Noi, i Ragazzi dello Zoo di Berlino, la recensione in anteprima

La nostra recensione de Noi I Ragazzi dello Zoo di Berlino, la nuova serie Amazon Prime Video ispirata al celebre romanzo.

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a cura di Imma Antonella Marzovilli

Noi, i Ragazzi dello Zoo di Berlino, titolo originale Wir Kinder vom Bahnhof Zoo, è la nuova serie Prime Video ispirata al celebre romanzo autobiografico di Christiane F. (lo potete trovare a questo link), da cui è stato già tratto un iconico film nel 1981. La serie, sceneggiata da Annette Hess, segue sei adolescenti che combattono per la loro libertà, lasciandosi alle spalle tutti i problemi con genitori, insegnanti e coetanei. La storia parla di droga e di dipendenza, e di cosa comporta entrare nel tunnel degli stupefacenti, soprattutto in tenera età (ricordiamo che Christiane F., nella sua biografia, racconta di essere entrata in contatto con le sostanze a soli dodici anni). Abbiamo avuto la possibilità di guardare in anteprima la serie tv che sarà disponibile sulla piattaforma Amazon Prime Video a partire dal 7 Maggio.

Noi, I Ragazzi dello Zoo di Berlino: una storia universale

Christiane, Stella, Babsi, Benno, Michi e Axel (Jana McKinnon, Lena Urzendowsky, Lea Drinda, Michelangelo Fortuzzi e Bruno Alexander) sono dei ragazzi, poco più che preadolescenti, che si ritrovano nei club inebrianti e nelle feste underground di Berlino alla fine degli anni Settanta dello scorso secolo. Sono forti, coraggiosi e vivono alla giornata, pensando di non avere nulla da perdere.

Al centro del gruppo c'è Christiane, la cui vita è lacerata dalla devastante separazione dei suoi genitori. Fugge da casa sua solo per cercare il brivido dell'esaltazione da stupefacenti e vivere nel gruppo che la ospita e la fa sentire accettata. I ragazzi sembrano svuotati di qualsiasi passione, inseguendo soltanto il piacere immediato delle cose, un piacere che proprio la droga riesce a dare più di ogni altra cosa.

La serie trasporta gli spettatori nelle strade di Berlino e nelle piste da ballo delle discoteche di quegli anni che hanno fatto la storia della techno e della new wave. La capitale tedesca è stata sempre fonte di conflittualità ideologiche, soprattutto durante la guerra fredda. Questa serie TV non mostra, invece, l'essenza di una generazione spogliata di qualsiasi base ideologica che ha inseguito, per almeno un decennio, la volontà di essere totalmente al di fuori dalla politica e dalla società, attraverso l'uso di stupefacenti.

Una nuova versione era necessaria?

Questa versione di Noi, i Ragazzi dello Zoo di Berlino è un po' edulcorata e confusa. Sembra che sia ambientato alla fine degli anni Settanta o all'inizio degli anni Ottanta, ma poi non è più così, i fotogrammi confondono. Non ci sono chiari riferimenti all'epoca, ma l'atmosfera, in fatto di sound, gli abiti che tutti indossano potrebbero essere quelli usati dagli adolescenti di oggi o dell'epoca, poco cambia, le mode ritornano. La colonna sonora è costituita prevalentemente da canzoni di David Bowie, ma molte di esse sono rifatte in versioni più moderne. Sappiamo bene quanto sia il film, sia il romanzo, incentrate la narrazione proprio sull'opera del cantante inglese, e quanto poco, invece, esso possa sembrare attinente alla narrazione dello show televisivo di Amazon.

L'impostazione confusa della narrazione della serie TV appiattisce il contesto di ciò che stiamo vedendo. Vediamo persone che si dedicano all'uso di eroina, che era, probabilmente, la droga più usata allora, ma non c'è uno scavo profondo sulle motivazioni che hanno portato, soprattutto i giovani, all'uso di questa sostanza.

https://www.youtube.com/watch?v=DeY2K2rztXM

In altre parole, Noi, i Ragazzi dello Zoo di Berlino è essenzialmente uno show su adolescenti che hanno perso il contatto con la loro esistenza che vengono coinvolti nella droga, perché le loro vite sono noiose, o perché vogliono trascorrere del tempo senza pensare.

Anche i genitori sono inutili e sembra che i ragazzi siano soli nella vita, quindi si rivolgono alla droga e al gruppo. Questa accezione era già presente nel libro di Christiane F., in cui la scuola e la famiglia non facevano assolutamente nulla per aiutare questi ragazzi alla deriva, tranne che in qualche rara occasione. Ma senza il periodo di tempo come riferimento, sembra che l'uso di droghe sia glorificato anziché esaminato con un occhio obiettivo e una ricerca sociale importante.

In conclusione

La serie Noi, i Ragazzi dello Zoo di Berlino, non aggiunge nulla al quadro generazionale che era stata già stato analizzato dal romanzo (1978) e dal film (1981), anzi toglie molto di quelle atmosfere presenti nelle due prime opere che hanno reso comprensibile e ben classificabile la storia autobiografica di Christiane. L'opera in arrivo sulla piattaforma streaming, pur avendo un ottimo cast in cui risalta la protagonista, Jana McKinnon, risulta come artefatta, creata ad hoc per un pubblico contemporaneo composto da giovani abituati a un tipo di messa in scena più immediata e estetizzante.

Si è perso di vista il ruolo educativo della storia di Christiane F., il racconto è edulcorato e sembra che la droga sia una sorta di espediente necessario per fuggire dalle incombenze della vita. Ma la storia originale non è questa. La grandezza di Noi, i Ragazzi dello Zoo di Berlino, almeno per le due opere originali, sta proprio nella precisa volontà di narrare un contesto sociale e un'epoca ben delineati, per portare a galla i problemi di una generazione, quella vissuta a cavallo degli anni Settanta e Ottanta. Decontestualizzare l'opera assume altre caratteristiche, è una forzatura che non può piacere. Con ogni probabilità si sottovalutano le nuove generazioni, target di riferimento dell'opera, fatte di giovani studenti che, ancora oggi, tra i banchi di scuola, la storia di Christiane la leggono e la comprendono perfettamente, in tutta la sua cruda verità sociale e storica.