tutti i lettori del mondo. Vi sembrerà davvero strano, ma tutta la narrazione ruota attorno a questo bizzarro, quanto atipico, concetto.

In quest’ultimo periodo abbiamo passato del tempo con l’opera di Tsurutani e, dopo tantissime riflessioni a riguardo, siamo pronti a dirvi la nostra con la recensione completa, in cui analizzeremo nel dettaglio pregi e difetti della storia (e non solo).

I don’t like this…

La trama di Don’t like this è semplice e piuttosto lineare. Una ragazza, chiamata Megumi, è una giovanissima game designer che, in preda ai suoi mille impegni lavorativi, ha diverse problematiche a relazionarsi con il l’ambiente circostante e, in particolar modo, alle persone. Fare il game designer è davvero estenuante tanto da portare la protagonista a distaccarsi completamente da tutto, dalle amicizie a tutti i possibili hobby.

Per pura casualità, Megumi scopre una nuova passione per la pesca, che le apre un mondo di alternative alle quattro mura di casa. Infatti, proseguendo la storia, la protagonista scopre sempre nuove attività e si mette in gioco per superare tutte le sue paure (soprattutto quelle più intime, annidate del cervello), create dal suo subconscio a causa del suo lavoro.

Una delle particolarità di questo manga risiede nella sua capacità nel trasportare il lettore nella quotidianità della protagonista, tanto instaurare un rapporto empatico, quasi del tutto intimo e genuino. Oltre a questa caratteristica, Tsurutani-sensei ha scombussolato le regole della narrazione di un manga, infatti l’intera storia è strutturata in capitoli composti da pochissime pagine, molto rapide nella lettura e nella comprensione. Come se non bastasse, il titolo riprende quello del volume con l’aggiunta di un oggetto o di un’attività, proprio per rimarcare lo scarso interesse verso le cose della protagonista.

Vi facciamo un esempio. Il primo capitolo è chiamato “Don’t like this house”, che tradotto vuol dire “non mi piace questa casa”. L’abitazione di Megumi appartiene ad alcuni parenti che in questo momento abitano all’estero, e l’arredamento non sposa perfettamente i gusti della protagonista. Proprio per questo motivo la giovane si lamenta delle quattro mura domestiche.

Al netto di tutte queste caratteristiche intrinseche del manga, è evidente che la protagonista tende, pagina per pagina, a superare tutti i preconcetti, ansie e paure, attraverso un’attività prevalentemente maschile come la pesca. Come abbiamo anticipato, entrare in confidenza con un personaggio del genere aiuta sicuramente a costruire nella nostra mente una serie di riflessioni sulla propria vita e sui propri hobby.

Una linea tonda…

Abbiamo cercato di riassumere efficacemente le caratteristiche peculiari di Don’t like this, ma non abbiamo ancora accennato la maestria dell’autrice nel rappresentare con “matita” ambientazioni, personaggi e tutti i dettagli presenti in ogni pagina del manga. Lo stile, innanzitutto, è particolarmente ricercato, infatti tutte le linee sono tondeggiate, e ricordano fedelmente tutti i manga in cui si esaltano versioni alternative quanto buffe della realtà. Le ambientazioni, invece, sono ben realizzate, ma in alcuni casi tendono ad essere poco accattivanti per la mancanza di dettagli.

Passando ai personaggi, Tsurutani-sensei è riuscita a costruire una certa personalità attorno ad ogni singola persona, a partire dalla protagonista della storia, che viene praticamente rappresentata fedelmente sia nella scelta degli abiti che in quella della cura di sé stessa.

Don’t like this è un’opera composta da 128 pagine, divise da piccolissimi capitoli, come accennato nei paragrafi precedenti. BAO Publishing, editore ed importatore del manga, ha svolto un buon lavoro nell’editare e nel tradurre il testo originale, dalla lingua giapponese a quella italiana. L’edizione provata, tuttavia, è digitale e di conseguenza non possiamo menzionare la qualità del volume cartaceo, venduto nelle migliori fumetterie, librerie e store online.

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