Perché rivedere Malcolm in the Middle su Disney Plus: una delle serie tv più belle di sempre

Malcolm in the Middle arriva finalmente su Disney Plus: la divertente, sfrontata e rivoluzionaria serie tv. Ecco perché dovete recuperarla.

Avatar di Elisa Erriu

a cura di Elisa Erriu

Per descrivere Malcolm in the Middle e spiegare in modo efficace perché la serie televisiva di Linwood Boomer sia una delle più divertenti, sfrontate e meglio riuscite di sempre, basta citare la prima scena della prima puntata: una famiglia americana del terzo millennio si riunisce a tavola per la colazione, i bambini parlano, mangiano e litigano davanti ai genitori che, serenamente, sono occupati a radere il padre nudo. Ed è quasi un peccato buttare quel ben di Dio, “ci potrebbero fare almeno i nidi gli uccelli”, conclude la madre.

Ecco, Malcolm è questo e molto altro, una parentesi rosa tra le parole “Famiglia americana”, l’anello di congiunzione tra le sitcom più riuscite dell’epoca, come Will & Grace, e la genialità gialla dei Simpsons. Se conoscevate già la serie, è finalmente giunto il tempo che abbiamo tanto atteso, dato che è ora disponibile su Disney+. Mentre se non avete mai avuto occasione di vedere Malcolm in the Middle, vi spieghiamo noi perché non potete più perderveli.

Perché rivedere Malcolm in the Middle su Disney Plus: una delle serie tv più belle di sempre

Malcolm in the Top

Partiamo da un presupposto: com’erano le sitcom americane a quel tempo? Malcolm in the Middle fa la sua apparizione il 9 gennaio del 2000. Erano i tempi di E.R., di X-files e di Buffy l’ammazza vampiri. Se si voleva provare a ridere, il pubblico metteva il canale quando trasmettevano La Tata, Dharma & Greg e Friends, figli di una generazione evoluta di commedia, in bilico tra il tragico e il reale, ma ancora con quelle risate in sottofondo. Poi la Fox decide di appoggiare la sceneggiatura scritta da Linwood Boomer, ex attore della serie della NBC La casa nella prateria. 

Boomer aveva messo nero su bianco, senza troppe pretese, una serie semi-autografica, un po’ comica, un po’ cinica, 100% made in America, approvata persino dalla sua famiglia. Nessuno ci credeva, nemmeno lui, ma sì, è uno scherzo. E invece alla Fox piace. La prendono così tanto seriamente, da girarla persino in modo rivoluzionario, alla maniera “dei film al cinema”: le sitcom infatti non venivano girate da telecamere singole, non avevano post-produzione né effetti digitali. Malcolm sì. 

Questa regia innovativa in una serie televisiva ha permesso di ampliare le infinite caratterizzazioni dei suoi personaggi: gli scatti ravvicinati che sottolineano gli sguardi sottili, affilati di Lois, i grandangoli e le inquadrature di Malcolm quando rompe la quarta parete, telecamere dall’alto, telecamere dal basso, da prospettive diverse e con angolazioni disinvolte hanno permesso di riprendere, letteralmente, la famiglia (che probabilmente si chiama) Wilkerson.

La serie non è legata al pubblico in studio e può spaziare negli ambienti più insoliti, quali deserti, autostrade o campi da bowling. Non viene interrotta dalle pause comiche né ha bisogno di seguire uno schema di battute: Malcolm porta la serie tv al livello del cinema allo stato pure. E ciò permette a dare spazio a un cast fenomenale: affronteremo l’argomento Bryan Cranston e Jane Kaczmarek a parte, prima parliamo degli allora semi sconosciuti Frankie Muniz, Justin Berfield ed Erik Per Sullivan. Muniz aveva 14 anni al momento delle riprese e nonostante la sua giovane età e la sua (palpabile) inesperienza, è riuscito a dare la giusta prospettiva alla serie, grazie ai suoi grandi, furbi occhi azzurri. Lo spettatore percepisce il suo punto di vista, che è il principale, e grazie alla sua equilibrata intelligenza e innocenza, riesce facilmente a “familiarizzare” con lui. Non è un caso che abbia vinto diversi premi, tra cui un Young Artist Awards nel 2002 e un Golden Satellite Award.

Malcom è un piccolo genio in erba, si pone molte domande sulla vita e attraverso il suo sguardo, abbiamo modo di scoprire tanto dell’adolescenza quanto della vita adulta. Nel corso delle sette stagioni, la serie sposta il suo obiettivo da quello di Malcolm a tutto il resto della famiglia e man mano scopriamo ogni difetto, ogni virtù di ognuno di loro. 

