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Intervista a Lorenzo De Angelis, attore e doppiatore di Andrew Garfield

Nel corso di Voices, lo show sul doppiaggio, abbiamo intervistato Lorenzo De Angelis, attore e voce di Andrew Garfield.

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Avatar di Lorenzo Ferrero

a cura di Lorenzo Ferrero

Pubblicato il 16/11/2022 alle 16:00

In questa puntata di Voices, lo show che parla di doppiaggio e di tutto ciò che riguarda questa interessante professione legata al mondo del cinema, delle serie TV, dei videogiochi e di buona parte dei prodotti audio-visivi che vengono importati e adattati in Italia, abbiamo avuto il piacere di avere in trasmissione Lorenzo De Angelis, attore teatrale, televisivo e doppiatore, che ha prestato la sua voce a personaggi iconici come lo Spider-Man di Andrew Garfield, Casper il fantasmino nel film omonimo e ai gemelli Wesley nella saga cinematografica di Harry Potter.

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Intervista a Lorenzo De Angelis

Cominciamo con una domanda di rito: perchè hai scelto di fare l'attore e non un altro mestiere?

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Ti dico la verità: dovessi tornare indietro un po' ci penserei. Perchè la gente ha una concezione errata di cosa voglia dire essere un attore, specialmente al giorno d'oggi, poiché vi è molta richiesta e, allo stesso. tempo molta competizione. Oltre ad essere un mondo estremamente complesso nel quale entrare, ma come ogni ambito nel quale c'è rivalità e nel quale solo quelli che si impegnano veramente riescono a farcela. In sostanza, fare l'attore ti da moltissime gioie e soddisfazioni, ma anche tante “sveglie”, come si dice a Roma, dalle quali non tutti riescono a riprendersi.
Io faccio l'attore da quando ho sei anni e sono contento di farlo, ma ho fatto anche tantissime rinunce e ammetto che a volte mi chiedo: come sarebbe stata la mia vita se avessi fatto una scelta diversa?

Molti dicono che un doppiatore non è nient'altro che un attore prestato al leggìo. Sei d'accordo con questa definizione?

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Come dice Angelo Maggi, il doppiatore è un “Doppi-Attore”, perchè non è detto che un attore sia automaticamente un doppiatore, ma è vero il contrario. Ogni professionista che si appresta al leggìo ha studiato sicuramente recitazione, teatro, ha fatto arte drammatica, sa recitare un testo classico eccetera.
Quando i ragazzi mi chiedono:”Ma cosa posso fare per iniziare a fare questo mestiere?”. Io rispondo sempre di fare una scuola di recitazione come prima cosa, non una di doppiaggio. Perchè il doppiaggio è una sorta di tecnica che impari a eseguire col tempo, mentre alla base c'è tutto il resto ed è molto importante. Studiare l'arte classica, il teatro greco, la dizione...Questo vuol dire fare doppiaggio.

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Molti giovani fanno fatica ad affacciarsi al mondo teatrale, sia dal punto di vista professionale che semplicemente da fruitori. Secondo te perchè?

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Banalmente perchè non è abbastanza supportato, sia da coloro che lo praticano, sia dalle istituzioni. Purtroppo, una persona che fa dell'attore un mestiere non può vivere di solo teatro, perchè paga molto poco e non ripaga dell'impegno e dell'incredibile fatica che si fa per portare in scena uno spettacolo. Di conseguenza, nessuno fa più teatro perchè non conviene e i giovani non sono spinti nemmeno ad andare a vedere degli spettacoli, perchè non si investe nemmeno nella realizzazione degli stessi, a meno che non siano produzioni molto grosse e private.
Si pensi a quello che viene realizzato in Inghilterra, dove anche ragazzi di vent'anni prendono uno spettacolo come un vero e proprio evento e sono contenti di pagare il biglietto per vedere, ad esempio, Mary Poppins dove la protagonista letteralmente vola in mezzo alla sala. Chissà che, in futuro, non si possa arrivare anche a questo qua da noi.

Per quanto riguarda, invece, le tue esperienze davanti ad una cinepresa?

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Anche in questo ambito, ho avuto sia esperienze positive, che negative. Io sono fortunato, perchè faccio questo mestiere da tutta la vita e continuo a farlo. Per rimanere in questo campo devi amarlo alla follia, perchè soprattutto al giorno d'oggi ci sono mille fattori che ti farebbero dire:”Ma chi me l'ha fatto fare?”. Bisogna ovviamente essere determinati e perseverare fino alla fine, perchè non tutti possono aspirare a diventare dei veri e propri professionisti.

