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L’uomo che fece perdere la guerra ai nazisti: la recensione

L’uomo che fece perdere la guerra ai nazisti è un romanzo storico inusuale che racconta una storia inedita riguardante il nazismo nel Regno Unito.

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Avatar di Giovanni Arestia

a cura di Giovanni Arestia

Pubblicato il 28/11/2019 alle 12:00

La paura e il sospetto di avere un nemico all'interno della propria patria sicura sono sempre stati degli aspetti determinanti della storia moderna. Sia che siano reali, sia che siano falsi, creare dei nemici ha sempre rafforzato il potere dello Stato e la fiducia del popolo in esso e questo è uno dei principali motivi dell’egemonia di Adolf Hitler in Europa e lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Per anni abbiamo creduto che tra le potenze europee l’unica ad essere contraria al potere di Hitler fu la Gran Bretagna, ma in seguito al rilascio dei file segreti del MI5, declassificati nel 2014, questa credenza è crollata del tutto. Il romanzo L’uomo che fece perdere la guerra ai nazisti, scritto da Robert Hutton ed edito in Italia da Newton Compton Editori, racconta come si sono svolti realmente i fatti.

Da semplice banchiere a spia di alto livello

"L’uomo che fece perdere la guerra ai nazisti:"  di Robert Hutton, realizzato dopo aver effettuato profondi studi spesso incredibili e stupefacenti, descrive una realtà ben diversa da quella che è stata immaginata per anni. Una realtà dove una fitta rete di fascisti tramava per portare la Gran Bretagna in guerra e dove alcuni tedeschi domiciliati in Inghilterra complottavano per annettere il Paese alla causa nazista. L’uomo che fece perdere la guerra ai nazisti pone al centro del racconto un improbabile eroe, ovvero un ex impiegato di banca della Cornovaglia di nome Eric Roberts già reclutato per la prima volta negli anni ’30 dallo spymaster Maxwell Knight per infiltrarsi in una cellula dell’Unione britannica dei fascisti di stanza a Leeds. Roberts è un uomo all’apparenza molto semplice, equipaggiato solo di sorriso accattivante e una straordinaria quantità di nervi, ma in realtà si rivelò talmente abile da catturare l’attenzione di Victor Rothschild, il famoso erede della fortunata famiglia proprietaria delle più importanti catene di banche al mondo e capo dell’unità antisabotaggio dell’MI5. Con l’intensificarsi della guerra, Rothschild e la sua luogotenente Theresa Clay decisero che il modo migliore per controllare i sovversivi britannici sarebbe stato quello di creare una Quinta Colonna e pertanto, nel 1942, nominarono Roberts come loro controller con il nome in codice di Jack King. Iniziò, così, l’ingegnoso piano con cui l’MI5 neutralizzo dall’interno l’intera catena fascista stanziata nel Regno Unito.

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Jack, travestito da uomo di fiducia della Gestapo infiltrato a Londra, ha permesso di conoscere uno spaccato inedito della società inglese del periodo della Seconda Guerra Mondiale. Il racconto mostra per certi versi un aspetto apparentemente simpatico di uomini e donne spinte da un violento e virulento antisemitismo e dalla convinzione che Hitler fosse l’unico futuro valido dell’Europa. Lo scrittore, inoltre, include nel romanzo trascrizioni di conversazioni tra questi fanatici: alcuni erano semplici fantasisti, mentre altri erano diligenti raccoglitori di informazioni – sui campi di aviazione, sulle discariche di benzina o fabbriche mimetizzate – che avrebbero potuto mettere in serio pericolo il Paese se fossero finite a Berlino. Un caso emblematico è Nancy Brown, una giovane donna che ha monitorato le difese del Regno Unito a Hastings e si elettrizzava ogni qual volta doveva raccontare a Jack di un raid aereo della Luftwaffe (l’aeronautica militare nazista) che ad esempio distruggeva una clinica uccidendo un impiegato, una madre incinta o addirittura dei bambini. Roberts descriveva questa persona con delle semplici parole: “Era ovvio che la morte di queste persone non significava nulla per lei”.

