Karmen di Guillem March (Joker), recensione

Karmen è la prima prova come autore completo del talentuoso disegnatore spagnolo Guillem March attualmente impegnato su Joker per DC.

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a cura di Domenico Bottalico

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Panini Comics porta in Italia Karmen. Si tratta della prima prova come autore completo del talentuoso disegnatore spagnolo Guillem March realizzata per l'editore francese Dupuis (per il quale aveva già realizzato altri lavori ma solo in qualità di disegnatore). Il nome di March non è nuovo ai lettori di comics, soprattutto quelli DC, per cui ha disegnato svariate testate fra cui Gotham City Sirens e le ammiraglie Batman e Detective Comics ma soprattutto perché lo vede attualmente impegnato sulla nuova serie regolare dedicata a Joker iniziata da pochi mesi negli Stati Uniti.

Karmen, la morte ti fa... bella

Karmen ha il compito di traghettare le anime dalla vita alla morte verso l'aldilà. Il suo aspetto non mente: ha i capelli fucsia e fa bella mostra delle sue grazie ovvero il suo scheletro! L'anima che deve traghettare è quella di Cata, una giovane studentessa che si è appena suicidata tagliandosi le vene nella vasca da bagno del suo appartamento perché non è mai riuscita a dichiararsi al suo amico d'infanzia Xisco.

La reazione di Cata quando capisce di essere morta e chi sia realmente Karmen è ovviamente fra l'inorridito e lo sgomento, ma poi la stessa Karmen le offre la possibilità di fare un incredibile viaggio, nei pochi minuti fra la vita e la morte, per scoprire di più sé stessa. Cosa l'ha portata davvero a compiere quel gesto estremo? Si tratta solo di pene d'amore o c'è altro sotto? Cata, immateriale e invisibile, attraversa la città di Palma di Maiorca fra parenti, amici e soprattutto sconosciuti.

In lei inizia a maturare una nuova consapevolezza e un pizzico di rassegnazione che ben presto si trasforma in terrore quando scopre che forse la decisione di uccidersi è stata dettata solo da un terribile malinteso. Riuscirà Karmen ad aiutare Cata?

Karmen, fra Valentina e Beetlejuice

Guillem March imbastisce un racconto a metà strada fra Il Canto di Natale di Charles Dickens, Beetlejuice di Tim Burton ma soprattutto Valentina di Crepax ottenendo un risultato sorprendentemente fresco e coinvolgente e abbastanza originale nel mischiare con perizia le fonti di ispirazione. March costruisce un plot semplice ed efficace il cui perno è la presa di coscienza della protagonista Cata e, pur essendo di fatto un racconto introspettivo, l'autore non cade mai nella tentazione di appesantire la scrittura con sofismi e banalità da millenial su sentimenti e rapporti interpersonali mantenendo invece una vena di ironica e uno tono sincero e a tratti sinistramente razionale.

La tensione narrativa di March è quella atavica fra Amore e Morte ma non in senso romantico-decadente. L'idea di rappresentare le due protagoniste Cata e Karmen nude (anzi Karmen più che nuda spettralmente "trasparente") rappresenta da un lato uno stratagemma per mostrare le indubbie capacità di disegno di March (e il suo amore per un certo fumetto erotico) ma è anche un sottile contrappasso per mettere proprio Cata a nudo.

Il gioco di parole non è casuale perché la Morte diventa l'orizzonte ultimo grazie al quale ripensare sé stessi e le proprie convinzioni. Non si tratta solo di pene d'Amore, si tratta di guardare il mondo dall'esterno (la metafora del volo è pregnante in questo senso) e spogliarsi dei pre-concetti, ma anche delle paure e delle incertezze, della quotidianità. L'autore sfrutta poi l'ambientazione casalinga, Palma di Maiorca, sua città natale, per rafforzare questo concetto.

La narrazione quindi diventa corale, e in parte onirica e a tratti surreale, offrendo a Cata uno carosello variegato di umanità con cui confrontarsi mentre il punto di vista razionale di Karmen smaschera il cinismo e il vittimismo proprio della "vecchia" Cata. L'autore poi, al netto della semplicità del plot, riesce a rimaneggiare il finale, intuibile sin dalle primissime battute, in chiave meno romantica del previsto cedendo di contro in qualche passaggio meno riuscito come per esempio la risoluzione della missione di Karmen.

