Guardiani della Galassia Vol.3, recensione: una space opera che si fa intimista e matura

Guardiani della Galassia Vol.3 è un vero e proprio addio, un saluto intimista e malinconico, ma anche adulto e importante per l'MCU.

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a cura di Nicholas Massa

Fin dal suo annuncio eravamo perfettamente consapevoli del fatto che Guardiani della Galassia Vol.3 non solo avrebbe chiuso un arco narrativo importante, ma avrebbe anche salutato uno degli autori più interessanti e incisivi di tutto l’MCU. Iniziata come una trilogia dal potenziale tutto da scoprire (potete recuperare gli altri film su Amazon), la storia di questi protagonisti ha saputo ammaliare il grande pubblico fin da subito, offrendo loro un racconto ben differente da quello degli altri personaggi Marvel. Proprio in questo distinguersi risiede la fascinazione per i Guardiani che, alle classiche storie di supereroi, hanno sempre saputo frapporre un’avventura incentrata sulla crescita e sulla maturazione a tutto tondo.

Guardiani della Galassia volume Vol.3 parte proprio da questa dinamica per costruire la propria narrazione, incorniciandola con una certa malinconia di fondo percepibile dalla primissima inquadratura. L’addio a James Gunn si fa sentire presto, ponendosi come particolare valore aggiunto a quello che succede a schermo, complice un tocco estremamente emotivo in termini di regia e scrittura. Pur se l’anima fondamentalmente leggera e goliardica dei protagonisti resta intatta, questa volta la loro personalissima crescita come gruppo ha un ruolo preminente rispetto al resto, restituendo agli spettatori personaggi che conoscono parecchio bene, per poi cercare di approfondire alcuni aspetti del loro carattere e storie senza snaturarli. Questo è uno dei grandi pregi della pellicola, il cercare di costruire una trama che affronta dinamiche molto adulte, sfruttando l’affezione del pubblico in un percorso di crescita parecchio sfaccettato.

Atteso nei cinema italiani il 3 maggio 2023, Guardiani della Galassia Vol.3 chiude un ciclo, una storia al cui centro troviamo un gruppo di perdenti che ha saputo portare nei cinema storie con cui il grande pubblico ha saputo facilmente empatizzare, a discapito delle trovate tipiche del genere di appartenenza. L'imminente arrivo dei titoli di coda non rende facile guardare avanti e salutare tutti per bene, con la consapevolezza che forse non li rivedremo mai più insieme allo stesso modo.

Guardiani della Galassia Vol.3: approfondire in maniera adulta

Guardiani della Galassia Vol.3 riparte qualche tempo dopo gli eventi degli ultimi film e comparse dei protagonisti nell’MCU (Holiday Special compreso), e ci presenta i personaggi, nel loro quartier generale, mentre lavorano alle piccole faccende quotidiane e cercano di trovare una quadra alla propria esistenza attuale. Fra questi il più sofferente è ovviamente Peter Quill (Chris Pratt), distrutto per la perdita di una Gamora (Zoe Saldana) che non sa assolutamente nulla della loro precedente storia d’amore, scegliendo di abbandonarlo per seguire una strada altrove. Le conseguenze delle precedenti azioni del gruppo, però, si fanno sentire subito, con un attacco diretto da parte di Adam (Will Poulter) mandato sul pianeta per catturare Rocket (Bradley Cooper). Il suo arrivo coglierà tutti di sorpresa riducendo il procione antropomorfo in fin di vita e avviando un viaggio disperato in cui tutti cercheranno di salvarlo, approfondendo, finalmente, le sue origini.

Questo singolo evento, quindi, spezzerà la narrazione distinguendola in due strade ben precise: il presente coi personaggi che cercano di salvare Rocket e il suo passato fatto di ricordi dolorosi e di scelte che non ha mai smesso di trascinarsi dietro. È proprio un approccio del genere a rendere Guardiani della Galassia Vol.3 diverso dai suoi predecessori, mettendo in scena la storia biografica di un personaggio che da sempre cela le sue origini nel profondo della propria rabbia e aggressività verso il prossimo. Anche se dai film precedenti abbiamo imparato a conoscere Rocket in un certo modo, proprio perché lui stesso tende a non parlare mai del passato, restando sulla difensiva, adesso ci viene offerta la possibilità di conoscere il suo percorso con un tocco decisamente più incisivo.

