Recensione: Stan Lee, l'uomo delle meraviglie. Uno straordinario tributo Marvel al Sorridente

Stan Lee: L'uomo delle meraviglie è un corposo volume Marvel, contenente ben 17 storie scritte dal Sorridente e selezionate tra le migliori di una carriera particolarmente produttiva. Ogni storia è celebrata da un editor di Panini Comics Italia, che attraverso una pagina introduce al lettore la storia spiegando il senso della sua inclusione. Un ottimo volume ad un ottimo prezzo, perfetto per celebrare la vita del grande Stan Lee. 

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a cura di Raffaele Giasi

Senior Editor

Il 2018 non poteva chiudersi in modo peggiore per gi amanti del mondo dei super eroi e dei Comics: il 12 novembre 2018 il padre del fumetto americano, Stan Martin Lieber, al secolo Stan Lee, ci ha infatti lasciati in seguito a complicazioni relative alla sua età, alla veneranda età di 95 anni.

Onore e gloria all'uomo che ha riscritto le regole del fumetto, che ha creato alcune delle più note e importanti icone supereroistiche di sempre, ma più che altro onore ad un uomo che è sempre rimasto così profondamente legato ai fan, al suo lavoro, alla sua voglia di divertirsi e di fare del bene tant'è che, non a caso, lo ricordiamo con il titolo di “sorridente”. Perché a Stan Lee quel sorriso pareva proprio non glielo si potesse portar via.

Un uomo importante, parte della vita di tanti lettori dei fumetti e più di recente, nell'ultimo quindicennio almeno, anche adorabile figura del cinema Marvel e non solo, ravvivando ogni pellicola con un cammeo, una presenza fugace, o anche solo una battuta ad effetto.

Arrivederci Stan

A Stan Lee doveva piacere divertirsi. Di certo aveva voglia di lasciare qualcosa di sé a questo mondo, che fosse un ricordo indelebile legato al suo personaggio o ai tanti personaggi che ha partorito dagli anni '60 in poi. Non sempre con successo, e val la pena dirlo, ma ciononostante resta il più grande, il più noto e forse il più eclettico degli autori del mondo dei comics, tale da fare scuola direttamente o meno a una sequela di mostri sacri del fumetto come Ditko, Kirby, Romita Sr. E Everett (solo per citare i più noti),  che forse senza di Stan oggi farebbero della loro vita tutt'altro.

Non so cosa pensino i miei colleghi, ma penso che quando un lutto colpisca la nostra vita, più che concentrarci sul dolore, sulla celebrazione della morte, sulla vacuità che lascia in noi il distacco, l'allontanamento, dovremmo concentrarci sulla vita. Sulla bellezza dell'ingegno, sulle opere importanti o meno. Quando la vita fa il suo corso e arriva l'ora fatale, il terribile inganno, dovremmo celebrare quello che è stato dell'uomo, a prescindere da quanto abbia fatto in grande. Vale per tutti ovviamente, vale per il buon Stan.

Un padre, uno zio amorevole, uno di quelli che ha insegnato a leggere, seppur indirettamente, questa penna che ora vi scrive assieme ad altri grandi maestri dell'avventura e della narrativa, che fosse la tradizionale o quella fumettistica. Non avevo dedicato più di qualche riga a Stan Lee quando venne il tempo, quel triste 12 novembre. Mi pareva giusto farlo adesso.

Marvel sceglie di celebrare l'autore e, come noi, sceglie di celebrarne le opere, selezionando da quello che è un catalogo vasto come i poteri dei celestiali, alcune storie a dir poco intramontabili, con una certa fascinazione peraltro, scegliendo non solo immutabili classici consegnati alla storia del fumetto, ma anche qualcosa di più ardimentoso dal punto di vista narrativo e, forse, molto meno noto.

Ne conseguono due volumi dedicati al Sorridente, figli di un unico progetto, che propone fondamentalmente quasi le stesse storie, solo a due prezzi diversi, con una tiratura ed un formato diverso, e con il chiaro intento di non negare l'acquisto anche a chi, magari più giovane, è più abituato al formato da fumetteria/edicola che a quello da libreria.

