Dylan Dog 428 – Dove i sogni vanno a morire, recensione

Una misteriosa piattaforma nel Pacifico nasconde i resti di una astronave che vuole comunicare solo con Dylan Dog.

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a cura di Massimo Costante

Senior Editor

Come nasce una buona storia? Sfruttando una buona idea. “Le idee sono nell’aria”, occorre solo che lo scrittore le afferri e le faccia sue. Si apre così il nuovo albo di Dylan Dog 428 – Dove i sogni vanno a morire, con i testi di Bruno Enna e i disegni di Luca Genovese, accompagnando il lettore in quella che vuole essere molto di più di una semplice avventura dell’indagatore dell’incubo.

Dylan Dog, dove i sogni vanno a morire

In questo nuovo albo di Dylan Dog – Dove i sogni vanno a morire, solchiamo un territorio per nulla estraneo all’inquilino di Craven Road, ovvero quello della fantascienza. Infatti, al netto delle citazioni introduttive dell’autore (a quelle ci arriveremo più avanti), la nostra storia inizia in un’ambientazione impossibile, costellata di forme impossibili… fino a quando il nostro Old Boy si sveglia nel suo letto e in dolce compagnia.

Dylan sembra perdutamente innamorato della bella Eva, ma a volte l’amore ci porta a fare cose stupide e, soprattutto, a seguire la nostra bella in qualunque luogo. È così, infatti, che la donna con l’inganno trascina Dylan in un esperimento sostenuto dallo scienziato multimilionario Eleazar Guise. Ma Eva sparirà presto dalla scena per volere dell’autore della storia che, rendendoci partecipi della sua stesura, rivede il plot narrativo. Come avete potuto immaginare leggendo queste poche righe, la storia orchestrata da Bruno Enna offre una metanarrazione che nasconde molto più di una semplice storia di fantascienza.

Con alcuni interventi metanarrativi qui e là, la storia procede con Dylan portato a forza in una piattaforma nel Pacifico, studiata e progettata per nascondere i resti di un’astronave pilotata da Guise che adesso sembra emettere dei segnali che solo l’inquilino di Craven Road può comprendere. Ed ecco servita la storia sci-fi, anche se come vi abbiamo anticipato la sua natura offre una narrazione dietro le quinte.

Storie come queste venivano spesso proposte e apprezzate in passato, soprattutto nell’epoca “sclaviana”, anche se stavolta – è bene precisarlo – siamo di fronte a qualcosa di diverso.

Sembra che il personaggio sia stato messo nelle mani di uno scrittore che non conosce a pieno Dylan, uno scrittore che conosceremo più avanti nella storia, e sempre il medesimo sembra aver utilizzato il protagonista in modo fortemente arbitrario. Come?

Innanzitutto, Dylan è un inguaribile romantico, ma a vederlo con Eva sembra letteralmente perso e una vignetta con gli “occhi a cuoricino” ci consegna una versione di Dylan praticamente inedita. Ma andiamo avanti.

Altro punto. Crediamo di non aver mai visto un Dylan così abile nel menare le mani: nei momenti in cui viene accerchiato dalla sicurezza di Guise tutti ci saremmo aspettati di vederlo soccombere. Ecco, a dirla tutta, Dylan non è mai stato il Jason Statham che si vede in questa storia.

Per concludere, altro elemento caratteristico e qui mancante è l’orrore, o l’incubo se vogliamo tralasciare quello che fa Dylan all’inizio della storia e in seguito incontrando Guise. Tutto in mano a un autore che snatura sicuramente il personaggio e per questo motivo viene anche criticato dal suo professore di scrittura creativa. Spoiler più o meno inopportuno, ne siamo consapevoli, ma era necessario per giustificare la nostra critica e anche il buon Bruno Enna che ha stratificato in questo modo questa storia.

Il Dylan metanarrativo

Se siete degli appassionati di cinema e in special modo del genere di fantascienza, non potrete che cogliere l’ispirazione a Viaggio allucinante (Fantastic Voyage) diretto da Richard Fleischer e l’omonimo romanzo ispirato alla sceneggiatura originale con la penna di Isaac Asimov. Ancora grande cinema con i riferimenti continui all’opera di Christopher Nolan: vi sarà impossibile non pensare a Tenet e Inception. Tutte opere dove la componente metanarrativa risulta essere il vero scheletro della narrazione e portatrice del messaggio finale.

Chiarendo che avendo utilizzato elementi narrativi diversi dalla metanarrazione che veniva utilizzata tanti anni fa in Dylan Dog, siamo di fronte a un lavoro molto differente. Eppure, ci ha stupito vedere questa storia fortemente ancorata per espedienti narrativi e tematiche trattate legate al “mestiere di scrittore” a quella del mese appena trascorso Dylan Dog 427 – La vita e il suo contrario, come se entrambi gli autori avessero ricevuto la stessa submission dal curatore della testata. Una bella coincidenza che viene evidenziata perfino dal curatore nell’Horror Club.

Le tavole di questa storia sono rese da Luca Genovese, un autore alla sua seconda prova nella serie regolare di Dylan (il suo primo lavoro risale a Dylan Dog 418 BIS: Qwertyngton) già noto per le sue licenze sperimentali. Ancora una volta abbiamo un volto di Dylan rifugge un po’ quei canoni tradizionali che tutti conosciamo, mentre lo troviamo molto a suo agio nel presentare al suo pubblico le forme astratte e più fantasiose. La cover dei Cestaro Bros. coglie in pieno lo sperimentalismo che caratterizza tutto l’albo e consegnano una cover ricca di colore e di richiami psichedelici.

Dylan Dog 428 – Dove i sogni vanno a morire è una storia che con ogni probabilità non piacerà a chi preferisce un Dylan più tradizionalista, con tutte le sue peculiarità e quindi alle prese con l’incubo per come lo conosciamo seppur con tutte le sue sfaccettature. Quando si arriva alla fine dell’albo ci si rende conto che poi era una storia nella storia e che – nel suo universo di carta – Dylan non l’ha nemmeno vissuta. Ma cos’è poi davvero reale nella vita?