First Kill, recensione: una storia di vampiri che delude le attese

La prima stagione di First Kill è arrivata su Netflix. Odio, amore, mostri e vampiri. Un fantasy particolare che, però, poteva fare di più.

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a cura di Livia Soreca

Dal 10 giugno è disponibile su Netlix una serie TV tutta nuova che si stava facendo attendere da un po'. First Kill, creazione di Victoria Schwab tratta dal suo breve racconto, è la storia di un amore proibito che nasce tra antiche ostilità, culti oscuri e leggende che diventano realtà.

Prodotta dalla WaterWalk Entertainment e dalla Inc. Belletrist Productions, un primo sguardo di First Kill è stato possibile durante la Netflix Geeked Week. Gli 8 lunghi episodi, dalla durata di circa 50 minuti ciascuno, vedono protagoniste Juliette (Sarah Catherine Hook) e Calliope (Imani Lewis), vampiro e cacciatrice, legate da un curioso destino e da una profonda e improvvisa attrazione.

Di cosa parla First Kill?

Esseri umani e creature mostruose convivono nel mondo in una condizione di astio reciproco, ed entrambe le parti cercano di sfuggire alla vicendevole decimazione. Nella cittadina di Savannah, negli Stati Uniti, i mostri si nascondono dai cacciatori. In particolare i Fairmont, una famiglia di Vampiri Originari diretta discendente della Prima Stirpe, vivono in apparente armonia con il resto degli abitanti per poter nutrirsi di povere vittime senza destare alcun sospetto. Questi, infatti, sono immuni alla luce e possono riflettersi negli specchi, a dispetto dei vampiri "tradizionali" che vagano nell'oscurità.

Quando i Burns, famiglia di Cacciatori della Gilda, si trasferiscono in città, i Fairmont sono in pericolo. La loro figlia Juliette, che deve ancora effettuare la sua prima uccisione, per uno scherzo del fato interagisce subito proprio con la nuova arrivata Calliope, cacciatrice, anch'ella alle prese con il suo rito di iniziazione. Eppure sembra già che tra le due ragazze sia nato un interesse particolare, che avrà subito modo di uscire allo scoperto. Le due famiglie, tra eventi raccapriccianti che le coinvolgeranno, cercheranno in tutti i modi di separare le due giovani innamorate.

Le prime imperfezioni

Inizialmente la storyline di First Kill risulta molto accattivante. Ogni episodio porta il titolo di una "prima volta": First Kiss, First Blood, First Fight e così via. Lo spettatore è ben indirizzato verso i misteri che involvono, innanzitutto, la famiglia di Juliette e la storia degli Originari. È interessante, infatti, conoscere tutti i meccanismi che la Schwab mette in piedi per dare vita ad una mitologia, pur essendo in parte simile a ciò che racconti e media hanno spesso mostrato. Dando per buona l'ambientazione e il carattere prettamente fantasy della serie TV, First Kill pecca di una trama che, in certi momenti, non sussiste fino in fondo. La stessa attrazione tra le due protagoniste è così improvvisa da risultare "campata in aria", oltre al fatto che cada nel cliché dell'amore proibito.

Anche alcune situazioni minori non trovano basi solide su cui poggiarsi, un po' come se non ci si curasse più di tanto di fornire una storia fantastica ma comunque credibile e in grado di sussistere. È sufficiente pensare quante volte le due famiglie nemiche, pronte ad uccidersi a vicenda a sangue freddo, si trovino a conversare pacificamente e a darsi tregua come se nulla fosse. Le rispettivi madri, Margot (Elisabeth Mitchell) e Talia (Awbin Wise) depongono l'ascia di guerra più spesso di quanto si possa immaginare, come fossero buone vicine di casa.