Karmen è davvero un'ottima lettura, fuori dagli stereotipi in cui purtroppo il fumetto non di genere è caduto negli ultimi anni soprattutto quando vengono tirati in ballo l'amore e l'introspezione. Guillem March invece dosa sapientemente l'elemento fantastico-onirico con l'ironia e il racconto intimo e personale offrendo un punto di vista vero e vitale su dubbi ed incertezze che affliggono, in maniera diversa, tantissime persone di qualsiasi sesso, età e religione ma senza scadere in ovvie banalità.

Karmen, la flessuosa anatomia di Guillem March

Dal punto di vista grafico, Karmen mostra una incredibile maturazione del tratto e dello stile di Guillem March. Il disegnatore spagnolo infatti si muoveva nel solco di una certa scuola votata ad evidenziare, sfiorando il grottesco, la plasticità dei corpi e delle espressioni facciali (Kelley Jones, Norm Breyfogle giusto per citare due disegnatori mainstream a cui evidentemente si rifà March) con uno stile sempre pulito e una attenzione particolare alle anatomie femminili.

È proprio questa attenzione per il corpo femminile la base da cui parte la sua evoluzione che arriva ad una importante maturazione abbandonando la plasticità grottesca dei corpi in favore di un rigore anatomico sensuale e super-realistico (basti vedere la perizia nel disegnare i seni della protagonista Cata mai eccessivi e sempre soggetti alle leggi della fisica e dell'anatomia) in cui le chine sono meno spesse ed invadenti ed il tratteggio più parsimonioso ed efficace. In questo senso a giovarne è anche l'espressività dei volti, più misurata e che, ripulita da qualsiasi esagerazione, diventa estremamente vibrante ed efficacemente empatica.

È la costruzione della tavola e il layout a rappresentare anche motivo di vivo interesse dal punto di vista grafico. Evidente è l'influenza anche qui di Crepax e della sua Valentina ma anche del Deadman di Neal Adams e di un altro maestro spagnolo, José Luis Garcia Lopez. March colloca i corpi nello spazio in maniera estrosa ed inusuale, creando da un lato un punto di alieno sulla realtà e dall'altro permettendo l'utilizzo di inquadrature dall'alto e a volo d'uccello estremamente suggestive (anche grazie alla sua perizia nel ricostruire architettonicamente la città) in cui le distorsioni prospettiche sfumano in labile confine fra reale e soprannaturale.

Pur realizzando Karmen per il mercato francese, March rimane legato ad una costruzione della tavola di stampo americano con una media di 6/8 riquadri per tavola e concedendosi spesso doppie e splash-page singole e doppie. Tuttavia le tavole non hanno la rigidità tipica dei comics: c'è continua alternanza fra verticalità ed orizzontalità nonché di inquadrature (anche inusuali, come quelle dal basso) mentre inserti, riquadri irregolari e ripartizione della closure sulle splash donano dinamicità per una lettura coinvolgente ed immersiva.

Va menzionato anche l'ottimo e caratteristico lavoro ai colori di March. La sua paletta è fatta di toni pastello molto pallidi. Rosa, grigi e marroni si amalgamano dando al racconto la sensazione di una realtà sospesa fra sogno e analessi. A rompere l'equilibrio ci sono poi i neri e i gialli piani per un approccio fortemente impressionista e particolarmente affascinante.

Il volume

Panini Comics confeziona un bel volume cartonato di grande formato (21x28 cm) dall'ottima resa grafica, carta spessa e patinata, ma soprattutto dall'ottima rilegatura che consente una lettura e una contemplazione agevole e molto appagante della tavole di Guillem March. Molto buoni anche l'adattamento e la traduzione che risultano scorrevoli e privi di indecisioni anche nei frangenti più ostici quando cioè vengono adattate espressioni idiomatiche o si fa qualche riferimento alla cultura pop. Dal punto di vista dei contenuti extra il volume è corredato da una breve bio dell'autore e da una piccola galleria di bozzetti.