Scopriamo la semplicità di Reese dietro il suo essere un bulletto, empatizziamo (o scherziamo) con l’innocenza di Dewey e divaghiamo come dei giovani ragazzi con le avventure-disavventure di Francis. Le loro battute non risultano mai stantie o fuori tempo massimo, si ride “con loro” e mai “di loro”. Anche i personaggi di contorno offrono momenti esilaranti e di riflessione, come l’amico di Malcom, Stevie, interpretato da Lamar Traylor: un ragazzo sulla sedia a rotelle e con difficoltà a parlare, ma grandi occhiali e un ancor più grande senso dell'umorismo. Come si fa a non amarlo?

Breaking Dad

Molti hanno iniziato a guardare Breaking Bad dopo aver visto Bryan Cranston nel ruolo del padre Hal. Qualcuno doveva pur dirlo. Il pluri talentuoso (e sfigato) Hal incarna la figura paterna americana del tempo: un uomo sicuro di sé, simpatico e adorabilmente disastrato. Insieme a Jane Kaczmarek nei panni di Lois, avrebbero dovuto avere un ruolo molto più marginale, seguendo il copione originale. Ma i registi, vedendo quanto i due attori fossero bravi nei loro ruoli comici, hanno saggiamente optato per dargli più spazio. E così abbiamo potuto apprezzare Bryan Cranston come parrucchiere o pattinatore artistico o ancora, come guru e motivatore di aitanti bodybuilder.

Poi c'è Lois, la madre iper autoritaria da essere usata nelle scuole militari americane come maestro da seguire per imparare a torturare i cadetti. Jane Kaczmarek rivoluziona la donna americana, mostrandoci una madre che non sta ai fornelli, che non si occupa della casa, che non vizia i suoi figli, non si cura delle unghie, dello shopping, degli uomini, non segue insomma nessuno stereotipo finora visto nelle protagoniste femminili delle sitcom del tempo. Lois è (motivatamente) arrabbiata e imperativa, dietro la sua ferrea disciplina si percepisce una donna premurosa e devota alla sua famiglia. Ha i modi di fare di un sergente dell’esercito, ma in una famiglia come la sua, ogni giorno è una battaglia, specialmente perché non ha mai nascosto lo stato economico della sua famiglia.

Altra rivoluzionaria caratteristica di Malcolm: i suoi genitori lavorano e devono fare i conti con la classe medio-borghese. Non possono permettersi babysitter o aragosta per cena. Ma anche in questo caso, nel corso delle stagioni, apprendiamo la grandezza della serie, quando, per esempio, Malcolm finisce per trascorrere più tempo a casa di una famiglia della classe medio-alta. La vita altolocata è bella, tv satellitare, piscina e pesci tropicali in soggiorno. Eppure alla fine dell’episodio scopriamo che le apparenze traggono sempre in inganno e impariamo che il collante segreto della famiglia di Malcom non sta nei suoi soldi. Ma nel suo valore.

Malcom in the Middle: 22 anni dopo

Malcolm in the Middle si chiama così perché il protagonista si trova appunto “in mezzo” alla sua famiglia, essendo il terzo figlio tra quattro ragazzi (fino alla quarta stagione). Ma la verità è che Malcolm è sempre stato un po’ in mezzo a tanti elementi: a metà tra commedia e realtà, a metà tra l’età adulta e l’infanzia, tra il genio e la follia. Ora che Malcolm è “invecchiato” ventidue anni, è ancora in mezzo all’attualità? Vi rispondiamo con un secco e provocatorio “sì”. Meglio, con un “Yes, no, maybe, I don't know, Can you repeat the question?”, proprio come cantano i They Might Be Giants in “Boss of Me”, la sigla di apertura di Malcolm. 

Per sette stagioni e 151 episodi la serie ha ricevuto sette nomination al Golden Globe e 33 agli Emmy. In totale, ha vinto sette di quelle nomination agli Emmy, un Grammy e un Peabody Award. È stata anche una delle sitcom più apprezzate degli anni 2000, con una media di 15 milioni di spettatori e persino un videogioco a suo nome. Ma tutto questo grande successo oggi si traduce come una grande metafora della vita americana, a volte un po’ presa in giro, altre volte spremuta nella sua più cruda particolarità. Noi siamo sicuri che, contrariamente da come direbbe Dewey, guardando Malcolm non aspettatevi niente, ma non rimarrete mai delusi.

L'offerta di Disney+

Disney+ annuale Disney+ mensile
89,99€/anno 8,99€/mese
VEDI OFFERTA VEDI OFFERTA