Intervista ad Andrea Coccia de La Revue Dessinée Italia - Lucca Comics and Games 2022

Da qualche mese ha fatto il suo debutto in Italia La Revue Dessinée Italia, ecco l'intervista ad Andrea Coccia al Lucca Comics and Games 2022

Avatar di Giovanni Arestia

a cura di Giovanni Arestia

Da qualche mese ha fatto il suo debutto in Italia La Revue Dessinée Italiauna nuova (almeno per il nostro Paese) rivista trimestrale di giornalismo a fumetti che nasce con l’audace obiettivo di raccontare, spiegare, mostrare e indagare temi di interesse generale attraverso l’uso del fumetto. In più di 200 pagine, senza nessuna pubblicità, i vari numeri racchiudono al loro interno inchieste giornalistiche e rubriche di alto livello firmate da giornalisti e fumettisti. Il progetto italiano si ispira a un altro progetto editoriale francese denominato sempre La Revue Dessinée ed è stato fondato da Massimo Colella in veste di art directorAndrea Coccia come giornalista, Lorenzo Palloni e Alessio Ravazzani che sono invece i fumettisti. Abbiamo avuto la possibilità di intervistare proprio Andrea Coccia al Lucca Comics and Games 2022, evento dove La Revuee Dessinée è stata premiata come miglior iniziativa editoriale del 2022 con il Premio Stefano Beani.

L'originale La Revue Dessinée nasce in Francia nel 2013 grazie ai fondatori Franck Bourgeron, Olivier Jouvray, Kris, Sylvain Ricard, Virginie Ollagnier e David Servenay e a un finanziamento partecipativo da parte di vari utenti. Lo scopo era quello di creare un progetto assolutamente indipendente in grado di raccontare la complessità della realtà in cui viviamo. Il medium per eccellenza per tale obiettivo era proprio quello del fumetto e la direzione artistica venne affidata a Elhadi Yazi, noto disegnatore e artista moderno francese. In meno di dieci anni la rivista ha raggiunto la ragguardevole cifra di diecimila abbonati e dodicimila vendite in libreria, dando avvio anche a una serie di progetti collaterali.

Tra quei progetti spicca, appunto, La Revue Dessinée Italia nata dall’iniziativa proprio di Colella, nonché responsabile dell’agenzia Francese La Bande Destinée, specializzata nella comunicazione tramite i fumetti e le animazioni. Per poter avere i fondi necessari per finanziare il progetto, nel 2021 La Bande Destinée ha realizzato un crowdfunding che ha raccolto ben 500 contributori e ha creato una filiale in Italia, ovvero la società denominata LRDI S.r.l. insieme a tre soci: i sopracitati Andrea Coccia, Lorenzo Palloni e Alessio Ravazzani. Il primo è un giornalista indipendente e co-fondatore del media indipendente Slow News, gli altri due sono fumettisti ed entrambi facenti parte del collettivo Mammaiuto.

Intervista ad Andrea Coccia de La Revue Dessinée Italia

Ho avuto modo di leggere i primi due vostri numeri e innanzitutto non posso che farvi i miei più sinceri complimenti per aver portato in Italia un’idea tanto coraggiosa (il non avere nessuna forma di pubblicità all’interno dei vari volumi non è una cosa da poco) quanto geniale. A tal proposito vorrei chiedervi in che modo avete preso la decisione di avviare questa “sfida”?

  L'idea di portare La Revue Desinée Italia in Italia l'ha avuta Massimo Colella socio, presidente e direttore artistico de La Revue Desinee Italia. Da buon parigino è un fan della Revue originale da quando è uscita ed è dal primo numero di quest'ultima che si chiede: 'Quando la faranno anche in Italia?' Il primo numero de La Revue francese è uscito nel 2013, nel frattempo nessuno l'ha portata in Italia e durante la pandemia io ero in Francia bloccato per motivi familiari ed eravamo vicini con Massimo. Un amico comune, Raffaele Alberto Ventura, ci ha messo in contatto e abbiamo deciso di iniziare il progetto. Lui in realtà aveva già deciso da tanto, ma aveva bisogno di soci abbastanza matti per seguirlo e li ha trovati in me, Lorenzo Palloni e Alessio Ramazzani e abbiamo iniziato. Prima con un crowdfunding quasi due anni fa che ha portato 500 sostenitori di cui 300 abbonati che ci hanno pagato il primo numero e adesso siamo al secondo numero uscito, il terzo in stampa che esce a dicembre e abbiamo raggiunto la quota di quasi 1200 abbonati e siam contenti di aver iniziato molto bene e proseguiamo così.

In Italia, già da diversi anni, si registra purtroppo un trend negativo per quanto riguarda i lettori di giornali in versione cartacea, mentre la crescita riguarda l’online. Il vostro è una forma di giornalismo differente, denominato per l’appunto graphic journalism che in Italia non è molto usuale. I fumetti, invece, registrano annualmente un aumento di vendite soprattutto grazie alla popolazione più giovane: pensate, quindi, che questo connubio possa essere la soluzione per far tornare in auge l’informazione cartacea?

