LEGO per l'inclusione e la disabilità!

LEGO per l'inclusione e la disabilità. Un nuovo personaggio con una al posto di una delle gambe introduce i bambini al tema dell'inclusione

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a cura di Francesco Frangioja

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Ormai da qualche anno, LEGO sta portando avanti un progetto che, sotto la guida di LEGO Foundation, vede lo sviluppo e la commercializzazione di set che introducano a bambini e famiglie i temi della disabilità e dell'inclusione. L'ultimo in ordine di tempo è il set LEGO City #60347 Negozio di alimentari, che ha la particolarità di avere inclusa la minifigure di cliente con protesi "a lama" al posto della gamba sinistra.

Clicca qui per vedere la scheda del set)

Non appena abbiamo visto la nuova minifigure, la prima persona alla quale abbiamo pensato è stata Giusy Versace, la prima atleta italiana della storia a correre con amputazione bilaterale.

In 7 anni di carriera agonistica, Giusy colleziona infatti ben 11 titoli italiani e segna diversi record nazionali sui 60, 100, 200 e 400 metri. Entra nel gruppo sportivo delle Fiamme Azzurre e nel 2016 vince le sue prime medaglie internazionali (Campionati Europei : Argento sui 200m e Bronzo sui 400m). Nello stesso anno raggiunge il suo più grande obiettivo e partecipa alle Paralimpiadi di Rio, entrando in finale nella gara dei 200m.

Non contenta, la nostra Giusy ha pensato bene di partecipare, vincendola, alla 10a edizione della trasmissione RAI Ballando con le stelle, per non parlare di tutte le altre attività nelle quali si è cimentata, ogni volta con grande successo: la conduzione di programmi televisivi, sale sul palco a teatro (recitando e ballando) con uno spettacolo di prosa, musica e danza tratto dalla sua autobiografia e nel 2018 si candida e vince alle elezioni politiche del 2018, entrando alla Camera dei Deputati come Parlamentare. Nel settembre dello stesso anno, Giusy pubblica Wonder Giusy, un libro per ragazzi che, raccontando le avventure della supereroina dotata del potere del sorriso e di un paio di gambe alate sempre pronta ad aiutare il prossimo e a salvare chi si trova in difficoltà, offre un aiuto ai numerosi bambini disabili per inserirsi nella società tramite lo sport.

E' proprio il suo continuo impegno nel volersi rivolgere ai bambini, che ci ha fatto pensare di chiedere a Giusy cosa ne pensasse delle iniziative di LEGO in tema di inclusione e disabilità.

Eccovi la nostra intervista a Giusy.

Ciao Giusy, benvenuta sulle pagine di Cultura Pop. E' ormai da qualche tempo anche LEGO si sta occupando del tema dell’inclusione, sia con iniziative corporate e di comunicazione mirata a genitori ed educatori, sia aggiungendo elementi riferiti a vari tipi di disabilità in alcuni set LEGO City (il tema preferito dai bimbi di tutto il mondo), a partire da personaggi in sedia a rotelle e proseguendo con non udenti con impianto cocleare o non vedenti aiutati da un cane-guida. L’ultimo riferimento in ordine di tempo è il personaggio di un set di prossima uscita con una protesi come quelle con le quali ti abbiamo visto vincere in pista. Cosa ne pensi di questa impronta che LEGO sta dando ai set? Come giudichi questa loro iniziativa?

Ciao, grazie per per avermi invitato. Posso dire che per me qualsiasi tipo di iniziativa volta a sensibilizzare e a promuovere la cultura della inclusività e dell'integrazione, non può che essere accolte a braccia aperte. Soprattutto perchè consente un'accelerazione culturale, che secondo me è necessaria al nostro paese. Se poi, come in questo caso, parliamo di qualcosa (i set LEGO - NdR) che può essere un ulteriore strumento educativo da mettere in campo e che possa accompagnare i bimbi nella crescita, non posso che fare i complimenti a LEGO per questa iniziativa. I bimbi sono naturalmente curiosi e la curiosità è proprio la loro peculiarità principale, forse la loro caratteristica più importante: la voglia di imparare e di conoscere che gli adulti spesso mettono da parte. Non è però solo la voglia di imparare e conoscere: è la spontaneità con cui lo fanno, al contrario invece degli adulti, che nel corso della vita si impongono tutta una serie di di filtri. Come potrei quindi non essere tra le assolute e convinte sostenitrici del fatto che anche un gioco come può essere la minifigure LEGO con la protesi possa aiutare e migliorare l'approccio culturale alla disabilità?