Così, oltre a delineare un’avventura con tutti i prismi del caso, Guardiani della Galassia Vol.3 tenta di andare oltre con una storia estremamente sottocutanea che spinge a tantissime riflessioni anche esterne alla dimensione filmica, presentando per la prima volta il personaggio dell’Alto Evoluzionario (Chukwudi Iwuji), una sorta di scienziato geniale e folle fissato con la ricerca della “razza perfetta” e il concetto di Dio applicato al suo lavoro. Non un villain che vuole conquistare qualcosa, ma un esaltato egomane convinto di poter creare da zero un mondo “perfetto” sperimentando su tutte le razze della galassia senza farsi alcuno scrupolo della vita stessa. Un antagonista sui generis, quindi, dalla natura intrinsecamente sfaccettata e distaccata, apparentemente irraggiungibile e pure perfettamente coerente con tutte le debolezze tipiche dell’indole umana. Imperfetto, esasperato e accecato da una visione che è disposta a qualsiasi cosa pur di vedersi realizzata. Il suo è un percorso sporcato dal sangue e dalla morte, da una violenza che rompe immediatamente lo schermo riflettendo anche sulle ingiustizie cui sono sottoposti gli animali nel mondo reale da sempre, e il regista non si fa alcun problema a rappresentare, anche in maniera diretta, l’indole malata di questo soggetto.

Una storia adulta e malinconica

Il primo film è su una madre, il secondo su un padre, e il terzo su se stesso. Questa è la storia al centro di tutto. Non si tratta di salvare il mondo, ma di salvare sé stessi.

Con queste parole James Gunn ha descritto il Volume 3 dei Guardiani della Galassia, introducendo apertamente la tematica al centro della pellicola. Nel raccontare le origini di Rocket, infatti, il regista mette tutti i suoi protagonisti davanti alle proprie scelte e storie fino a questo momento, innescando una serie di ragionamenti che andranno a toccare tutti in maniera differente. In ciò risiede la magia del film, nel fatto che si basa su una scrittura solida dall’inizio alla fine che tiene in estrema considerazione il percorso di ognuno imbastendo una narrazione con momenti estremamente adulti e diretti, alternandola alle trovate goliardiche e leggere tipiche del gruppo.

Un lavoro pervaso da una malinconia di fondo che si fa sentire fin dalla sequenza di apertura dunque, il saluto di un regista che se ne va insieme ai suoi personaggi cercando d’instillare in loro questo stesso senso di addio, questa “malinconia positiva” che leviga ogni cosa, modellando la trama con una sensibilità e una maturazione da non sottovalutare affatto.

Guardiani della Galassia Volume Vol.3 è un film estremamente emozionale nel suo insieme, complici i flashback che mettono a nudo l’essenza stessa di Rocket, e il profondo legame coi suoi amici. Alla base di tutto c’è proprio il concetto di amicizia/famiglia, questa connessione profonda che ha spinto Quill, Drax, Groot, Mantis e tutti gli altri a unirsi in un gruppo estremamente fuori dal comune, raccogliendo una manciata di stramboidi da tutta la galassia che, ancora una volta si ritrovano faccia a faccia con una minaccia più grande di loro. Adesso, però,  guidati da una missione tutta personale e connessa con un certo intimismo narrativo evidente in ogni inquadratura. La sensibilità personale con cui Gunn ha intessuto la pellicola è più forte che mai sia nel modo in cui ha scelto di raccontare la storia, sia nella scrittura stessa in generale, nei dialoghi, nelle espressioni e nelle immagini che acquistano una potenza emotiva non indifferente, straziando per la crudeltà di alcuni sviluppi che non si pongono alcun filtro nel raccontarsi.

Chiudere ogni cosa nel modo più naturale possibile

Dal dolore di una trama e di un saluto parecchio sentito, quindi, Gunn costruisce un film che conosce perfettamente le proprie possibilità e potenzialità, concentrando le sue forze sia sulla sceneggiatura che sulla caratterizzazione formale. Dal punto di vista estetico Guardiani della Galassia Vol.3 supera qualsiasi aspettativa, celebrando il gruppo con scenografie pazzesche e immense che sfondano qualsiasi limite creativo, offrendo nuovamente un mondo pulsante e coloratissimo, accompagnato da moltissime trovate di sfondo che funzionano anche nei momenti più assurdi e goliardici. In tutto ciò s’incastra la regia di un regista che parla anche per immagini, scegliendo di lavorare su inquadrature dettagliate e iconiche che raccontano senza il bisogno di parlare, rendendo ancora più epici e sopratutto intimi alcuni momenti chiave della narrazione.

Fusa all’attenzione formale troviamo anche una cura musicale piuttosto maniacale, che accosta ancora di più la pellicola (come anche i precedenti capitoli) a una vera e propria Space Opera in cui la musica diventa non solo motivo di sfondo, ma vero e proprio elemento centrale anche in termini di trama e rapporto coi protagonisti. Una cura del genere si fa sentire immediatamente, risultando fondamentale nella comprensione degli eventi a schermo e di un certo tipo di poetica formale che da sempre caratterizza i Guardiani della Galassia.