Intervista a Léa Murawiec (Il Grande Vuoto - Comicon Edizioni)

La nostra intervista a Léa Murawiec, la giovane autrice de Il Grande Vuoto, libro rivelazione pubblicato in Italia da Comicon Edizioni.

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a cura di Domenico Bottalico

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La nostra intervista a Léa Murawiec, la giovane autrice de Il Grande Vuoto, pubblicato in Italia da Comicon Edizioni, libro rivelazione che ha vinto nel 2022 il Premio Speciale del Pubblico al Festival di Angoulême e il Bologna Ragazzi Award nella categoria Young Adult.

Intervista a Léa Murawiec: "Ci sono tantissime cose dentro Il Grande Vuoto".

Ciao Léa, benvenuta su Cultura POP! Quando e come è nato Il Grande Vuoto e quali sono state le ispirazioni dietro la sua realizzazione?

È nato parecchio tempo fa, quando era ancora una studentesse... circa 5/6 anni fa. All'epoca non avevo il tempo per sviluppare questa idea nata da letture riguardante la morte, i riti funebri e la visione di The Lobster di Yorgos Lanthimos, soprattutto questo film mi ha fatto maturare il concept al centro del libro cioè che le persone muoiono se il loro nome viene dimenticato.

A tal proposito, uno dei temi centrali del libro è l'identità o meglio il riconoscimento da parte dell'altro - è davvero questo il "grande vuoto" che cerchi di descrivere?

Ci sono tantissime cose dentro il "grande vuoto". Per me è l'idea di non sapere esattamente cosa volere, sentirsi spaesati di fronte alle pressioni della società che costringono ad avere determinati comportamenti, fare determinate cose come frequentare certi posti o vivere secondo determinati ritmi. O ancora essere cioè apparire in un determinato modo pubblicamente anziché essere quello che si è davvero come nel mio caso una artista che ora è ad un festival e sta tenendo una intervista senza ansia [ride - NdA]. Alla base c'è questa separazione fra ciò che siamo e ciò che dobbiamo essere, quello che preserviamo per una stretta cerchia di persone e quello che mostriamo pubblicamente... nel libro il "grande vuoto" è questo luogo al di fuori della città dove si possono lasciare alle spalle tutte le preoccupazioni anche se in realtà cosa ci sia lì fuori né se poi effettivamente si potrà essere persone differenti.

Quello che mi ha spaventato di più, quando Manel inizia a stare male, è la cura che le viene prescritta dal dottore: uscire, divertirsi, socializzare. Pensi di aver inserito, anche inconsciamente, una sorta di critica al mondo del fumetto, e dell'arte in generale, che ha esasperato soprattutto negli ultimi anni il suo lato più commerciale?

Penso di sì, prendi per esempio la città in cui è ambientata la storia. Ci sono questi grattacieli enormi e poi c'è la libreria che è piccola e in cui Manel è spaesata perché non sa cosa scegliere, pare aver letto tutto eppure ogni libro è un piccolo mondo, no? Emanazione della mente e dei sentimenti dell'autore. Ho una mia personale opinione sulla questione della mercificazione ma non l'ho voluta esprimere per non influenzare il lettore ed è più legata al concetto del perché scriviamo e disegniamo un libro a fumetti, perché lo leggiamo - perché lo leggono tutti o perché davvero ci interessa e così via... penso che la mia riflessione sia più legata a questo, alle mode per così dire.

Il Grande Vuoto è un libro poco "francese" per così dire, almeno graficamente. Ci sono influenze dei grandi cartoonist anglosassoni ma c'è anche, indubbiamente, una componente manga al suo interno.

Amo i manga e ne leggo ancora tantissimi. Ho iniziato a disegnare da piccolina, copiavo I Puffi e poi da adolescente Fullmetal Alchemist poi ho scoperto Osamu Tezuka e sono passata all'animazione con i Looney Tunes e Adventure Time - ci sono un sacco di influenze diverse insomma [ride - NdA]. Ovviamente c'è anche il fumetto francese: le pubblicazioni de L'Association, Marjane Satrapi, Jerome Dubois e tutti quelli autori delle mia stessa età con cui ho intessuto dei rapporti pubblicando moltissimo su fanzine e riviste. Il manga mi rende sicuramente meno "francese" ma non è una influenza nuova nel fumetto contemporaneo del mio paese semplicemente nel mio caso è più amalgamata con tutto il resto.

Il Grande Vuoto è realizzato in bicromia o tricromia: blu, rosso, bianco. Perché?

Non sono una colorista, e non ho molta confidenza con il colore. È strano perché in Francia il fumetto è per antonomasia a colori mentre c'è questa esplosione di popolarità del manga e autori come me che, come ti dicevo prima, stanno amalgamando l'influenza del fumetto nipponico nel loro stile. E quindi per Il Grande Vuoto ho optato per una via di mezzo ovvero la dicromia e tricromia già sperimentata dal mio editore francese in altri libri che dà un po' l'illusione del colore. Inoltre il rosso e il blu non sono stati scelti a caso, sono i colori più utilizzati nella pubblicità...

Stai già lavorando al tuo prossimo libro?

Sto cercando di scrivere qualcosa di nuovo ma è davvero difficile perché la promozione de Il Grande Vuoto mi sta assorbendo. Ho sempre disegnato e trovarmi lontano dal mio "tavolo" è qualcosa di nuovo e strano per me in più sento la pressione di bissare i buoni riscontri del primo libro... credo che mi ci vorrà un po' per abituarmi all'idea che la mia passione è diventata il mio lavoro [ride - NdA].

A proposito de Il Grande Vuoto

Eccovi la sinossi:

Manel Naher vive in un tipo di metropoli molto singolare: per sopravviverci devi esistere agli occhi degli altri, nel senso più letterale della parola. Avere un’omonimia famosa è quasi sinonimo di una condanna a morte. Alla nostra eroina però accade proprio questo, Manel Naher scopre di avere lo stesso nome di una cantante famosa e inizia poco a poco a perdere le forze. Ma lei vuole sottrarsi a questa ossessione e, indipendente e coraggiosa com’è, decide di partire all’esplorazione del Grande Vuoto, un luogo misterioso e affascinante proprio fuori dalla metropoli.