Planetes pone centralmente il tema dei detriti ma affronta anche altre tematiche della conquista spaziale, a cominciare dalla cooperazione internazionale, fondamentale per affrontare sfide così grandi, fuori dalla portata di una singola nazione. E ci sono anche le dinamiche del business spaziale, che vede coinvolte realtà private analoghe alle odierne Space-X e Blue Origin.
Lo spazio è anche visto come occasione di affrancamento e crescita per paesi emergenti: è stato realmente calcolato che per ogni dollaro investito nello Spazio si ottiene un ritorno di 18 dollari in nuove tecnologie e brevetti dalle applicazioni quotidiane più disparate. E poi troviamo anche il divario tra i paesi del mondo, conflitti politico-economici, ecologia, ribellioni, aspettative, ossessioni, sogni e delusioni.
Ma ciò che più di tutto è presente in Planetes è la celebrazione dello spirito pionieristico, della sfida dell'uomo al volo e allo spazio. In maniera simile a Star Trek Enterprise, la sigla di apertura ripercorre la storia di questa sfida: il sogno del volo nei tempi antichi, gli esperimenti dei fratelli Wright e la nascita della missilistica con Von Braun, lo Sputnik (primo oggetto lanciato in orbita, 1957), la cagnetta Laika (primo essere vivente in orbita, 1957), e poi Yuri Gagarin (primo uomo nello spazio, 1961) e ancora le missioni Apollo, lo sbarco sulla Luna (1969), lo shuttle Endevour, la MIR, la Stazione Spaziale Internazionale e tutto quello che è venuto dopo.
Di fatto la spinta umana verso l'esplorazione, verso l'allargare i propri confini, permea tutto Planetes. È la stessa sete di esplorazione delle scoperte nautiche dei tempi dei grandi navigatori, lo stesso spirito che spinge Ulisse ad abbandonare di nuovo la sua amata Itaca e rimettersi in viaggio dopo 20 anni di guerra e disavventure, per spingersi oltre le Colonne d'Ercole.
Nel 2075 di Planetes l'obiettivo oltre le Colonne d'Ercole è il sistema Gioviano con le sue Lune. Questa è la meta del viaggio settennale che attende coloro che, scelti tramite una dura selezione, avranno l'onore di far parte dell'equipaggio della Von Braun. Ma già si guarda oltre: nell'ultima puntata già si getta lo sguardo verso il sistema di Saturno.
Ma come già accade in tante opere quali Cuore di Tenebra di Joseph Conrad, o Apocalypse Now (ma anche la stessa Odissea), anche in Planetes il viaggio verso mete inesplorate è metafora di una ricerca di noi stessi. Così, mentre l'umanità si addentra sempre più nell'immenso vuoto interplanetario, la ricerca interiore trova soluzione nelle interconnessioni con i nostri simili, nelle relazioni umane, unico mezzo in grado di riempire la solitudine del vuoto dell'anima. Come alla fine anche Achimaki arriva a comprendere, grazie a Tanabe: "Non abbiamo bisogno di spingerci oltre per trovare noi stessi. Ciò che cerchiamo a volte è semplicemente accanto a noi.
Retrocult è la rubrica di Tom's Hardware dedicata alla Fantascienza e al Fantastico del passato. C'è un'opera precedente al 2010 che vorresti vedere in questa serie di articoli? Faccelo sapere nei commenti oppure scrivi a retrocult@tomshw.it.
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