Intervista a Werther Dell'Edera, disegnatore de Il Corvo: Memento Mori

Al Lucca Comics & Games 2018, abbiamo incontrato per voi uno dei disegnatori italiani migliori degli ultimi anni: Werther Dell'Edera!

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a cura di Raffaele Giasi

Senior Editor

Nel corso di un evento come Lucca Comics & Games, è alta la probabilità di imbattersi in artisti di alto, altissimo livello e Werther Dell'Edera è certamente tra questi. Classe 1975, attualmente membro dello studio Skeleton Monster di Roma, Dell'Edera è uno degli artisti più apprezzati dell'attuale panorama nazionale, complice un tratto graffiante e riconoscibilissimo, che ha recentemente segnato la fortuna della nuova miniserie (edita da Edizioni BD) dedicata al personaggio de Il Corvo, che alle sue origini fu creato dal mai troppo apprezzato James O'Barr.

Dalle origini con Magic Press e L'Eura, passando per Marvel e DC sino alla nostrana Bonelli con Orfani (sesta stagione), Werther Dell'Edera si caratterizza per uno stile unico e tagliente, a nostro dire perfetto per restituire al lettore le atmosfere cupe e malinconiche del nuovo racconto de Il Corvo: Memento Mori che, su testi di Roberto Recchioni, ha conquistato - con ogni merito - sia il mercato nazionale che quello americano.

Abbiamo incontrato Werther a Lucca Comics & Games 2018, per chiacchierare con lui del suo lavoro su Memento Mori, e in particolare sulla nuova edizione che raccoglie, in un'edizione di gran pregio, la storia di Dell'Edera, Recchioni e Giovanna Niro (ai colori) che, per altro, contiene anche un mini racconto inedito scritto e disegnato dallo stesso O'Barr per fare da epilogo (e attesissima conclusione) alla storia del leggendario Eric Draven.

Werther ho sentito che O’Barr l’hai incontrato praticamente a questo Lucca Comics.

Sì, ci siamo incontrati qui, di persona, per la prima volta.

Gli hai mostrato immagini del volume quando l’hai incontrato?

Ovviamente l’aveva già visto, avendolo approvato.

Cosa ti ha detto?

In realtà non abbiamo parlato molto del lavoro, mi ha detto di essere contento e che gli è piaciuto molto, apprezzando in generale il mio stile di disegno, ma niente di estremamente particolare, non abbiamo parlato molto di questo lavoro nello specifico. Ci siamo concentrati su altro.

Stavo chiacchierando con Edizioni BD e ho detto loro “ragazzi, Memento Mori è stato bellissimo, è piaciuto persino a O’Barr dunque quale approvazione migliore”. Voi state ragionando sul fare altre storie, considerato soprattutto il finale di Memento Mori?

Assolutamente sì, abbiamo realizzato una storia breve per l’edizione in volume che in qualche modo prosegue quella principale e che appunto potrebbe essere un’anticipazione delle storie future, perché in America è andato molto bene. Lo stesso editore americano è stato molto contento del prodotto e ci ha chiesto se ci fosse la volontà di continuarla.

Magari dico una castroneria perché non sono un disegnatore: O’Barr ha uno stile più plastico, mentre il tuo è più dinamico, schizofrenico nel tratto. Il confronto con Il Corvo originale, quando ti sei dovuto approcciare al disegno, si è risolto con la scelta di utilizzare il tuo stile e basta o hai cercato in qualche modo di recuperare le influenze dal lavoro di O’Barr?

No, per niente, ho deciso di disegnarlo solo secondo il mio stile. È il mio approccio per ogni lavoro, non sono quel tipo di autore che riesce ad adattarsi o a riprodurre pedissequamente altro: è una questione genetica, non ce la faccio, non sta proprio nei miei geni.

Quindi doveva essere il tuo Corvo al 100%?

Sì, anche se poi in realtà è molto vicino a quello di O’Barr perché come ricerca, stile, per molte cose stiamo dalla stessa parte.

Abbiamo avuto occasione di intervistare O'Barr, e gli ho detto: “secondo me il lavoro fatto da Recchioni e Dell’Edera è quanto di più vicino ci sia al Corvo originale per tematiche ma anche per dettagli come ad esempio la scelta di un’ambientazione urbana molto definita”. Che poi se ci pensi distingueva anche il lavoro del Corvo originale, immerso com'era nella realtà di Detroit, così come Memento Mori è totalmente immerso nella realtà di Roma.