Parliamo quindi di Stan Lee - Una vita di meraviglie (ovvero il volume più economico e con meno storie) e il più corposo e cartonato Stan Lee - L'uomo delle meraviglie, con in più alcune pagine celebrative per le varie storie, firmate dagli attuali editor in seno a Panini Comics Italia, utili soprattutto a dare contesto a chi magari è a digiuno della Marvel delle origini. Poche chiacchiere, tante storie, tanta avventura, tanti racconti diversi con protagonisti alcuni dei personaggi più iconici di Stan, con una selezione che sceglie – a nostro giudizio sapientemente – di concentrarsi sulla produzione che va dal '61 al '64, senza ovviamente glissare momenti intensi come la nascita dei Fantastici Quattro o quella di Spider-Man.

Noi di Tom's abbiamo deciso di dedicarci squisitamente al volume più ricco e corposo, ovvero il cartonato “Stan Lee - L'uomo delle meraviglie”, già disponibile al prezzo di 25 euro e contenente ben 17 storie. L'altro, “Una vita di meraviglie”, resta comunque consigliatissimo a chi non abbia la pretesa di un volume in gran formato o magari non abbia voglia di spendere troppo per un acquisto a fumetti, visto il certamente più appetibile prezzo di appena 9,90 euro.

Il volume, le storie, La Storia

Come detto la selezione delle storie ci è sembrata abbastanza calzante, e punta a gettare uno sguardo su quelle che sono alcune delle storie più rappresentative di Stan Lee. Ad aprire il volume è un trittico di storie brevi che racconta lo Stan Lee prima dei supereroi Marvel, ovvero quando si destreggiava con ogni tipo di racconto a seconda di quelle che erano le esigenze del tempo per portarsi la paga a casa. Si passa quindi dalla storia “Il Licantropo” del '53, alla fantascienza di “Dove vanno i fantasmi”, sino alla storia di amore giovanile di "L'Adolescente". Tre racconti brevi, senza protagonisti fissi, e forse la principale e più interessante aggiunta rispetto al volume più piccolo pubblicato in memoria dell'autore.

Grazie a questi tre veloci guizzi di narrativa, si può infatti apprezzare l'estro ingegnoso di Lee, che seppur giovane e praticamente esordiente, all'epoca era in grado di destreggiarsi in qualunque tipo di sceneggiatura, creando per altro anche notevole interesse nel lettore, spesso con situazioni messe in discussione proprio in chiusura di racconto, con un climax spiazzante ma appagante.

A seguire non poteva ovviamente mancare “I Fantastici Quattro” storia che inaugurò la prima super-famiglia del mondo del fumetto, sull'ormai storico albo “Fantastic Four 1” del 1961, disegnato per altro da un mostruoso Jack Kirby e nato su spinta di Martin Goodman (per altro zio di Lee) per contrastare il successo che la DC Comics stava riscuotendo con la sua Justice League.

Da qui si gettarono le basi per quella che oggi conosciamo come la Marvel, ridando per altro lustro alla carriera di un artista che, già nel '61, aveva sulle spalle tantissime sceneggiature nel mondo del fumetto, relegate però ai generi horror e sci-fi che erano stati in voga negli anni '50 e primi '60. Furono proprio i supereroi a riportare alla luce l'amore di Lee per la sceneggiatura, e fondamentale in tal senso fu la moglie di Stan, che all'epoca gli consigliò di cimentarsi ancora una volta nel fumetto prima di abbandonare del tutto la professione.

Nacque quindi la passione di Stan Lee per i supereroi, che portò già solo nell'anno successivo alla nascita dei Fab 4, ovvero nel 1962, alla genesi di Thor, Hulk e soprattutto Spider-Man che vedrà la luce sul leggendario “Amazing Fantasy 15” con la storia “Spider-Man!”, la quinta dell'ottima proposta editoriale di questo volume. Su disegni di Steve Ditko con, secondo gli annali, un apporto minimo di Jack Kirby, che assieme a Lee è certamente imputabile come il co-creatore di tutto quello che era all'epoca il mondo dei supereroi Marvel.

Fa specie rileggere oggi quella storia dedicata a Spidey, e riscoprire come sia essenziale e perfetta (appena 11 pagine), a dir poco seminale nella concezione di una “storia delle origini”, tanto da essere stata poi ripresa, copiata e persino parodiata un innumerevoli volte nel corso degli anni.

