Fra aspettative e onestà: perché il Marvel Cinematic Universe ha bisogno di Taika Waititi?

Thor: Love and Thunder dimostra che il Marvel Cinematic Universe ha bisogno dell'onestà di Taika Waititi al netto delle aspettative dei fan.

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a cura di Manuel Enrico

Questo non è un film per Veri Credenti. Sotto il rockeggiante titolo di Thor: Love and Thunder questo avviso avrebbe potuto mettere in allarme i lettori del Dio del Tuono fumettistico, che avrebbero intuito come sia oramai giunto il momento di accettare che Marvel Universe e Marvel Cinematic Universe siano due universi diversi. Non deve ingannare il fatto che la dimensione cinematografica degli eroi della Casa delle Idee si ispiri a celebri saghe fumettistiche, i due contesti sono profondamente diversi, animati da differenti intenti e diretti a una tipologia di pubblico non sempre coincidente. Motivo per cui una figura come Taika Waititi è degna del Marvel Cinematic Universe, anche, o forse soprattutto, perché il regista neozelandese ha compreso che la struttura monolitica del franchise marveliano avesse bisogno di una voce diversa.

Se ripensiamo ai più di dieci anni di avventure sul grande schermo degli eroi del pantheon marveliano, è normale vedere come il ciclo conclusosi con Avengers: Endgame necessitasse di capitoli che si ponessero come una voce fuori dal coro, che creassero un’apparente frattura che servisse a generare una varietà finalizzata a prolungarne il fascino. Possiamo metterci a discutere se l’approccio comico di Waititi o di Gunn sia gradevole, rimanendo sul piano del gusto personale, ma al netto delle opinioni individuali non si può negare a Waititi una caratteristica che spesso viene tralasciata nel mondo dell’entertainment: l’onesta.

Thor: Love and Thunder dimostra che il Marvel Cinematic Universe ha bisogno di Taika Waititi

Sin dalle prime voci, arrivando ai trailer, i film di Waititi sono tra i pochi che non si nascondono dietro montaggi illusori o premesse che saranno prontamente deluse. Ogni pellicola dell’istrionico regista viene presentata sempre con la massima trasparenza e rispetto per lo spettatore. Motivo per cui andare in sala a veder Thor: Love and Thunder e aspettarsi un approccio epico simile a quelli di Branagh o Taylor, memori soprattutto della precedente avventura realizzata da Waititi, Thor: Ragnarok, sarebbe una dimostrazione di scarsa lucidità. Come sarebbe ingiusto criticare aspramente un regista che si limita a portare sul grande schermo una propria, personale grammatica narrativa, che può garbare o meno, ma che rimane comunque fedele a se stessa e sempre sincera con lo spettatore.

Lo spettacolo (perché questo è, innegabilmente) messo in scena da Waititi è un mondo fracassone, con una comicità spesso sin troppo fuori dagli schemi e borderline col ridicolo. Alcuni passaggi possono sembrare quasi fuori focus rispetto al personaggio, ma solo se ci si ostina a ricondurre il mito di Thor alla sia dimensione epica, dimenticando come anche il grande Simonson, uno dei migliori autori del Dio del Tuono, avesse trovato una chiave comica che gli consentì di creare Thorg, un Thor in versione rana. Quindi perché accanirsi contro la svolta comica del dio Asgardiano? Tendenzialmente, il motivo è che non è il Thor dei fumetti, e questo, dispiace dirlo, non è un problema del Marvel Cinematic Universe o degli sceneggiatori, ma nostro, degli spettatori. Siamo noi che tendiamo a volerci ostinare a ritenere le storie schiave delle nostre passioni e del nostro modo di veder, non comprendendo come esse vivano di una vita propria, che consente loro di muoversi verso nuove incarnazioni, anche antitetiche alla nostra visione. E fortunatamente, ci sono registi come Waititi che di questa libertà fanno un dogma, prendono, destrutturalizzano e ricostruiscono un prodotto nuovo, capace di emozionare e divertire, promettendo esattamente questo. Motivo per cui, nuovamente, il Marvel Cinematic Universe ha realmente bisogno di Taika Waititi.

