Manga Izakaya #01: gli okonomiyaki da Kiss Me Licia

Manga Izakaya raccoglie l’amore per i manga, per gli anime e per la cultura del buon cibo. In questo primo appuntamento gli okonomiyaki, da Kiss Me Licia.

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a cura di Valentina Testa

Inauguriamo oggi Manga Izakaya: una rubrica periodica che raccoglierà l’amore per i manga, per gli anime e per la cultura del buon cibo. Vedremo di volta in volta pietanze e cibarie presenti nei manga e negli anime che siamo abituati a vedere e cercheremo di capirne origini e ricette per poterli apprezzare al meglio e riprodurre in casa come dei veri cuochi provetti! In questo primo appuntamento gli okonomiyaki, da Kiss Me Licia (fumetto disponibile su Amazon).

Ci sono popoli per cui il cibo ha una valenza speciale: è qualcosa che va oltre il concetto di nutrimento e salute. Noi italiani lo sappiamo bene, vero? Questa è una cosa che abbiamo in comune coi giapponesi, seppur con tutte le differenze del caso, date principalmente dagli ingredienti che stanno alla base del tipo di cucina e dalle materie prime utilizzate.

Ma l’amore per il cibo, per la cucina, per la convivialità e per la cura nella preparazione dei piatti, quelle sono cose che ci accomunano.

Per questo, una delle cose che noi italiani amiamo e notiamo di più in manga e anime sono i piatti che gustano o che preparano.

Love Me Knight, Kiss Me Licia

Per aprire questa esperienza, abbiamo pensato di tornare indietro nel tempo fino al 1985, quando Italia Uno trasmise per la prima volta l’anime Love Me Knight, Kiss Me Licia – Ai shite Naito nella versione originale – e di proporre le celebri “polpette” di Marrabbio, di cui il Gatto Giuliano andava matto.

Qui in Italia conosciamo Kiss Me Licia più come anime che come manga, infatti l’anime venne trasmesso in Italia per la prima volta nel 1985, mentre il manga fu adattato e pubblicato da Star Comics solo nel 2002, probabilmente più per fare un regalo ai nostalgici trentenni che per intercettare le nuove generazioni.

“Un giorno di pioggia Andrea e Giulianoincontrano Licia per caso”

Licia (Yakko nella versione originale) è una giovane studentessa che frequenta le scuole serali perché di giorno lavora al Mambo, il ristorante del padre Marrabbio (Shige-san, in giapponese).

Un giorno, durante una forte pioggia, Licia incontra il piccolo Andrea (Hashizo Kato) che è scappato di casa con il suo affezionato gatto Giuliano, e si prende cura di loro. Poco dopo incontra Mirko, (Go Kato) il fratello maggiore di Andrea e leader del gruppo Bee Hive, preoccupato per il fratellino. Fra i due, che non erano partiti proprio col piede giusto, poco dopo nasce un forte sentimento.

Le cose però non sono così facili: Licia è corteggiata anche da Satomi, il tastierista dei Bee Hive, e questo rischia di compromettere anche il futuro della band. Inoltre il padre di Licia è molto tradizionalista e severo, quindi non vede di buon occhio né l’uno né l’altro ragazzo. Ci sono personaggi secondari che arriveranno a complicare ulteriormente le cose per gelosia e ambizione e tutto questo intralcia ancora di più la scelta di Licia fra Mirko e Satomi.

Col passare del tempo Licia ammette i suoi sentimenti per Mirko, e in un certo senso le cose si mettono bene anche per Satomi e per tutto il gruppo, quindi il lieto fine è assicurato anche dal fatto che la band sta avendo un enorme successo. I Bee Hive partono per tournée negli Stati Uniti d'America; non prima però che Marrabbio – per cui ormai il piccolo Andrea è diventato un nipotino e Mirko parte della famiglia – abbia obbligato i due innamorati ad annunciare ufficialmente il loro fidanzamento.

Kiss Me Licia non è solo uno shōjo d’amore e sospiri, l’anime infatti alterna scene molto dense di sentimento e dramma, a scene comiche e divertenti. Queste ultime di solito avvengono nel locale di Marrabbio, dopo che lui e i suoi amici hanno svuotato qualche bottiglia di sakè.

Il locale di Marrabio alla fine, altro non era che un accogliente e familiare ristorantino specializzato in okonomiyaki, con tanto di piastra lungo tutto il bancone. Noi ricordiamo ciò che preparava come “polpette” perché in Italia, negli anni ’80-’90 si tendeva a “localizzare” il più possibile gli anime.

Ma cos’è di preciso un okonomiyaki?

Per iniziare la nostra lezione di cucina ed entrare nella giusta atmosfera, potremmo dire che l’okonomiyaki (disponibili anche precotti su Amazon) sta a Osaka come la cotoletta sta a Milano: è il suo piatto tipico.

Più precisamente si tratta di un piatto agro-dolce che ricorda una frittata molto ricca, una pizza con una base insolita o un pancake molto condito. Esistono diverse varianti fra le quali si è distinta quella della regione del Kansai appunto, tanto che frequentemente l'okonomiyaki viene chiamato la "pizza di Osaka".