Siamo nel 2022, parliamo di sport paralimpici, festeggiamo gli atleti che rientrano dalle paralimpiadi ma la cosa che non facciamo mai abbastanza è quella di approfondire la storia che c'è dietro ogni atleta, perché ogni singola storia potrebbe e può essere di stimolo per altri. Va detto infatti che ci sono molti disabili che vivono la propria condizione con disagio, quasi con vergogna. Alcuni addirittura non escono di casa, e lo sport può rappresentare lo stimolo per uscire di casa e confrontarsi con gli altri, per superare i propri limiti (che spesso poi ci poniamo noi stessi). Se un gioco può aiutare a educare i bambini non posso che essere felice perché loro sono il futuro, gli adulti di domani e quindi solo loro possono aiutarci ad abbattere le barriere mentali che gli adulti hanno costruito attorno al mondo dell'handicap e perché no, magari essere di ispirazione per qualche futuro atleta!

Visto che abbiamo parlato di strumenti educativi per bambini, sappiamo che hai scritto un libro dedicato a loro. Vuoi parlarcene?

Si esatto, si intitola Wonder Giusy. L'ho scritto ormai quasi quattro fa e l'ho scritto proprio su stimolo e suggerimento di un bimbo di 8 anni che mentre si allenava sulla pista di atletica di Vigevano dove mi allenavo anche io, mi guardava con curiosità e attenzione quando mi cambiavo le gambe (le protesi - NdR), osservava incuriosito come mi toglievo quelle per camminare per mettere quelle per correre e viceversa. Sono poi venuta a sapere che aveva letto di me, che il suo papà gli parlava di me e del fatto che fossi un'atleta paralimpica quando guardavano insieme La Domenica Sportiva (la trasmissione sportiva in onda sui canali RAI - NdR) e che a scuola e con gli amichetti un po' si vantava del fatto di allenarsi nel mio stesso campo d'atletica, rivolgendosi a me proprio come Wonder Giusy. La cosa che mi stupiva di più era però il come conoscesse così bene la mia storia, ma ancora di più il suo modo di raccontarla: che avevo perso le gambe in un incidente stradale, che avevo "tante paia di gambe" e che proprio grazie a quelle gambe potevo correre e vincere "perché lei è un atleta". Sentir dire da un bimbo "lei è un atleta" ti fa capire cosa i bimbi riescano a vedere rispetto agli adulti: riescono a vedere chi sei e quello che sei senza filtro, e soprattutto riescono a vedere quello che tu riesci a fare nonostante quello ciò ti manca. Non si soffermano su ciò che non hai, ma su ciò che riesci a fare. La cosa che però mi faceva sorridere di più era il fatto che io per loro ero questo supereroe che cambia gambe a seconda di quello che deve fare.

E' stata proprio questa idea a far nascere il progetto del libro: dopo che un giorno sono stata con loro seduta per terra a spiegargli che le protesi hanno un peso, come funzionano, che mi dovevo allenare per imparare a gestire la "risposta" delle protesi mentre corro che altrimenti potrebbero farmi cadere e dopo avergli dato in mano le protesi stesse perché potessero toccarle e studiarle, mi ha fatto capire che un libro (ora anche audiolibro) avrebbe potuto contribuire a educarli con un approccio naturale alla disabilità. In particolare, è importante far capir loro che spesso con la disabilità non ci si nasce. Molto spesso disabili lo si diventa nel corso della vita, per un incidente o per una malattia, e i bambini dovrebbero quindi essere educati al fatto che per quanto bella e meravigliosa la vita possa essere, alle volte può anche essere crudele. Siamo noi a fare la differenza, in base a come ci approcciamo gli eventi avversi che capitano nella nostra vita. Mi piace pensare che Wonder Giusy possa contribuire a far capire ai bambini che hanno dentro di sè gli strumenti per volare in alto, pensare in grande e guardare lontano.

Puoi darci il tuo punto di vista sul tema dell’inclusione e sul ruolo che pensi possano avere le persone che come te, sono di fatto un role model per via del successo negli sport o in altri importanti ambiti della vita di tutti noi?

