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Red Room: The Antisocial Network, recensione: uno splatterpunk ingiustificato

Red Room: The Antisocial Network raccoglie i primi numeri della serie a fumetti splatterpunk di Ed Piskor, edita in Italia da Panini Comics.

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a cura di Rossana Barbagallo

In sintesi

Pubblicata da Panini Comics, la raccolta dei primi numeri di Red Room: The Antisocial Network, la serie a fumetti splatterpunk di Ed Piskor.

Una “stanza” in cui tutto è lecito: una Red Room, quella che da il titolo alla serie a fumetti di Ed Piskor, dove è possibile fare dei corpi umani tutto ciò che si vuole, trasmettendo online la propria “opera” in diretta streaming. Nelle intenzioni, la controversa raccolta torture porn e splatterpunk di Piskor pubblicata da Panini Comics potrebbe avere degli spunti di riflessione profondissimi, una visione cinica e disillusa delle logiche che sottendono ai social network e al business dietro i contenuti online. Tuttavia, nell’esecuzione, Red Room: The Antisocial Network manca totalmente il bersaglio e si presenta come un’occasione persa. Una avvertenza per i lettori: questo graphic novel contiene contenuti estremamente violenti e non adatti a un pubblico sensibile.

La stanza rossa

Dark web. La zona più oscura di internet, dove è possibile trovare di tutto. Anche snuff movie trasmessi in diretta. Nelle cavità più buie del web, esiste infatti un business di contenuti streaming che mostrano torture, evisceramenti e mutilazioni ai danni di altri individui: un giro d’affari gestito da vere e proprie aziende a conduzione familiare, come la Pentagram Productions, e sostenuto da spettatori paganti che sganciano i loro bitcoin. Nessuno conosce le vere identità di questi magnati della depravazione estrema, che riescono a eludere la legge e corrompere le autorità quasi senza sforzo alcuno. Una cosa tuttavia è certa: chi finisce nella loro rete, non ha via di fuga. Nemmeno gli spettatori che trovano in questi video una nuova dipendenza.

Un po’ Hostel di Eli Roth, dove però sono addirittura i torturatori a essere pagati (e in maniera profumata); un po’ l’immaginario OnlyFans del torture porn, in cui il pubblico sostiene con vere e proprie donazioni il disgustoso operato delle “star” (alla stregua di influencer) che lavorano in questo settore. Red Room: The Antisocial Network è una finestra spalancata su un mondo di violenza e depravazione che ha trovato la sua raison d'être nelle possibilità tecnologiche messe a disposizione da internet, ma anche nel gusto portato agli eccessi di un pubblico che, probabilmente assuefatto alle ormai sdoganate immagini di violenza, cerca l’estremo, il gore nella sua ultima accezione possibile. E in questo, viene supportato da mezzi leciti quali ad esempio i pagamenti irrintracciabili in bitcoin.

La mercificazione dei corpi all’ennesima potenza; l’utilizzo di internet da parte di individui degenerati il cui scopo è procurare la sofferenza altrui o assistervi; addirittura la community che tali individui possono trovare o costruire sul web; la corruzione delle istituzioni. Di realtà da denunciare, anche attraverso una satira estrema, ce ne sarebbero a iosa in Red Room: The Antisocial Network. Ma la verità è che questo sostrato di brutture sociali viene adombrato da quella che sembra la mera volontà dell’autore di scioccare, mettere a disagio fino al limite ultimo, scuotere fino al midollo attraverso immagini di mostruosità umane che solo le menti più perverse potrebbero immaginare.

A vulgar display of power”, un volgare sfoggio di potere da parte di Ed Piskor che, non dimentichiamo, è autore delle serie di successo Hip Hop Family Tree e X-Men: Grand Design. Non un fumettista qualunque o alle prime armi, quindi, ma uno dal talento comprovato che risulta evidente anche in Red Room: The Antisocial Network, limitandosi tuttavia a mostrare solo questo. Quasi un’ostentazione fatta per dire “io posso e lo faccio”, per mezzo di immagini splatterpunk fatte di sevizie ed evisceramenti così brutali che forse persino i più assidui frequentatori del genere digeriranno a fatica. Con buona pace di quella che avrebbe potuto essere una più articolata e matura critica alle logiche di business odierne, legate ai contenuti diffusi online, capaci spesso di obnubilare le menti dei fruitori mentre si ingrassano le tasche di social network e investitori. Senza necessariamente utilizzare sequenze tanto splatter e dettagliate, ché a sconquassare i lettori si riesce anche attraverso semplici evocazioni e allusioni.