L'anno dopo il successo di Lee cominciava già a lievitare, e la tiratura esaurita di Spidey (che per altro proprio non convinceva la Timely dell'epoca) portò il Sorridente a voler approfondire la questione topica dei “supereroi con superproblemi”. Nel 1963 nasce quindi, insieme al Re Jack Kirby, il fumetto sui reietti per eccellenza: i mutanti. X-Men numero 1 esordisce come testata con una storia omonima, presentando al mondo una grande innovazione del fumetto di Lee, quello di parlare del tema razziale senza dover avere il timore di parlare effettivamente di razze.

Non bianchi e neri, ma “sapiens e superior”. Gli esseri umani di tutti i giorni che ghettizzano i mutanti, nonostante questi non desiderino altro che una coesistenza pacifica, nonostante la minaccia di Magneto, che poi nel tempo diventerà non solo un villain a tutto tondo, ma anche uno stigma fumettistico al tema dell'antisemitismo. Un fumetto straordinario, che purtroppo all'epoca non convinse appieno e che dovette aspettare oltre un decennio prima di divenire un cult grazie alla lunga ed eccezionale restaurazione di Chris Claremont ma questa, come si suol dire, è un'altra storia.

Nel 1963 è la volta dei Vendicatori, quella che era la tanto attesa (da Goodman) risposta al supergruppo DC, e per l'occasione fu tirato fuori (dal ghiaccio) il personaggio di Capitan America su cui Lee aveva, per altro, già lavorato quasi agli esordi della sua carriera, senza però particolari pregi. “Capitan America si unisce ai… Vendicatori!”, con disegni di Jack Kirby è la settima storia dell'albo ma è forse una delle più importanti del pacchetto del volume, essendo ancora oggi considerata la vera svolta dell'epoca per Lee e Kirby, che confezionano un albo divertente, dinamico, ricchissimo di azione, riportando in auge un personaggio dimenticato della Seconda Guerra Mondiale (che lo stesso Kirby aveva creato assieme a Joe Simon) e infrangendo i record di vendite della concorrenza.

Salto in avanti al 1966, ed è la volta di Thor. Come detto l'eroe venne già creato nel 1962, ma questa storia sceglie di presentarci un eroe in media-res quando, all'epoca, era legato alla figura del Dottor Donald Blake, alter ego del Tonante qui riportato su carta da delle matite eccezionali opera di un Kirby in forma a dir poco smagliante. Non il Thor divino, ma quello più concretamente umano.

Seguono nell'albo “Che ci sia… la vita!” e “Andiamo a sceneggiar”, rispettivamente un annual dei Fab 4 e una breve storia di appendice tratta anch'essa dall'annual dedicato a Spider-Man. Se quest'ultima è più che altro una breve e divertente parentesi su quello che era lo stile (ma soprattutto la filosofia) della Marvel dell'epoca, è la prima storia a catturare maggiormente l'attenzione e il cuore del lettore. “Che ci sia... la vita!” è infatti uno spaccato drammatico e tecnicamente eccelso dei Fantastici Quattro post-origini. In quello che era un ciclo di storie a dir poco eccezionale, specie in raffronto al racconto di genesi pure presente nell'albo, e che ben rappresenta non solo la maturazione autoriale di Lee e Kirby, ma soprattutto la maturazione nelle tematiche Marvel, che ad appena 3 anni dall'esordio ha portato ad una cesellatura tale della “super famiglia” da abbandonare ogni tema scanzonato in favore di quello che fu un ciclo di storie ancora oggi amatissimo e ammirevole. Questa, in particolare, è forse una delle migliori di quello che fu un momento storico eccezionale.

A seguire nell'albo troviamo anche Daredevil, qui con la storia “Prendi la mano, fratello!”, dal numero 47 della serie regolare, è una storia disegnata con perizia da Gene Colan. Una storia che, col tempo, è diventata particolarmente rappresentativa del Diavolo di Hell's Kitchen, seppur con gli anni si tenda a ricordare il Diavolo più grazie al lavoro "pulp" di un'altra stella del fumetto, ovvero Frank Miller, che per le storie delle origini.

