Intervista a Daniel Cuello

Nel corso di Lucca Comics and Games 2022 abbiamo potuto fare un'intervista a Daniel Cuello, autore italo-argentino della scuderia BAO.

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a cura di Lorenzo Ferrero

Nel corso di Lucca Comics and Games 2022, BAO Publishing ha portato diversi autori ai vari eventi firma copie nel corso di tutti i giorni di fiera. Tra questi, Daniel Cuello, autore italo argentino con all'attivo diverse opere di spessore, in particolare Residenza Arcadia, Guardati dal beluga magico, Mercedes, che gli è valso il premio Micheluzzi come miglior fumetto italiano nel 2020 e il più recente Le buone maniere, che sta riscuotendo un enorme successo. Nel corso della kermesse lucchese, abbiamo avuto modo di scambiare quattro chiacchiere con l'autore, specialmente riguardo la sua ultima opera e addentrandoci nel suo pensiero riguardo la critica sociale presenti nelle sue storie.

Intervista a Daniel Cuello

Con Residenza Arcadia è iniziato un ciclo di storie ambientate in una sorta di universo distopico simile al nostro e volume dopo volume sembra che la critica alla nostra società diventi sempre più aspra. Parlaci dell'evoluzione di questo mondo che hai creato.

Alcune persone definiscono i miei libri “distopici” e in effetti alcuni elementi classici della distopia ci sono: dittature, censura, i *non-luoghi*. Ma i miei fumetti sono idealmente ambientati appena cinque minuti dopo il nostro presente e ciò che racconto è capitato almeno una volta nel corso della storia, da qualche parte. Magari proprio ora una famiglia sta subendo discriminazioni da parte dei vicini più “anziani” (come in Residenza Arcadia), oppure altrove una persona sta scappando pur di non affrontare le proprie responsabilità (come il personaggio di Mercedes) o ancora degli impiegati non vedono l’ora di poter mandare all’aria l’ufficio in cui lavorano da decenni.Da Residenza Arcadia in poi, ho ampliato la “cornice”: mostro, poco per volta, sempre di più il mondo attorno, le strutture (o gabbie) sociali. Libro dopo libro, benché siano libri autoconclusivi e non sequenziali, voglio raccontare le sorti non di uno o più personaggi, ma di un’intera nazione per come la sto delineando nelle mie storie. Direi un’intera civiltà.

Anche i protagonisti delle tue storie affrontano un'evoluzione. Quali di questi hai preferito sviluppare?

In realtà non tutti i personaggi affrontano un’evoluzione. Senza fare troppi spoiler, i personaggi di Residenza Arcadia non desiderano altro che mantenere lo status quo, e ci riescono: la condizione iniziale, stravolta dai nuovi inquilini, ritorna alla fine, e nessuno dei personaggi di partenza ha cambiato opinione. Mercedes scappa, è vero, ma non ha nessuna intenzione di cercare una redenzione, lo dice lei stessa. Quello che evolve è l’opinione di chi legge, di chi deve giudicare quei personaggi. È in Le Buone Maniere che forse vediamo per la prima volta un po’ di reale evoluzione. Seppur per un momento.Se devo proprio scegliere un personaggio al quale mi sono affezionato di più, escludendo tutto il contesto narrativo circostante, direi allora che per me Mercedes è quella che vince su tutti. È il personaggio più controverso, il più spigoloso e al tempo stesso il più morbido. Mercedes è totalizzante. Mi sono divertito davvero tanto nel vederla affrontare gli ostacoli con la stessa delicatezza con cui una rompighiaccio aprirebbe una porta di cristallo.

Quanto pensi sia distante la nostra società attuale da quella descritta nelle tue opere?

Come dicevo prima: se non sono cinque minuti, forse ci siamo già. Ad un certo punto parlo in Le Buone Maniere si parla della “guerra dei gasdotti”, ed era il 2021. Quanto siamo lontani da tutto questo? Una volta mi hanno detto che sono pessimista, a questo punto mi auguro di esserlo per davvero.

"Le Buone Maniere" sembra essere molto più diretto al lettore rispetto ai primi due libri. Era il tuo intento fin dall'inizio preparare la gente a sentirsi coinvolti in questa maniera?

Sì! Fin da Residenza Arcadia avevo in mente un percorso articolato, divertente, drammatico e politico. E lo sto percorrendo tutto. Sono consapevole che ai lettori possa servire tempo per decifrare le idee che mano a mano metto nelle mie storie. Talvolta bisogna andare passo per passo. Ma tranquilli che ce la facciamo. Sempre che “la storia”, quella fuori dai libri, non acceleri ancora per precedermi.In Le Buone Maniere ho dovuto aggredire, in un certo senso, l’emotività dei lettori, ho volutamente usato l’empatia come strumento principale, prima del disegno, prima del colore, prima di tutto. Altrimenti sarebbe stato impossibile strutturare un libro come questo, in cui sostanzialmente sembra non succede niente di rilevante per le prime centocinquanta pagine.

Avremo modo di vedere altre storie in questo universo? O i prossimi progetti saranno una cosa completamente differente?

Di progetti ne ho molti, e molto diversi, ma sicuramente ora sono totalmente assorbito da questo “percorso”. Nella mia testa c’è già tutto. C’è solo da attendere il tempo tecnico per costruire i vari passaggi.