Io sono sempre stata una persona adrenalinica, entusiasta, caparbia, anche molto curiosa e forse innamorata pazza delle sfide e della vita. La cosa della quale mi sono stupita di più del mio incidente è che l'incidente non mi ha fermata. Ovviamente non è stato facile e a volte mio fratello mi fa fermare a ragionare sul fatto che io molte cose le faccio con una tale naturalezza che io stessa non mi rendo conto dell'eccezionalità stessa di quella cosa che sto facendo in quel momento, e non me ne rendo conto fino a quando il mio corpo urla, quando c'è qualche ferita o qualche livido che mi fa male, quando mi arriva l'arto fantasma o quando magari mi ferisco e sanguino, cioè quando il mio corpo mi ricorda che ho due gambe finte. La normalità con cui ho approcciato questa mia nuova condizione ha consentito anche alle persone che camminano al mio fianco, alla mia famiglia, agli amici più stretti e poi anche alla gente che mi guarda che mi osserva, di affrontare meglio questa mia nuova vita. Quando ho deciso di partecipare ad un talent show di danza (Ballando con le stelle - NdR), l'ho fatto perchè la trasmissione sarebbe arrivata nelle case di milioni di persone in Italia, dandomi modo di portare a casa delle persone la mia disabilità con la stessa normalità con cui io stessa ho imparato a viverla. Non volevo infatti che le persone non si focalizzasse sulla mia disabilità ma sul fatto che nel corse della trasmissione ero una ballerina che si esibiva in una performance di danza e che magari potesse pensare "io a volte mi lamento per delle sciocchezze e  guarda lei che cosa fa con due gambe finte", così che nel mio piccolo abbia avuto modo di stimolare le persone ad affrontare la vita con coraggio e determinazione.

Il messaggio che cerco di trasmettere è che arrabbiarsi con la vita non serve a nulla. Sono passati sedici anni da quando ho perso le gambe: se mi fossi mettere a piangere o a urlare contro il destino avverso, mi sarebbero soltanto venute le rughe e probabilmente anche l'ulcera. Non ne vale la pena, perché tanto indietro non si può tornare. Non sono una lucertola e quindi certamente le gambe non mi sarebbero ricresciute. Tanto valeva lavorare per dare valore alle molte cose che ancora avrei potuto fare, senza struggersi per ciò che non non avrei potuto cambiare. Sono senza entrambe le gambe eppure cammino, corro, ballo, vado in scooter, guido auto. Ogni tanto mi ritrovo a pensare che se non avessi perso le gambe, probabilmente non avrei fatto tutte le cose che ho fatto, tra cui entrare in Parlamento (Giusy è stata eletta parlamentare del Governo italiano nel 2018 - NdR) in punta di piedi col mio "piedino in carbonio" per accendere i riflettori su tematiche che altri non reputiamo prioritari. Ho lavorato, sono caduta, sono inciampata, mi sono rialzata e ho persino partecipato a una paralimpiade a 39 anni tenendo testa ad atlete ventenni, stabilendo anche tanti record nazionali che portano ancora il mio nome e vincendo due medaglie agli Europei. Non ho mai mollato e ce l'ho fatta non perché mi chiamo Giusy Versace ma perché ci ho fortemente creduto e ho lavorato per raggiungere gli obiettivi. Se ce l'ho fatta io, ce la può fare chiunque.

Oltre a partecipare e vincere a "Ballando con le stelle", qual'è stata la cosa più folle che ha fatto Wonder Giusy?

Oltre alla vittoria a "Ballando con le stelle", credo che fare il Volo dell'Aquila del Carnevale di Venezia si possa definire una delle migliori vittorie in termini di dimostrazione che la disabilità non può e non deve essere di ostacolo a qualunque nostro sogno, idea o impresa. 

Non è solo l’inclusività ad essere tenuta in considerazione da LEGO. Anche l’accessibilità è stata più volte inclusa in un set: uno scuolabus con accesso per sedie a rotelle, palazzi e stazioni ferroviarie con rampe d’accesso, vagoni ferroviari e autobus con accessi dedicati, edifici con ascensori appositi. Far riflettere attraverso il gioco le persone normodotate sui problemi che tutti i giorni le persone con disabilità sono costrette invece a vivere (non passare da alcune porte perché troppo strette per una sedia a rotelle, semafori senza segnale acustico, barriere architettoniche di vario genere etc), pensi possa essere utile?