Eppure "Prendi la mano, fratello!" riusciva già a rappresentare benissimo la dualità di Matt Murdock, giustiziere e avvocato. Forse la più sorprendente dell'albo, nella sua volontà non di raccontare le origini, ma nella sua voglia di mostrare l'abilità di Lee (e della Marvel d'epoca) di ricollegarsi al mondo reale, affrontando attraverso i fumetti i temi dell'attualità americana. In questo caso, l'assistito di Murdock è un reduce della Guerra del Vietnam, la cui difficile reintegrazione sociale è stata al centro di buona parte della politica americana dell'epoca, incapace di riformarsi in supporto di quei soldati, prima celebrati come eroi, poi disprezzati e ghettizzati, come per altro ben raccontato dal cult movie “Rambo”.

Dici “Stan Lee”, e ovviamente non può mancare Silver Surfer, scintillante e potente araldo di Galactus a cui il Sorridente ha dedicato tante attenzioni nonostante la creazione sia accreditata al solo Kirby, che fece esordire l'araldo sul numero 48 dell'originale serie dei Fab Four (era il '66). “Chi piangerà per lui?” su disegni di John Buscema racconta del periodo che Silver Surfer passò sulla Terra dopo essersi ribellato a Galactus. Alla stregua degli X-Men, lo scintillante surfista viene guardato con sospetto dalla razza umana, che lo considera un pericoloso diverso, evitandolo e desiderando di scacciarlo di nuovo nello spazio in cui, tuttavia, non può fare ritorno. Ne nasce una storia drammatica, molto personale e profonda, alla scoperta del lato più umano di un personaggio che, vuoi per l'aspetto, vuoi per la sua configurazione “spaziale” (all'epoca non popolare come oggi) faticava a trovare uno spazio preciso nella narrativa Marvel se non, appunto, come fiero protettore del Divoratore di Mondi. Lee, più tardi, confezionerà assieme all'arte di Moebius un altro grande racconto dedicato a Surfer, ovvero il bellissimo “Parabola”, una straordinaria storia di emancipazione e speranza, per altro resa visivamente potente dal tratto di un Mostro Sacro del fumetto mondiale come Moebius, che con il suo Incal (solo per citare il lavoro più noto) riscrisse il codice del fumetto di fantascienza, in un'opera ancora moderna e visionaria.

Notevole a questo punto del volume l'inserimento del trittico di storie di Spidey “E adesso… Goblin!”, “Nella morsa di Goblin!” e “La fine di Goblin!”. Tris di storie disegnate da Gil Kane in cui nel pieno della sua maturità, Lee sceneggia la lunga e tragica storia del rapporto tra Peter e Harry Osborn, vittima dello spettro della tossicodipendenza. Tra la crisi della relazione com Mary Jane e il ritorno del Goblin Norman Osborn, questo trio è forse uno dei momenti più belli e importanti del passato dell'Uomo Ragno, complice una maturità ed una drammaticità che persino la Marvel non osò “tagliare” visto l'allora vigente codice di ferro della Comics Code Authority, che obbligava le pubblicazioni a fumetti americane in nome di una certa morsa censoria. La Marvel se ne infischiò, consegnando alla storia forse uno dei migliori Stan Lee di sempre.

Chiudono il volume le due storie più recenti del pacchetto, targate addirittura 2006 e 2014. Con “Stan Lee incontra lo Stupefacente Uomo Ragno” e “Capitan America sventa la vendetta del traditore”, ci viene proposta la produzione più recente dell'autore, ed entrambe le storie hanno la loro da dire in merito sebbene, a nostro giudizio, la seconda sia molto più “poetica” e importante. La prima, come intuibile, è una storia divertente e quasi farsesca che racconta dell'incontro da Lee e Spidey, in cui il Tessiragnatele si troverà a confidarsi con “suo padre” in merito al proprio senso come eroe ed al proprio futuro.

La seconda, disegnata da Bruce Timm, è invece la riproposizione dell'omonima storia del 1941 che segnò il debutto di Lee nel mondo dei supereroi, che avvenne proprio con una storia di Cap, che sancì anche la nascita del nome d'arte dell'autore, all'epoca convinto che il suo vero nome sarebbe dovuto essere preservato per qualcosa di “più importante”. Si tratta di una storia in prosa, più importante per il suo valore storico che narrativo, brillantemente riportata in vita da un ottimo Bruce Timm, in concomitanza di quella che fu la serie di celebrazioni che la Marvel mise in piedi per i suoi 75 anni di pubblicazioni.