Assolutamente. Infatti lui l’ha espressa questa cosa, il fatto di aver trovato il lavoro nuovo, diverso eppure estremamente coerente con il suo. Anche la questione della città è un qualcosa che gli è piaciuto in modo particolare.

Il Corvo è da sempre una storia di violenza, oltre che naturalmente una storia d’amore. Voi avete scelto un protagonista molto particolare, trattandosi di un minorenne. Com’è stato confrontarsi con un personaggio simile? Avevate il timore che potesse esserci un problema morale da parte del pubblico, o non ve lo siete nemmeno posto?

Questo dovresti chiederlo più a Roberto ma, per quanto mi riguarda, non mi sono posto il problema, anche perché alla fine è stata la scelta più giusta avere un personaggio del genere. Un ragazzino è il simbolo ultimo dello Sturm und Drang, ha tutta una serie di problematiche sue, gli ormoni a mille, è una scheggia impazzita tenuta a bada dalla società. In questo caso la società sparisce in un contesto straordinario come quello della morte e del ritorno dalla morte, dunque era molto interessante immaginare cos’avrebbe potuto fare un ragazzino in preda alla sua tempesta ormonale in una situazione del genere, senza freni.

Un po’ di tempo fa mi raccontasti che prima di arrivare al protagonista di questa storia si era passati per un personaggio più maturo.

Sì, all’inizio il protagonista doveva essere un prete trentenne. Il cambio l’ha voluto Roberto ma alla fine non ha fatto altro che scindere il personaggio originale in due entità distinte. In origine avevamo un uomo abbastanza complesso con dei forti turbamenti, perché diviso fra Chiesa e sete di vendetta, però a Roberto alcune cose, con questo personaggio, non tornavano. Si è reso conto che dividendolo in due, mettendo il prete da una parte e trasformando la parte vendicativa e distruttiva in un ragazzino, tutti i pezzi del puzzle tornavano a posto, dando alla storia un impatto migliore. In un certo senso possiamo dire che il personaggio originale è ancora presente, è stato solamente diviso in due.

Qui al Lucca Comics, edizioni BD ha lanciato la versione in bianco e nero di Memento Mori. Tu di quale delle due sei più soddisfatto, quella regolare o quest'ultima senza colori?

Mi piacciono entrambe. A me piace vedere le mie pagine così come le ho concepite. Memento Mori è stato disegnato in bianco e nero, ma questo non vuole togliere nulla al meraviglioso lavoro di Giovanna Niro (che ha colorato le tavole ndr), che per me è sempre la prima scelta quando si tratta di affidare a qualcuno i colori dei miei lavori; cerco sempre lei se è disponibile perché è una colorista meravigliosa. Ovviamente lavorando io in bianco e nero, preferisco vedere le mie tavole stampate nel loro formato originale, ed in questo specifico caso l'edizione in bianco e nero mi ha divertito di più, perché è così che è stato concepito Il Corvo originale: in bianco e nero. In tal senso, mi sono sentito più vicino all'opera originale.

Grazie al lavoro tuo e di Roberto Recchioni, peraltro, c’è stato un grande vantaggio per l’edizione italiana perché O’Barr ha scritto e disegnato l’epilogo del Corvo originale. Come ti senti a essere tra gli artefici involontari di un’eventualità simile?

In realtà questo è un risultato che dipende dalla bravura della casa editrice (Edizioni BD ndr), in cui sono stati così bravi da colpire James O’Barr al punto che questi ha tirato fuori questa storia inedita. Ovviamente questo non fa che impreziosire il volume a colori… ed è una figata.

Ultima domanda. Ognuno dei quattro spillati di Memento Mori è stato accompagnato da una storia one shot di diversi artisti. Ti dirò che personalmente ad avermi lasciato più colpito è quello di Matteo Scalera, a te invece?

A me sono piaciuti tutti, anche se credo che quella di Micol Beltramini e Daniele Serra, per altro molto bella, sia quella che va a cogliere un aspetto particolarmente interessante, e qui non faccio spoiler. In linea di massima però mi sono piaciute tutte, non ne ho una preferita.

Tra le varie storie brevi però, secondo te quale sarebbe più adatta a trovare una trasposizione lunga come un progetto? Penso ad un ipotetico Memento Mori 2.0., magari uno spin off.

Sicuramente quello di Matteo Scalera ha il respiro per poterci lavorare sopra. le altre storie sono effettivamente più episodiche, e un po’ più chiuse in quella tipologia di narrazione, mentre quella di Matteo ha degli elementi che potrebbero essere effettivamente sviluppati, dando l'idea di far parte di un universo narrativo esistente.
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