Un insolito racconto di spionaggio storico

Trattandosi di un romanzo storico con un’accentuata componente di spionaggio, l’eroe e protagonista del racconto aveva diversi antagonisti principali con cui combattere. La più importante era sicuramente Marita Perigoe, una tra le menti più brillanti all’interno dei gruppi fascisti britannici negli anni ’30. Perigoe era una donna furba e pericolosa che divenne la recluta della quinta colonna, ma in poco tempo raggiunse vette così alte da avere un incontro privato con lo stesso Roberts, già divenuto Jack, in una casa sicura di Paddington per pianificare la loro ultima missione, anche se Marita sospettava sempre che il suo gestore fosse in realtà un agente segreto dell’MI5. Più di una volta ha anche pianificato la sua uccisione, nonostante Jack la tenesse a bada con un lauto stipendio e con delle costanti informazioni riservate. L’altra spia poco piacevole per Roberts era l’austriaco Hans Kohout, che fece più volte il doppiogioco soprattutto per quanto riguarda i segreti inerenti al cacciabombardiere della de Havilland Aircraft Company. Ricevette anche la notizia di un prototipo di sistema anti-radar noto come "Window" quando il Ministero dell'Aeronautica si avvicinò alla sua azienda per produrre delle strisce di alluminio. Kohout riuscì sempre a fare questi giochetti fino a quando non si ritrovò dinnanzi ad uno dei più grandi segreti della guerra in Gran Bretagna: Bletchley Park. Da quel momento si trasformò nella persona più fidata di Roberts.

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L’uomo che fece perdere la guerra ai nazisti racconta le meraviglie e gli orrori della storia, anche quando questa porta a degli eventi positivi come la lotta e la conseguente sconfitta del nazismo. Difficilmente, però, si sarebbe potuto immaginare una gran numero di britannici intraprendenti che complottavano per far crollare il governo di Winston Churchill ed è altrettanto spaventoso venire a sapere che gli stessi siano riusciti a comunicare a Berlino segreti di stato fondamentali che avrebbero potuto portare la storia ad un differente risultato. Il romanzo, quindi, stupisce e appassiona anche per l’astuzia e il coraggio di Roberts dimostrati in tre anni di duro lavoro: sarebbe bastata una mossa falsa per distruggere quanto era stato duramente fatto.

La cosa più impressionate, inoltre, che rende anche il romanzo un’opera unica del panorama storico è il fatto che ogni dettaglio raccontato sia un inedito mai fuoriuscito prima di adesso. Segreti talmente grossi da risultare impensabile come possano essere stati tenuti appositamente nascosti da chiunque avesse avuto a che fare con queste storie per più di settant'anni. Lo stesso Rothschild aveva più volte invitato chiunque conoscesse le vicende di raccontarle anche in cambio di un cospicuo stipendio di un anno, ma nessuno si era mai materializzato. Il lavoro di Roberts, pertanto, è rimasto ufficialmente non riconosciuto per anni, in parte per motivi di sicurezza e in parte per l’imbarazzo dell’MI5 per i metodi che avevano usato per contenere i membri della quinta colonna. Roberts al termine della sua missione si ritirò segretamente in Canada con moglie e figli e per decenni il suo stesso nome rimase sconosciuto al pubblico.

Il punto di vista editoriale

Per quanto riguarda la componente editoriale, L'uomo che fece perdere la guerra ai nazisti è un prodotto in linea con gli standard classici di Newton Compton Editori, discreto sebbene presenti la copertina flessibile. La rilegatura è robusta e resistente e la qualità della carta è di ottima manifattura con una buona grammatura. Buona la traduzione, anche se abbiamo rilevato qualche refuso di troppo.

Conclusioni

L’uomo che fece perdere la guerra ai nazisti è un romanzo storico inusuale poiché unisce eventi reali e inediti ad una narrazione da romanzo di spionaggio e fantapolitica simil Tom Clancy. Questa tecnica potrebbe far storcere il naso ai puristi del genere, ma in realtà permette di affrontare meglio un racconto certamente crudo e pesante da digerire. La tensione, infatti, a volte aumenta a causa della presenza di foto reali che aiutano sia a conoscere meglio i personaggi e l’ambientazione, sia a far risvegliare il lettore dalla possibilità remota che ciò che legge sia frutto di fantasia. Oltre alle fotografie, comunque, sono presenti degli apici numerati al termine di alcuni dialoghi, nomi o termini particolari che rimandano ad una ricchissima bibliografia. Il lavoro di ricerca e stesura di Robert Hutton è stato grandioso e merita certamente di essere riconosciuto con una lettura, anche in memoria delle gesta di Eric Roberts.

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