Made In Italy: la fiction Mediaset e il nuovo traguardo della produzione seriale

La nuova serie Made in Italy segna un nuovo passo nella storia della distribuzione tra streaming e tv. Una novità Mediaset che vale la pena di scoprire tra Amazon Prime Video e televisione.

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a cura di Francesca Sirtori

Il "Made in Italy" entra anche nello streaming di Amazon. Prendete una piattaforma di streaming nota a livello multinazionale, metteteci un prodotto seriale italiano in prima visione assoluta e rimanete in attesa che giungano una dopo l’altra le teste di utenti che seguono più o meno fino alla fine i diversi episodi. Cosa c’è di strano? Nulla, se raccontassimo così la vicenda che di per sé non ha alcun carattere eccezionale, ma se osserviamo meglio i requisiti per essere stra-ordinaria sussistono. Eccome.

Per quanto possa essere abbastanza comune lanciare una nuova serie, non è all’ordine del giorno stringere accordi con un vero e proprio colosso mondiale come Amazon, che accetta di buon grado di prendere tra i titoli della libreria Amazon Prime Video un titolo nostrano. Se ne contano già diversi, di film e serie italiane, ma qui si tratta di un accordo tra uno dei colossi mediatici italiani, Mediaset, e appunto uno tra i maggiori player internazionali dello streaming, che si contende con le altre squadre un campionato sempre più difficile da battere. Constatando la frammentazione del mercato dello streaming attuale, soprattutto dopo l’annuncio dei contenuti Marvel in arrivo su Disney+, il patto stretto tra le due holding è significativo, tanto per Amazon, quanto per Mediaset.

Doppio esordio, doppia scommessa

Questo doppio esordio di cui tanto si parla ha un significato effettivo di grande valore per la storia dei media italiana: si parla infatti di commistione mediatica e di longevità di un prodotto che riesce a moltiplicare gli step di fruizione da parte degli utenti secondo un percorso mai compiuto sinora, una storia davvero tutta “fatta in Italia”. Made in Italy, la serie in questione, è la novità Mediaset che sbarcherà il prossimo autunno in primis sul servizio Prime Video, in anteprima, per poi approdare solo in un secondo momento sulla rete ammiraglia per antonomasia del gruppo italiano, Canale 5. Sempre in prima visione tv. Quali sono i molteplici significati a fronte di questa scelta? Partiamo con alcune considerazioni circa il colosso “figlio” di Jeff Bezos: per la prima volta in Italia, Prime Video investe sui diritti di prima visione per un contenuto seriale, italiano al cubo: per produzione, per cast, per storia raccontata.

Un prodotto che però, a differenza degli altri, non è stato concepito (solo) per la piattaforma in questione, ma anche per il medium di consumo seriale per eccellenza, la televisione. Solo, la consueta pipeline distributiva viene scombinata, invertita, cambiata. Una scommessa? Sicuramente, da entrambe le parti. Perché la riuscita di questo tiro ai dadi, di questa partita giocata secondo regole diverse dalle solite, sta proprio nella capacità di raggiungere pubblici potenzialmente diversi, o forse non più così tanto. Chi sta dall'altra parte del pc, del tablet o dello smartphone? Chi si siede in poltrona, da solo o con gli amici, a guardare una fiction in prima serata? Ormai, come il suddetto mercato, anche il pubblico è sempre più frammentato e variegato, rendendo talvolta difficile capire a chi appartenga il grande occhio del pubblico dall'altra parte.

Ti te dominet Milàn

Ma quali sono i contenuti di questa serie dunque? La narrazione è tipica di un filone le cui radici affondano nelle radici forti della storia italiana: la produttività aziendale. Made in Italy racconta degli albori di uno dei settori produttivi più importanti a livello nazionale, per introiti economici e per tutta l’allure che si è creata nel tempo attorno a un sogno, un concetto, un ideale. Moda fa rima con Milano da tanto tempo, ma da quanto? Gli anni Settanta nella capitale meneghina hanno un sapore fortemente amarcord e agrodolce, la nascita di un sogno su solide basi, quello appunto sancito dal “made in Italy”, locuzione che parla da sé di una produzione che oggi stenta a sopravvivere nel mare magnum di produzioni low budget e, non per forza di conseguenza, low cost.

Se oggi all’ombra della “bèla madunina” sono fioriti giri commerciali dalla provenienza sempre più eterogenea, che hanno offuscato parte dei tipici negozi milanesi, Taodue ha avuto l’idea di dare un volto e un nome ai personaggi che hanno concorso a porre le basi di un’industria competitiva da decenni e tutt’ora in gara perenne per mantenere alto il vessillo della produzione italiana a livello internazionale. D’altro canto abbiamo però sotto gli occhi un cast tutto nazionale, tra volti noti, belli e dannati e vecchie conoscenze: si spazia dal duo Raoul Bova e Marco Bocci al ritorno di Fiammetta Cicogna, fino all’esperienza di lunga data di nomi come Margherita Buy, Stefania Rocca, Claudia Pandolfi e altri ancora. Sono questi i protagonisti che parleranno a molteplici pubblici, su molteplici piattaforme, in altrettanti, molteplici momenti, rispolverando l’Italia di un tempo, nell’epoca del benessere economico, in un carosello di revival dei grandi nomi del calibro di Valentino, Krizia o Missoni, mostri sacri della moda a livello mondiale raccolti in un prodotto seriale tutto da scoprire.

Un piccolo passo per il pubblico, un grande passo per i media

L'ingresso di questa produzione fra le serie tv Amazon è un piccolo passo, e forse relativamente poco indicativo, per gli spettatori, ma un grande passo per l'industria mediatica italiana, che va a stringere un sodalizio di non poco conto con un partner mondiale, oltre che segnare una novità incisiva nel tradizionale processo distributivo. Un primato portato a casa dall'Italia, per una buona volta. La sorte del successo che verrà riscosso da questa fiction rimane ovviamente ancora del tutto ignota: che si perda soffocata nello stesso smog raccontato sullo schermo o che si elevi fino alla bellezza delle guglie del Duomo di Milano, non ci è ancora dato di sapere. Quel che importa in questo momento è la voglia di innovazione, il rischio potenziale da correre nella svolta, una ventata che serve in un panorama purtroppo abbastanza atrofizzato nella routine e nel classicismo, spesso preferibile e più comodo rispetto all'incognita.

Made in Italy ci riassume così gli anni forti della nascita di questo settore in otto episodi, che raccontano Milano, i suoi abitanti e lavoratori in meno di otto ore complessive, cercando di restituirci quell’atmosfera brumosa e già piena di inquinamento, ma con la voglia di costruire sempre qualcosa di nuovo, di forte, di duraturo. Proprio come le due holding che, unendo le loro forze, ci permetteranno di essere spettatori di un pezzo del nostro passato ancora oggi vivo e attivo, dando così un segnale di sguardo al futuro e di imprenditorialità che non guastano sicuramente, a partire soprattutto da un Paese come il nostro, spesso ancora tacciato di mancanza di originalità e di reiterato immobilismo.

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