Non è solo interessante. E' fondamentale! I bambini ai quali il set è rivolto e destinato sono gli ingegneri di domani, gli architetti di domani, sono gli adulti di domani. Se noi oggi viviamo circondati da barriere architettoniche non è solo perché il nostro Paese ha una storia antica e siamo dunque ricchi di palazzi d'epoca e di strutture e contesti che sono addirittura Patrimonio dell'UNESCO e che sono obiettivamente anche difficili da raggiungere per un disabile I tempi sono cambiati, ci siamo evoluti e la disabilità è cambiata e si è evoluta di pari passo. Le persone disabili oggi sono molto più autonome e intraprendenti rispetto a un tempo. Viaggiando tanto, anche all'estero, mi sono resa conto che c'è una distinzione netta tra inclusione e integrazione. Potrebbero infatti sembrare sinonimi, ma purtroppo "includere" non vuol dire necessariamente "integrare", e nel nostro Paese noi dobbiamo lavorare ancora molto sull'integrazione delle persone con disabilità. Per fare questo serve un approccio culturale migliore: tante volte ancora oggi in pieno centro di città anche grandi alcuni bar non hanno nemmeno l'accesso o i bagni attrezzati per una persona con disabilità. Io stessa in questi anni mi sono trovata spesso anche in sedia a rotelle perchè magari mi facevano male le protesi mi sono trovata davanti a una rampa di scale senza elevatore. Viceversa, tutte le soluzioni che abbattono o rimuovono le barriere architettoniche, vanno a beneficio non solo dell'inclusione, della mobilità e dell'indipendenza della persona con disabilità, ma di tutti. Pensate ad esempio alla persona anziana con problemi di deambulazione, a una persona con gamba ingessata e stampelle, a una mamma con il passeggino ma anche e più semplicemente le stazioni ferroviarie e della metropolitana dove sono installati gli ascensori. Se ci fate caso, gli ascensori li prendono anche e soprattutto i viaggiatori che hanno i trolley grandi e pesanti che si vogliono spaccare la schiena tirandolo sulle scale. Un altro esempio sono gli ascensori "parlanti" che ti informano a che piano ti trovi quando la porta si apre: indispensabili per le persone ipo/non vedenti ma molto utili anche per le persone normodotate. 

Io sono una grande appassionata della Universal Design, la metodologia progettuale di moderna concezione che ha per obiettivo fondamentale la progettazione e la realizzazione di edifici, prodotti e ambienti che siano di per sé accessibili a ogni categoria di persone, al di là dell'eventuale presenza (o meno) di una condizione di disabilità. Se infatti si pensa una città o anche un singolo quartiere come un ambiente totalmente accessibile, ne gioveranno tutti, non solo le persone con disabilità. Saranno i bambini di oggi a progettare domani gli autobus e gli scuolabus devono avere la rampa, i palazzi con gli accessi e con l'ascensore con le porte larghe a sufficienza etc. Tutto può contribuire a creare questo tipo di cultura e consapevolezza, anche e soprattutto attraverso il gioco, perché è uno strumento in più che educa il bambino alla crescita in questo senso e tante volte purtroppo la disabilità sembra un mondo a parte, quando invece è proprio una realtà. Una realtà che molti genitori e molte famiglie di quelle "più fortunate" non conoscono e non spiegano. Non se ne preoccupano e non cercano di farla capire ai bambini perché, erroneamente, pensano che son temi che non li riguardano. Il mio non è un giudizio o una critica: io stessa quando ero "intera" assolutamente ignoravo quelle che potevano essere le esigenze di una persona con disabilità. Se noi adulti di oggi, possiamo aiutare le nuove generazioni a crescere con un diverso approccio e senza dover necessariamente aspettare che nella vita capiti qualcosa di brutto per fartene inevitabilmente rendere conto, tanto meglio.


Il personaggio che ha ispirato questa nostra intervista, è solo l'ultimo di una serie di minifigure che rappresentano una serie di disabilità iniziata con il personaggio in sedia a rotelle del set LEGO City #60134 Divertimento al Parco - City People Pack, al quale nel tempo si sono aggiunti:

Non è però solo una questione di dare rappresentatività a chi soffre o è portatore di disabilità, ma anche di far scoprire scoprire ai bambini le difficoltà che le persone disabili devono affrontare tutti i giorni tramite il gioco. Ecco quindi:


Se deciderete di acquistare il set LEGO City #60347 Negozio di alimentari, vi consigliamo di abbinargli il set LEGO City #603475 Il furgone del fruttivendolo, perfetto per dotare il negozio di un furgone per le consegne oppure per portare i prodotti a fiere e mercati locali per essere venduti.

Clicca qui per vedere la scheda del set)