Obi-Wan Kenobi è ancora la nostra unica speranza?

Alla conclusione dei suoi sei episodi, Obi-Wam è ancora la nostra unica speranza per il futuro di Star Wars?

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a cura di Manuel Enrico

Tu eri il Prescelto. Se state pensando alla straziante scena di La Vendetta dei Sith in cui Obi-Wan urlava disperato questa frase a Anakin, oramai avvinto dalle lusinghe del Lato Oscuro, significa che avete ben chiara la mitologia di Star Wars. Ma anche che probabilmente avete ripetuto le stesse parole udite su Mustafar all’indirizzo di Obi-Wan Kenobi, la serie di Disney Plus giunta proprio in queste ore alla sua conclusione. Una produzione che ha sancito nuovamente la difficoltà dell’essere il ‘prescelto’, considerato come il serial dedicato al maestro Jedi più amato fosse stato investito di un ruolo tutt’altro che semplice: far dimenticare The Book of Boba Fett.

La precedente serie di Star Wars, infatti, è stata accolta con un malcontento palese da gran parte del fandom del franchise, che non ha fatto mistero di non avere gradito il cambiamento imposto a uno dei personaggi iconici della saga, relegato a ombra di se stesso e messo in secondo piano dal nuovo mandaloriano per eccellenza, Din Djarin. Reduci dall’incredibile successo di The Mandalorian, The Book of Boba Fett è sembrato un tradimento alla sacralità di Star Wars, un affronto che poteva essere perdonato solo dando al pubblico la tanto attesa serie dedicata all’Obi-Wan Kenobi di Ewan McGregor. Richiesta a gran voce dai fan, sospirata dall’interprete e infine divenuta realtà, Obi-Wan Kenobi avrebbe dovuto rappresentare un punto di ripartenza per la dimensione seriale di Star Wars. Ma qualcosa non ha funzionato, e non solo da parte della produzione.

Obi-Wan Kenobi riesce a mostrare un futuro per il franchise di Star Wars?

Facciamo una precisazione, a costo di sembrare blasfemi: la Trilogia Originale non era un capolavoro di scrittura. Rivendendo con occhio critico Una nuova speranza, L’Impero colpisce ancora o Il ritorno dello Jedi si può notare come alcune delle scelte stilistiche più criticate del recente corso di Star Wars, non ultima la Trilogia Sequel, siano radicate nel DNA del franchise, dall’umorismo guascone al nonsense di alcune scelte dei protagonisti. La differenza, probabilmente, è che al momento dell’uscita di Una nuova speranza Lucas ebbe la fortuna di creare un nuovo universo, gettando le basi di un immaginario collettivo che negli anni seguenti divenne un sinonimo di avventura, al punto da divenire un pilastro della pop culture. Venendo inevitabilmente idealizzato, reso un cult inattaccabile, perfetto per eccellenza in quanto ‘Star Wars è Star Wars’. E non concedendo alla galassia lontana, lontana di esser godibile, ma comunque imperfetta, si è alzata oltremodo l’asticella per una saga che, già nelle idee del suo creatore, dove essere un racconto per adolescenti, non una space opera come al livello di Dune o Foundation.

Il successo avuto da The Mandalorian, frutto anche di uno scontento ereditato dal non eccellente exploit della Trilogia Sequel, ha portato a sperare nelle serie Tv di Star Wars come nuova linfa per la saga. La brusca frenata di The Book of Boba Fett ha fatto nuovamente emergere la sfiducia, ma l’arrivo di Obi-Wan Kenobi era diventato la nuova speranza per il fandom. D’altronde, Kenobi è un nome fondamentale per il franchise, Ewan McGregor ha mostrato di essere particolarmente affine al personaggio, quindi le aspettative erano estremamente alte. Forse, sin troppo alte. Durante la nostra anteprima eravamo rimasti affascinati dal ritorno del maestro Jedi, avevamo apprezzato come era stato ritratto nel suo attimo di massima difficoltà emotiva, pur evidenziando potenziali criticità, ma eravamo comunque ottimisti. A serie conclusa, però, non si può fare a meno di rilevare come Obi-Wan Kenobi sia una produzione che, pur dovendosi muovere su un terreno periglioso, ha mostrato più fragilità che fascino.