  Sì, ma in realtà non lo vogliamo definire proprio graphic journalism. Il motivo non è che ci faccia schifo la suddetta definizione, anzi siamo appassionatissimi di molti autori come per esempio Zerocalcare, ma la nostra è una cosa diversa perché non ci sono mai autori e autrici unici. Infatti mettiamo insieme le professionalità da una parte di chi scrive per i giornali e ha un metodo giornalistico e dall'altra parte di chi disegna. Tutto questo fa diventare il prodotto finale del giornalismo vero e non un reportage, come per esempio avviene leggendo Zerocalcare, in cui vogliamo scoprire in che modo lui vede il mondo. Noi vogliamo fare una cosa leggermente diversa e per fare del giornalismo il binomio è la soluzione perfetta. Per quanto riguarda il cartaceo, la crisi è dovuta alla mancanza di fiducia di quei giornali da parte dei lettori i quali si sono visti abbandonati anche dalla trattazione di argomenti che non li riguardano particolarmente. Il vantaggio dello Slow Journalism che nel nostro caso è grafico, ma esiste anche non grafico è che si rimettono al centro economicamente i lettori e noi ci troviamo a rispondere unicamente a chi ci legge, senza alcun interesse verso la pubblicità e abbiamo tanto tempo per approfondire gli argomenti visto che per una storia ci mettiamo circa un anno per realizzarla. Questo è un vantaggio per noi, ma anche un vantaggio per i lettori perché è una sorta di certificato di qualità perché facciamo storie che durano nel tempo. Per esempio noi adesso stiamo lavorando a storie che usciranno a giugno del 2023 e quindi è chiaro che non possiamo cavalcare la polemica del giorno.

Il fumetto è uno dei medium più poliedrici che possano esserci, ma è sostanzialmente visto come un qualcosa per i più giovani. Il vostro target, invece, ricopre una fascia di popolazione più ampia con alcuni argomenti trattati che riguardano una popolazione più matura. Come pensate di abbattere questa eventuale barriera e quale è il valore aggiunto del fumetto nella trattazione di inchieste anche molto impegnative?

  Io credo sia una barriera culturale costruita sul niente perché il fumetto non è una maniera di esprimersi minore. Il fumetto è letto da persone di ogni fascia d'età e di ogni tipo di reddito. Non ci siamo mossi in maniera particolare o con particolari strategie. L'unica nostra volontà era quella di dare ai lettori informazioni importanti raccontando dinamiche che non invecchiano che riguardano veramente la vita di tutti senza retroscena politici. Vi parliamo della violenza del parto che magari è una cosa che accade a una famiglia molto più spesso rispetto al fare il Presidente della Repubblica e raccontiamo storie vicine a chi ci legge anche geograficamente perché difficilmente troverete ne La Revue Dessinee una storia sulla rivoluzione in Myanmar, non perché non ci interessa, ma perché non ci possiamo mandare nessuno. Invece troverete magari delle storie più vicine che vi riguardano di più e possiamo mandarci disegnatori e disegnatrici a vedere: questa è una cosa importantissima. Ad esempio il primo fumetto del primo numero riporta una storia di Ostana, un paese nella provincia di Cuneo, che è stato ripopolato e noi siamo riusciti a mandare in residenza artistica Emanuele Racca una settimana lì e quindi si vede il risultato. Questa è una delle qualità principali de La Revue. 

Ricollegandomi alle inchieste, in che modo vengono scelte? Inoltre come riuscite a scegliere il giusto artista (disegnatore e scrittore) per la specifica inchiesta?

  Le storie arrivano sia dall'esterno verso di noi, ovvero freelance che ci scrivono delle proposte sia noi che andiamo a caccia di giornalisti e giornaliste che ci piacciono e li contattiamo. Una volta scelta la storia e dato il taglio, scegliamo anche chi la disegna a seconda del mood, del tratto che crediamo sia utile e spesso bilanciando perché magari c'è una storia che racconta di morte e ci mettiamo un disegno un po' più leggero, oppure a seconda della località geografica come per esempio una storia su Roma allora ci mettiamo un disegnatore o una disegnatrice di Roma. In realtà non è sempre così, tipo Paolo Castaldi ha disegnato il reportage di Francesca Mannocchi da Corviale pur non essendo andato lì a disegnarlo. In quel caso Francesca ci ha mandato talmente tanto materiale, come foto e video, che Paolo praticamente è come se fosse stato lì. In generale, comunque, scegliamo molto a seconda del mood, ma anche a seconda delle personalità degli autori che devono lavorare insieme e quindi devono "capirsi". Il lavoro ruota tutto su questo ed è uno dei più grossi a livello redazionale, perché non accettiamo binomi già fatti.

Per quanto riguarda, poi, le scelte di distribuzione, manterrete sempre solo la versione cartacea o avrete anche una versione digitale? Augurandovi, infine, il meglio per questa fantastica avventura, avete in mente altri progetti o altri media per divulgare le vostre inchieste?

  Io credo fermamente che il fumetto su carta sia un'altra esperienza di lettura. Non penso sia impossibile farlo in digitale, ma bisognerebbe ripensarlo completamente per adattarlo, ad esempio, a tablet e smartphone. Per esempio hai un'interazione veramente enorme col mondo anche semplicemente pensando che non si scrolla solo verso destra, ma in ogni lato. È proprio un'altra cosa, uno schermo è una finestra, una tavola è un'altra cosa. Quindi se dovessimo buttarci sul digitale, sicuramente inventeremmo un'altra cosa. L'unica possibilità di realizzarla tale e quale è che finisca la carta, che non è impossibile visti i tempi. Altra idea potrebbe essere l'animazione, la redazione francese lo sta facendo con Le Monde, e trattandosi di un altro medium ha senso, riproporre la stessa cosa che stampiamo su carta anche in digitale non credo non sia sensato tranne se per motivi logistici. Il futuro del fumetto in digitale non credo sia il PDF del fumetto cartaceo: le libertà e le possibilità che danno il fumetto digitale vanno ben oltre questo.