Le Jardin Paris, recensione: un giardino in cui crescono le cose belle

Le Jardin Paris di Gaëlle Geniller, edito da Star Comics, affronta con dolcezza e naturalezza il tema dell'identità di genere.

Avatar di Beatrice Villa

a cura di Beatrice Villa

Le Jardin Paris è il secondo graphic novel di Gaëlle Geniller, autrice francese classe 1996, la quale ha esordito nel mondo del fumetto nel 2019 con Les Fleurs de grand frère (Éditions Delcourt), grande successo di critica e di pubblico. Le Jardin Paris, pubblicato in Italia da Star Comics, è un graphic novel intenso e profondo, che affronta con naturalezza e dolcezza il tema dell'identità di genere attraverso il suo protagonista Rose, e il tema della libertà di espressione, andando oltre agli stereotipi di genere, dimostrando che il mondo in cui le persone ci vedono e ci giudicano non può essere un limite alla nostra espressività. In molti casi siamo proprio noi i primi a volere a tutti i costi limitare la nostra libertà per timore di non essere accettati. Eppure, nel momento in cui realizziamo cosa è veramente importante, tutto il resto non conta più.

“Quella sera su Parigi cadeva una pioggia calda, quasi soffocante, Le Jardin aveva aperto le sue porte e aspettava con pazienza. Erano le ventuno. Ed è in una di quelle inebrianti notti parigine che Rose avrebbe danzato per la prima volta.”

Le Jardin Paris: un giardino in cui crescono le cose belle

Ci troviamo negli anni Venti. Le Jardin è un cabaret parigino di grande successo. Tutte le ragazze che ci lavorano hanno il nome di un fiore, e si respira un'atmosfera calda e familiare. Ognuna di esse si esibisce sul palco, ha un suo spettacolo, degli orari ben precisi e una schiera di clienti habitué che tornano al locale solo per vedere proprio quel fiore che ha conquistato il loro cuore. Tra queste ragazze c’è anche un ragazzo di quasi diciotto anni, Rose, nato e cresciuto in quell'ambiente grazie alla madre, un genitore single abbandonata dal marito che si è fatta strada nel mondo con le sue forze. Il sogno di Rose è proprio quello di esibirsi sul palco, davanti a un pubblico che possa apprezzare la sua danza, proprio come fanno le sue amiche. Una danza non maschile, ma femminile, leggiadra e pura proprio come lui.

Superato il battesimo del palcoscenico, la vita di Rose cambia per sempre grazie alla suo talento innato, a quei movimenti sensuali e al fatto che nonostante sia un maschio, indossa dei costumi femminili identici alle sue amiche che attirano un pubblico sempre più numeroso. E tra di essi spicca la figura del signor Aimé, il quale diventa il primo habitué di Rose. Tra i due, dopo le prime formalità iniziali, si crea un bellissimo rapporto di complicità destinato a evolversi e a trasformarsi, soprattutto quando Aimé aiuta Rose a uscire dal guscio, a superare la paura nata in lui che il mondo esterno potrebbe giudicarlo per quello che è, non accettare più la sua danza. Le Jardin è una bolla, un piccolo bozzolo protettivo che ha sempre allontanato Rose e gli altri Fiori dai pericoli del mondo esterno. ma quando questa barriera viene meno Rose capirà che forse, la maggior parte delle sue paura sono infondate, e che ha abbastanza forza per affrontare quelle poche che si sono rivelate vere. Orgoglioso della propria identità e di chi è, Rose deciderà alla fine di avventurarsi al di fuori, non solo, ma in compagnia di una persona che vede chi è e lo apprezza completamente.

Le Jardin Paris: che cos'è la libertà

Le Jardin Paris è una fiaba in cui i sogni diventano realtà, una storia delicata e profonda che parla di libertà, quella libertà con la L maiuscola, ancora intaccata dai giudizi e dagli sguardi curiosi, molto spesso carichi di disprezzo e non comprensione, della gente. Una storia che parla della ricerca di sé al di là degli stereotipi e delle etichette, che ci invoglia ad approcciarci all'altra senza pregiudizi, accogliendo chi a primo acchito può sembrare diverso.

Rose è un ragazzo pure, candido come la neve, innocente e sincero. La sua normalità è sempre stata quella del cabaret, circondato da donne ma, come l’autrice attraverso un’intervista bel congeniata di quel giornalista che metterà a dura prova Rose (possiamo immaginarlo come il mondo esterno, con i suoi mille sguardi che cercano di smascherare ciò che si crede sia sbagliato), non è stata “colpa” di quell’ambiente se Rose, un maschio, ha deciso di vestirsi da donna e di esibirsi in una danza femminile. È stato lui, da bambino, a volere indossare il suo primo vestito. È stato lui ad avvicinarsi alla danza. È stato lui il primo e solo a scegliere e sua madre non ha mai ostacolato i suoi desideri perché in fondo, i bambini sanno già che cosa è meglio per loro. Con la loro innocenza, la loro voglia di scoprire e di comprendere il mondo da soli, perché la loro mente è libera dal modo di pensare degli adulti.

Rosa sa chi è. Ama danzare, vestirsi bene. Ama rallegrare con la sua danza le serate dei suoi ammiratori. Non c'è nulla di più bello e puro che accettarsi e volersi bene per come si è eppure certe domande nascono spontanee. Rose è una donna o un uomo? Come rivela lui stesso è un uomo che ama così tanto le donne da volere essere una di loro. E questo non significa che non vorrebbe essere nato uomo. La sua identità è fluida. Apprezza che si riferisca a lui sia con il maschile che con il femminile, a meno che quest’ultimo non sia fatto con malizia. Le Jardin Paris normalizza il concetto che la femminilità sia esclusivamente attribuita alle donne. In esso la femminilità è un’occasione di libertà e in essa Rose trova lo spazio per esprimere la propria identità.

Ancora oggi tutti noi siamo portati a dovere per forza identificare una persona con un sesso: o sei una lei e sei un lui. Perché questo è normale, siamo cresciuti così, ci hanno educato in questo modo e non riuscire a identificare il genere di una persona ci destabilizza. Se riuscissimo invece a vedere l‘altro prima come una persona, tutto sarebbe più semplice. Rose lo sperimenterà sulla propria pelle, quando uscirà dal bozzolo chiuso e protettivo del cabaret e si scontrerà col mondo estero, giudicante, che impone per forza un ordine del maschile e del femminile. Ma alla fine, neanche quest'ultimo può fare molto contro la spontaneità e la sicurezza di Rose, che finalmente sboccerà in un bellissimo fiore, impossibile da non amare.

Qualche dettaglio sul graphic novel

La storia di Le Jardin Paris si sviluppa in maniera lineale, seguendo un percorso ben preciso che ci conduce, domanda dopo domanda e risposta dopo risposta, a un finale aperto, che come Le Jardin, ci apre un mondo di mille possibilità. Disegni carichi di emotività e di espressività, un modo di colorare che rispecchia il tempo e l’ambiente, pagine in cui si respira un'aria di libertà. Insomma, Le Jardin Paris è graphic novel ben fatto, impossibile smettere di leggere fino all'ultima pagina.

Il volume è anche arricchito da alcune pagine di schizzi e di studio dei personaggi e alcuni color key del progetto iniziale: Le Jardin Paris doveva essere infatti un cortometraggio.