La storyline, inoltre, è così lineare e priva di progressioni o regressioni temporali da trasmettere un'idea abbastanza chiara: il racconto risulta pigro, e ne consegue un montaggio che non gode di alcun vezzo stilistico. Il finale lascia intendere la volontà di un proseguo, dando ancor più un senso di incompiutezza generale che da un lato stuzzica la curiosità, ma dall'altro non crea poi un terreno così fertile per una seconda stagione.

First Kill è un queer drama poco coraggioso

Il trailer e le prime immagini ufficiali, come la stessa locandina, facevano pensare ad un amore omosessuale come il vero centro d'attenzione. In realtà, la nuova serie Netflix è un gran concentrato di fantasy che lascia poco spazio alla romance, o quantomeno non lo fa nel modo più appropriato. Parlare apertamente delle tematiche LGBTQA+ è molto importante, soprattutto attraverso un mezzo che può raggiungere una vasta audience. La stessa scelta di far cadere il debutto di First Kill nel mese del Pride sembrava ottima. Ma che succede quando, dopo quasi 8 ore di visione, di questo tema si parla davvero poco? La verità è che, dopo il grande successo di Heartstopper, serie TV tratta dal fumetto di Alice Oseman, le aspettative erano davvero alte, forse troppo. Forse la caduta Netflix era inevitabile, ma è anche vero che First Kill si è davvero impegnata per deludere il pubblico.

Ridotta ad un mero insieme di scene passionali, la storia di Juliette e Calliope è forse proprio l'elemento che genera maggior malcontento. Se da un lato la Schwab vuole affrontare il coming out e la relazione omossessuale nel modo più naturale possibile (come giusto che sia), dall'altro questo proposito finisce per cadere in un eccesso negativo. La naturalezza si trasforma in scontato, e ciò che lo spettatore vorrebbe sentire non è detto. First Kill è uno show che ha il coraggio di mostrare l'amore queer senza filtri, ma non abbastanza per parlarne come il pubblico avrebbe voluto.

Una regia senza arte né parte

Dato dunque per assodato che la nuova serie Netflix sia quasi esclusivamente un mero racconto sul sovrannaturale, è interessante analizzarne la realizzazione a livello estetico e di regia. Lo stile, in particolare nella fotografia e nel montaggio fin troppo lineare, risulta piuttosto insipido, senza particolari guizzi o virtuosismi. Gli unici elementi che destano l'attenzione sono le scene in cui Juliette, in preda a delle crisi, si circonda di un'atmosfera color rosso sangue, con un valore chiaramente simbolico e con un'allusione ad una dimensione quasi allucinatoria.

I vampiri non sono le uniche creature con cui la Gilda deve avere a che fare. Zombie, Ghoul, Licantropi e svariate figure demoniache fanno la propria comparsa, e il comparto d'animazione di First Kill mette in moto la computer grafica. Questa, però, in più di un'occasione, dimostra uno sforzo minimo nell'apparire quanto più omogenea possibile. Una sequenza in particolare vede un mostro invadere l'abitazione della famiglia di Calliope, con conseguenti scontri per ucciderlo. La CGI utilizzata per realizzare e animare la creatura è grossolana, fin troppo macchinosa. Ancora, alcuni effetti speciali ricorrenti non convincono abbastanza: gli occhi dei vampiri, nel momento in cui applicano l'ipnosi, si colorano di tinte vivide e lucenti, forse un po' troppo. L'impressione è quella di assistere alla grafica di qualche decennio fa - che sia la nostalgia di Buffy L'ammazzavampiri? - e, nel compresso, ad un'animazione così "finta" da entrare in netto contrasto con la performance del cast.

In conclusione

La pubblicità ingannevole di First Kill aveva creato aspettative così alte da rendere il pubblico impaziente. Alla fine dei conti, questo teen drama fantasy non può essere considerato lo show del mese; anzi, alla fine degli 8 episodi, ci si distacca con estrema facilità. Un'opera di cui ci si potrebbe dimenticare in fretta, nonostante lo sforzo iniziale di accattivare il pubblico.