Dover raccontare un capitolo intermedio tra due momenti essenziali della saga (La Vendetta dei Sith e Una nuova speranza) non era certo semplice, considerando come il Canon di Star Wars, tra fumetti e altre opere corollarie, avesse gettato dei punti fermi per questi anni noti come l’Ascesa dell’Impero. Era soprattutto il futuro, ovvero la Trilogia Originale, a preoccupare, considerato che il pericolo retcon era dietro l’angolo. La necessità di creare questo collegamento tra il Kenobi partito per l’esilio dopo la caduta della Repubblica e il mentore di Luke Skywalker è stato il fil rouge dei sei episodi di Obi-Wan Kenobi, ma questa costruzione emotiva è stata vincente?

Di certo, non si possono muovere accuse a Ewan McGregor. Lui è Obi-Wan, è Ben, è esattamente quello che un personaggio complesso e transitorio come il Jedi di questa serie dovrebbe essere. Pur dovendosi adattare a una sceneggiatura traballante e piagata da situazioni infelici, McGregor infonde al suo Kenobi ogni sfumatura emotiva possibile, riesce a mostrare la sua rassegnazione e a dar vita a una rinascita del personaggio che ci consente di ammirare le tipiche movenze e i vezzi del Generale Kenobi ammirato nella Trilogia Prequel. Solo questo, però, non basta a salvare una serie che, specialmente negli episodi centrali, si affida a personaggi incolore, che tendono a privare la produzione del giusto mordente.

Portare equilibrio nella Forza (e nel franchise)...

Reeva, la villain che avrebbe dovuto rappresentare il tradizionale elemento di redenzione tipico della saga, non mostra mai un guizzo emotivo che la avvicini al pubblico. La recitazione di Moses Ingram è eccessiva, troppo marcata nel suo volere trasmettere la rabbiosa disperazione di una padawan dimenticata al punto da trascendere la valorizzazione emotiva e sfociare nel macchiettistico. Anche nel momento della catarsi finale, non si riesce a empatizzare con una figura che non ha saputo entrare in sintonia con lo spettatore, creando una separazione emotiva che penalizza non solo il suo ruolo, ma l’intera serie. Anche la valorizzazione di Darth Vader, anch’egli in un momento di passaggio nella sua esistenza, risulta puerile in alcune sue scelte che non possono essere accettate solo come dimostrazione di una personalità furiosa e impetuosa, ma che sembrano esser piuttosto la conseguenza di una scrittura poco ispirata.

Obi-Wan Kenobi pecca proprio su questo aspetto, sulla costruzione di un legame emotivo, che non sia solo una strizzatina d'occhio ai fan di vecchio di corso giocando su citazioni e riferimenti della saga. Che non può esser imbastito solamente sull’affetto per Kenobi e la presenza, spesso strumentale e ‘furba’ di inside jokes della saga e riferimenti finalizzati per arrivare al punto che tutti si aspettano. Non è solamente la destinazione, ma è il viaggio che costituisce la vera avventura, il sapere coinvolgere anche i fan più intransigenti all’interno di una storia di cui si conosce già il finale, ma che ha ancora la forza di offrire qualcosa di nuovo, di avvincente. Eppure, scelte registiche poco illuminate, troppo spesso dei copia e incolla di momenti già visti e una gestione discutibile delle scene action penalizzano Obi-Wan Kenobi.

Tutto sembrerebbe indicare un totale fallimento, ma siamo sempre in Star Wars. Bastano le giuste frasi al momento giusto, una scena ben piazzata durante un duello fiacco e la giusta espressione di Kenobi che il fan della saga perdona, risente quella perturbazione nella Forza che gli fa ricordare che alla fine, per quanto imperfetto, Obi-Wan Kenobi è parte di Star Wars, ne ha lo spirito e ci ricorda che, per quanto fragili, queste produzioni sono sempre parte del grande affresco della galassia lontana lontana.

Non significa che LucasFilm e Disney debbano sentirsi manlevate dal raddrizzare il tiro e riflettere su come tornare a un livello qualitativo degno delle aspettative dei fan, che devono, però, esser equi nel giudizio, riconoscendo quelli che sono i difetti tradizionali di Star Wars. C’è ancora Forza in Star Wars, ma come dice giustamente una vecchia conoscenza nel finale dell’ultimo episodio di Obi-Wan Kenobi:

“C’è ancora molta strada da fare”

Che la Forza sia con noi.

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