Grand Hotel Abisso: la recensione, il fumetto che ha anticipato i Gilet gialli

Grand Hotel Abisso è un graphic novel, edito in Italia da Tunué e realizzato dagli artisti spagnoli Marcos Prior e David Rubin, che mette in mostra la società attuale con uno stile futurista e distopico.

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a cura di Giovanni Arestia

Grand Hotel Abisso vi sorprenderà e vi deluderà allo stesso tempo. Vi immergerà in mondo non troppo distopico, in un futuro non molto lontano dove la società è governata dalle grandi aziende e dai media, le fake news abbondano e il neoliberismo è diventata la religione di stato. Un fumetto totalmente fuori dalle righe, a partire dal formato grafico scelto (orizzontale), ma che finisce per esagerare e divenire estremamente retorico.

Grand Hotel Abisso

In Grand Hotel Abisso Siamo catapultati in un futuro prossimo e la prima cosa che osserviamo è un uomo che si allena quasi compulsivamente e duramente nella sua stanza, mentre la televisione mostra notizie di ogni genere sempre più drammatiche e cruente. Fin dalle prime pagine si viene travolti da un déjà vu: le didascalie che riempiono le tavole riecheggiano ricordi familiari e ci spingono a scoprire chi le abbia pronunciate in origine.Nel frattempo la stanza viene invasa da schermi che opprimono la figura possente e muscolosa dell’uomo, le tolgono spazio vitale, occupandone occhi e mente. Alla base di tutto ciò c’è la crisi economica, la perdita dei valori morali e la vittoria della realtà virtuale sulla vita reale.

“Intendiamo risvegliare il Tyler Durden che alberga sotto la crosta di normalità autoimposta. Reagisci, dunque, stringi bene il culo e cambia il mondo, potresti essere tu la scintilla che accende tutto.” Una frase che riassume perfettamente l’intera opera, soprattutto perché dopo l’introduzione futuristica veniamo introdotti in un futuro prossimo, ma molto simile al contemporaneo. I mass media e le corporazioni dominano la società, la politica e l’economia, ma nel frattempo la popolazione soffre e i potenti si arricchiscono. A causa di questo malumore dilagante, basta una scintilla per causare un atto violento e una ribellione inarrestabile.

Il potere della denuncia a fumetti

Questo lungo, ma non originalissimo incipit, è il canovaccio narrativo di Grand Hotel Abisso, graphic novel realizzato dagli spagnoli Marcos Prior e David Rubin e portato sul mercato italiano da Tunué. L’idea è nata dall’esperienza traumatica vissuta dai due autori nel corso della grave crisi economica che ha attraversato la Spagna qualche anno fa. Il loro interesse è abbastanza chiaro e netto: vogliono mostrare una riflessione politica sul nostro mondo, trasportandola in un fittizio futuro. Questo è possibile solo grazie alla potenza della parola e del disegno che fanno percepire perfettamente la rabbia e l’insofferenza che rischiano di far esplodere la società occidentale contemporanea. Allo stesso tempo vogliono lanciare un chiaro segnale d’allarme alle forze politiche ed economiche che avrebbero il compito di cessare le diseguaglianze sociali.

La filosofia marxista

Questa chiarezza d’intenti di Grand Hotel Abisso emerge già a partire dal titolo dell’opera tratto da una serie di scritti del filoso marxista Manuel Sacristàn, anch’egli di nazionalità spagnola. Il suo pensiero è programmatico e riesce perfettamente a sintetizzare la condizione del mondo contemporaneo ed in particolare di quello occidentale. È celebre l’immagine del filoso che guarda l’abisso mentre sorseggia un cocktail in un hotel in decadenza e proprio in questo abisso, Prior e Rubin vogliono portarci il lettore.

La storia, infatti, non ha protagonisti, non ha nemmeno una vera e propria trama, ma ha un costante climax crescente di tensioni raccontate con ritmo, anche visivo, frenetico e confuso. Proprio questa volontà quasi spasmodica di risvegliare gli animi dei lettori diventa, dopo poche pagine, controproducente perché carica eccessivamente l’opera di retorica. Si sovraccarica di riferimenti alla cultura popolare visti come una sorta di tirannia: uno tra tutti Topolino, simbolo di una dittatura culturale dell’intrattenimento industriale.

Inoltre porta con sé un peso politico non indifferente che arriva al culmine quando si osservano due intellettuali di sinistra parlare di politica in mezzo alle macerie, come se fosse la loro unica fonte di salvezza.