Red Room: The Antisocial Network in definitiva

Quella contenuta nel volume Panini Comics è la raccolta dei primi 4 numeri di Red Room: The Antisocial Network e, come anticipato dallo stesso Ed Piskor, vi saranno altri fumetti in arrivo per la serie. All’autore non si può negare il merito di aver saputo costruire finora un’opera dal world building articolato, visibile in questo primo volume grazie alla sequenza di racconti, ciascuno con protagonisti e situazioni differenti, legati dal fil rouge delle red room (scusate il gioco di parole!). Tutti (o quasi) i personaggi incontrati finora hanno un ruolo nel mondo creato da Piskor, che sottintende una rete più vasta, giochi di potere, tradimenti e indagini che non possono esaurirsi con questa prima sessione di racconti.

In Red Room: The Antisocial Network non c’è infatti, almeno per ora, quella che potrebbe essere una morale positiva, qualcosa che legittimi a favore della giustizia un tale sfoggio di violenza e depravazione. Il crimine paga (tanto), le vittime soffrono (anche di più) e tutti i giocatori che hanno preso parte a questo disumano divertissement estremo ne escono puliti e soddisfatti. Insomma, per il momento la serie a fumetti di Ed Piskor in questa raccolta sembra essere tanto splatter e brutale per una violenza grafica fine a sé stessa.

Le abominevoli pratiche sono illustrate dall’autore con uno stile quasi caricaturale, che tuttavia non deprezza le immagini della loro carica sconvolgente, poiché attraverso il bianco e nero, le mezzetinte e i retini, esse acquisiscono un impulso orrorifico maggiore che se fossero state colorate. Quello di Ed Piskor è un talento solido e innegabile, perfetto per opere underground (o “illegali”, come da lui stesso definite), espresso per mezzo di immagini cariche di potenza ed energia. Tuttavia in Red Room: The Antisocial Network sembra esserci solo questo: un gran talento andato sprecato a favore di una narrazione tesa al mero sconvolgimento.

Voto Recensione di Red Room: The Antisocial Network



Voto Finale

Il Verdetto di Tom's Hardware

Pro

  • - Il talento grafico di Ed Piskor è solido e stupefacente...

  • - ...perfetto per un'opera underground come questa;

  • - Una base interessante per spunti riflessivi e critiche sociali importanti...

Contro

  • - ...che non vengono però mai sviluppati;

  • - Violenza e gore estremi e fini a sé stessi;

  • - Più uno sfoggio d'arte, che un'opera con qualcosa da dire

Commento

“A vulgar display of power”, un volgare sfoggio di potere da parte di Ed Piskor che, non dimentichiamo, è autore delle serie di successo Hip Hop Family Tree e X-Men: Grand Design. Non un fumettista qualunque o alle prime armi, quindi, ma uno dal talento comprovato che risulta evidente anche in Red Room: The Antisocial Network, limitandosi tuttavia a mostrare questo. Quasi un’ostentazione fatta per dire “io posso e lo faccio”, per mezzo di immagini splatterpunk fatte di sevizie ed evisceramenti così brutali che forse persino i più assidui frequentatori del genere digeriranno a fatica. Con buona pace di quella che avrebbe potuto essere una più articolata e matura critica alle logiche di business odierne, legate ai contenuti diffusi online, capaci spesso di obnubilare le menti dei fruitori mentre si ingrassano le tasche di social network e investitori. Senza necessariamente utilizzare sequenze tanto splatter e dettagliate, ché a sconquassare i lettori si riesce anche attraverso semplici evocazioni e allusioni.

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