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Torniamo a parlare di doppiaggio. Uno dei ruoli che più di ha caratterizzato, soprattutto agli inizi è stato quello del fantasmino Casper. Raccontaci come hai ottenuto il ruolo.

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All'epoca avevo 11 anni ed era un periodo della mia vita in cui avevo comunque un buon successo. Ero il protagonista in “Gian Burrasca” per Rai Uno e mi chiamarono mentre ero in vacanza coi miei genitori. Inizialmente, però, il provino lo vinse George Castiglia, un doppiatore che in quegli anni lavorava tantissimo e con cui ho fatto insieme “Piccole Canaglie”. Mentre ero via, quindi, mi chiamarono perchè il committente voleva me e per l'epoca mi offrirono una bella cifra, soprattutto per un ragazzino.
Io accettai, anche perchè per me, a 11 anni, quel mestiere era un vero e proprio gioco e in tre giorni registrammo tutto. Quel film mi cambiò la vita per sempre, tanto che la gente, ancora oggi, quando mi vede per Roma ancora mi chiama Casper!

Secondo te, è un bene che negli ultimi anni il mestiere del doppiatore e dell'attore siano tornati in auge?

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Assolutamente si. E questo è iniziato da quando sono nati i social come Instagram e TikTok, perchè c'è uno scambio culturale, dove le persone parlano, si confrontano e possono creare una discussione e interesse su un settore che è sempre stato amato dalla gente, ma non ha mai avuto un trampolino per emergere, che è arrivato grazie alle persone normali, ai fan, a coloro che ne parlano proprio sui social. A differenza di qualche anno fa, gli interessi della gente sono diventati molti di più e un argomento che sembra di nicchia, in realtà riesce ad avere un pubblico. Il doppiaggio, poi, è sempre stato amato dalla gente perchè da sempre si guardano i film, le serie Tv e i cartoni doppiati, lasciando fuori le polemiche per come vengono realizzati alcuni doppiaggi, ovviamente.
Alcuni prodotti possono essere rovinati dal doppiaggio, ma anche migliorati e il tutto dipende anche da quanto viene investito per doppiarlo. Come si dice spesso:”Un film è doppiato bene se quando lo guardi non te ne accorgi”.

Ci sono produzioni del passato che ti sarebbe piaciuto doppiare o interpretare come attore?

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Sicuramente “The Beach”, con Leonardo Di Caprio. Al doppiaggio, Pezzulli è stato incredibile in quel film e ammetto che adesso, alla mia età, avrei potuto farlo, ma all'epoca ero davvero troppo giovane. Come attore all'interno della pellicola sarebbe stato straordinario! Immagina andare per settimane a girare in Thailandia un film del genere. Un altro che mi sarebbe piaciuto fare è “Bronson”, con Tom Hardy, un film molto particolare che parla del noto criminale inglese Charles Bronson, imasto per gran parte della sua vita in carcere e che è costato allo stato più di cinquanta criminali messi insieme, perchè era completamente pazzo.

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Nella tua carriera, hai fatto anche direzione del doppiaggio. Preferisci di più occuparti di questa parte del lavoro o stare davanti al leggìo?

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Ovviamente, sono due cose totalmente diverse e dirigere mi piace molto, perchè è come se fossi il regista dell'intero progetto e ti carica di molte responsabilità. Ad esempio, quando mi è stato proposto di dirigere “Peaky Blinders”, che curo fin dalla prima stagione, mi sono sentito effettivamente un po' in soggezione, perchè è una serie talmente bella e ben curata che se sbagli qualcosa ti bruci per tutta la carriera. E' una grossa responsabilità ed è un lavoro molto complesso e proprio come un regista devi selezionare le persone e distribuire i ruoli, fare i provini, capire chi possa andar bene sui determinati personaggi e via così. Simone D'Andrea, ad esempio, su Thomas è perfetto, o Loris Loddi su Arthur è di una potenza che non si può descrivere.
È una serie talmente bella che non poteva non avere successo. Tornando alla domanda, forse tra le due preferisco recitare a leggìo, però dirigere mi piace davvero tanto, perchè ti prendi in carico un prodotto e lo porti fino alla fine, ma ovviamente hai molte più responsabilità.
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