Un futuro derivato dal passato

La trama, in fondo, non spicca di originalità e anche qui diventa fin troppo derivativa. Non mancano, infatti, opere a fumetti che parlano di dittatura, di futuri distopici, di crisi politiche, economiche, sociali e conseguenti ribellioni, ma in questo caso si esagera con l’inserimento della derivazione. Il ribelle mascherato diventa simbolo di libertà, ampiamente osservato in decine di opere che vanno da V per Vendetta di Alan Moore e David Lloyd, a Batman e alla recente serie Tv la Casa di Carta. Il ribelle è lo stesso che porta il popolo alla lotta estrema contro una società totalitaria, classico motto anarchico ampiamente osservato in opere come Invisibles.

Una particolarità riguarda, invece, l’uso dei mass media come voce narrante del racconto. Ogni scena è commentata da un intervento televisivo, da un commento su un social network o da un programma di approfondimento giornalistico. I mass media sono il fulcro di ogni evento riguardante la società e possono mutare intere generazioni. Anche questo, seppur ben inserito, è un aspetto derivativo da altre opere (Frank Miller aveva scoperto il potere dei mass media già negli anni ’80 ne Il ritorno del Cavaliere Oscuro).

La potenza del disegno

Il vero punto forte di Grand Hotel Abisso è il disegnatore David Rubin. Nelle ultime pagine del libro è presente un ricco dietro le quinte dell’opera e qui si può osservare perfettamente come le idee provenienti dalla penna di Prior siano state migliorate e rafforzate da Rubin. È lui, insieme al formato orizzontale, a dare l’anima all’opera. Ogni tavola simula uno schermo televisivo a volte chiaro, a volte con qualche interferenza. Le scene d’azione sono corpose e frenetiche e le ambientazioni dettagliate e realistiche.

Il fatto che sia in formato orizzontale permetterebbe di avere una vignetta unica o due grandi vignette orizzontali. Rubin invece decide di darsi al virtuosismo stilistico inserendo vignette più piccole e di varie forme, ma sempre rispettando un suo ordine. Questo permette di aumentare la confusione nel lettore e di riempirlo in maniera asfissiante di notizie, ma non di infastidirlo perché ormai è entrato nel mondo progettato dal disegnatore stesso. Il susseguirsi di queste vignette, insieme ai disegni di vari stili, contribuisce ad elevare il ritmo fino alla conclusione in cui l’inquadratura si libera e si allarga a mo’ di speranza verso il lettore, prima di tornare a spezzarsi per lasciare spazio ad una discussione tra noi e gli autori.

Il colore come espediente narrativo

Il colore, in Grand Hotel Abisso, riveste un significato narrativo molto forte poiché l’uso di toni accessi, della predominanza dei toni del rosso che si fanno sempre più intensi, sottolinea l’atmosfera di rivolta violenta ed esalta al tempo stesso l’azione dei personaggi e la velocità del racconto. A tal proposito viene marcato l’uso delle onomatopee usate come unico vero e proprio elemento grafico-narrativo che interagisce pienamente con l’ambiente circostante come a voler simboleggiare la solidità dei suoni, dei rumori e delle urla di sofferenza. Poco sopra abbiamo citato l’effetto interferenza delle trasmissioni televisive, ma questo in realtà è l’unico espediente meno riuscito perché non fa altro che distrarre il lettore e sviarlo dal vero fulcro di interesse.

Ritorno al Futurismo

Lo stesso si può dire delle onomatopee, usate come vero e proprio elemento grafico-narrativo che interagisce con l’ambiente circostante come se i suoni, i rumori e le urla fossero materia solida. Unico espediente meno riuscito è l’uso di effetti digitali per simulare l’interferenza tipica delle trasmissioni televisive: se in alcuni casi si ha una interessante effetto di sovrapposizione tra realtà e finzione mass mediatica, in altri il sovraccarico di elementi grafici distrae l’occhio del lettore, diminuendone l’impatto narrativo.

Rubin riesce a portare all’estremo il suo stile espressivo e allontana, anche se non troppo, il realismo. Esalta la caricatura di alcuni corpi, ma ne aggrazia degli altri. I corpi quindi diventano enormi e macilenti, ma anche esili e normali come una sorta di contrapposizione tra bene e male, forte e debole. Le espressioni dei volti sono spesso deformate da emozioni forti, tristi e traumatiche, proprio per rimarcare la precarietà della situazione.

Conclusioni

Grand Hotel Abisso si rivela un buon esperimento adatto a chi ama gli intrecci tra realtà e distopia. Particolarmente adatto a chi vede il concetto di rivoluzione come unico espediente per uscire fuori dallo stato di crisi sociale, politico ed economico. Un po’ meno adatto a chi non sopporta l’eccessiva retorica senza soluzioni concrete.