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Possiamo discutere sulla sua comicità, sui giochi di parole o sulle impostazioni volutamente ridicole di alcune scene, ma non possiamo negare alla verve narrativa di Waititi un’identità definita, forse ancora in fase di completamento, ma comunque riconoscibile, inconfondibile. La stessa che ha consentito al vulcanico regista di raccontare un capitolo così oscuro con un film come JoJo Rabbit, capace di raccontare anche ai più piccoli una pagina cupa della storia moderna, lasciando comunque loro un messaggio positivo, creando un’incredibile crasi tra ironia e riflessione.

Se in Thor: Ragnarok Watiti aveva mostrato una difficoltà nella gestione dei tempi, con Thor: Love and Thunder mostra che la sua maturazione come cineasta stia dando i suoi frutti. Pur se seppellite sono una valanga di battute che strappano un sorriso al pubblico, anche se annegate all’interno di una narrativa che affonda pesantemente nel camp, Waititi non si limita a mettere insieme un’accozzaglia di battute alla National Lampoon, cerca di costruire una storia, lasciando scegliere alla platea se limitarsi a ridere della superficialità apparente, o scavare appena sotto la superficie per trovare un cuore narrativo pulsante e vivace, capace di lasciare un segno anche dopo la visione. In mezzo a questo oceano di risate e situazioni paradossali, nel giusto momento subentra il dramma, si lascia emergere la disperazione dei protagonisti con scene che toccano le corde emotive degli spettatori, creando un’unione per contrasto, passando così repentinamente dalla risata alla serietà, quasi uno schiaffo come solo la vita sa tirarti, quando meno te lo aspetti.

Raccontare gli eroi in modo diverso

Ecco perché Taika Waititi serve al Marvel Cineamtic Universe. L’apporto dell’eclettico regista neozelandese è un’anarchica voglia di divertirsi e divertire, di prendere concept che hanno al loro cuore temi importanti, come la crociata di Gorr il Macellatore di Dei o la struggente run dedicata alla Potente Thor, e rivestire la loro tragica epicità di una maschera divertente, che ti faccia empatizzare con i personaggi per poi spiazzarti con un momento di catarsi emotiva travolgente, dando vita a una vera e propria epica, dal tratto moderno e contemporaneo, ma comunque mitologico. Il tutto, citando a piene mani dagli originali cartacei per ricostruire un'aura epica ed eroica che in alcuni passaggi diventa pura poesia.

Non è questa la sede in cui andare a fare considerazioni su Thor: Love and Thunder (per questo, potete leggere la nostra recensione), ma il nuovo film di Waititi costruisce la sua epicità anche tramite intuizione visive che sono segno di una mente ispirata, capace di costruire un telaio narrativo che sia mutevole e sempre coinvolgente, anche prendendosi degli azzardi e rischiando di perdere parte del pubblico con un umorismo forzato e stiracchiato. Ma di fronte a certe scene di grande impatto, tutto si annulla e si rimane a bocca aperta. Perché Waititi non racconta solamente, lui vuole divertire divertendosi. E in un franchise di eroi mitologici moderni, serve anche avere dei momenti di alleggerimento, capaci di coinvolgere tutta la famiglia in una parentesi di divertimento e riflessione. Thor: Love and Thunder riconferma non solo la necessità di aver questi momenti di decompressione all'interno di un franchise che comincia ad accusare qualche crepa, ma dimostra nuovamente come Waititi sappia parlare anche ai più piccoli offrendo loro una chiave narrativa con cui affrontare discorsi adulti.

E ci ricorda che spesso il problema non sono i film, ma le aspettative degli spettatori che non concedono alle storie di esser semplicemente libere di raccontarsi.

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