L'impasto comprende, come stiamo per vedere, fettine di foglie di verza, acqua, farina e uova. Vengono aggiunti, a seconda dei gusti, carne, pesce e varie salse. In Giappone viene cucinato nei ristoranti come quelli di Marrabbio, su una piastra calda chiamata teppan. Spesso ogni tavolo ha la sua piastra, così come il bancone, e vengono usate per cucinare direttamente l'okonomiyaki o per mantenerlo in caldo. Si cucina aiutandosi con delle spatole di metallo per non farlo attaccare al teppan e per tagliarlo una volta pronto.

A dire il vero, Osaka e Hiroshima si contendono la paternità del piatto.

Secondo gli abitanti di Osaka, l’okonomiyaki fu inventato alla fine degli anni ’30 come evoluzione di altri piatti tipici, e nel dopoguerra si aggiunsero ingredienti come la carne, e l’uovo.

Secondo gli abitanti di Hiroshima invece, l'okonomiyaki nacque nell'immediato dopoguerra nella loro città, come evoluzione di una merenda molto economica per bambini, preparata con gli ingredienti portati dagli aiuti umanitari in seguito alla catastrofe provocata dalla bomba atomica.

Le due ricette sono diverse sotto alcuni aspetti, ma quella che propongo qui sotto, credo sia un buon compromesso per realizzare questo piatto a più di 9000 chilometri di distanza dal suo luogo di nascita. Qualsiasi esso sia.

Cuciniamo gli okonomiyaki

Ingredienti per 4 persone:

– un cavolo medio o una verza (sarebbe meglio la verza perché ha le foglie più sottili e tenere)

– 5 uova

– 5/6 fette di pancetta fresca tagliata sottile, 2mm circa (non affumicata, né stagionata)

– 6/7 cucchiai di farina

– mezza tazza abbondante d’acqua tiepida

– hondashi (brodo granulare di pesce)

– beni shoga (zenzero rosso in salamoia, fa parte degli tsukemono: delle particolari verdure in salamoia.)

– maionese

– salsa da okonomiyaki

– aonori (sottili scaglie di alghe)

– kazuo (pesce simile al tonno, in genere in scaglie)

Un appunto: non scoraggiatevi se pensate che questi ingredienti siano irreperibili, non è vero. Ormai sono molti i supermercati etnici dotati di ingredienti esotici, e se non abitate in una grande città c’è sempre lo shopping online: basta fare una piccola ricerca ed escono parecchi e-commerce dove è possibile riempire il carrello di beni shoga, kazuo e tutto il resto.

Procedimento:

Lavate e strizzate le foglie di cavolo e affettarlo il più sottile possibile, togliendo le coste più spesse. I giapponesi usano arrotolare le foglie e affettare l’involtino, in modo da creare tante striscioline lunghe e sottili. Tagliate poi le striscioline di traverso in modo da ottenere una tritatura fine e mettete il tutto in una scodella. Intanto tagliate a dadini il beni shoga e mischiatelo al cavolo.

Passiamo alla pancetta: se non l’avete trovata sottile come indicato, stendetela col pestacarne, poi se siete dei salutisti… magari sgrassatela un po’!

Sbattete le uova con la farina e la tazza d’acqua tiepida nella quale è stata precedentemente sciolta mezza bustina di hondashi, create un composto non troppo denso ma nemmeno troppo liquido e soprattutto senza grumi.

(Il brodo granulare non è indispensabile e se non siete dei “puristi” della cucina giapponese potreste anche ridurre le dosi e usare un brodo granulare di pesce italiano, di quelli che si trovano comunemente al supermercato… ma se vogliamo fare le cose per bene, allora torniamo al nostro carrello della spesa online).

E’ arrivato il momento di aggiungere il cavolo all’impasto, fatelo piano e mescolando bene, in modo che si bagni per bene.

Infine, la cottura

Probabilmente a casa non abbiamo un teppan, però possiamo sostituirlo con una piastra piatta antiaderente per crepes, una padella bella larga dal fondo piatto o un testo in ferro per la piadina.

Fatela scaldare bene e adagiateci sopra 4 o 5 quadrati di pancetta di 2/3 cm di lato. Lasciateli scaldare un po’ e poi versateci sopra il composto di cavolo e uovo sbattuto. Si viene a formare una specie di grossa frittata del diametro di 14 cm e alta 4, è importante lavorare con la spatola per darle una forma compatta.

Lasciate cuocere a fuoco medio in modo che l’uovo si rapprenda e vada a compattare il tutto, poi giratelo sempre utilizzando una spatola bella larga. D’ora in poi non schiacciatelo e non appiattitelo, non serve. Giratelo altre 2 o 3 volte per cuocerlo bene, stando attenti che non si bruci.

Condire e gustare

Adagiate l’okonomiyaki sul piatto da portata, stendete un velo di maionese, poi con un po’ di fantasia versate la salsa per okonomiyaki a zig zag o a spirale, spolverate un po’ di aonori e una manciata di kazuo. Pare proprio che il kazuo sia indispensabile, quindi non avete scelta!

Abbiamo finito, mangiatelo finché è caldo e …buon appetito!

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