Scatola Nera la serie TV: intervista a Roberto Bosatra ed Elia Castangia

Scatola Nera: in occasione della première per la stampa della nuova serie TV Amazon di produzione italiana abbiamo a intervistato Roberto Bosatra (produzione) ed Elia Castangia (regia).

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a cura di Mauro Monti

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La serie TV Scatola Nera è da poco entrata nel catalogo di Amazon Prime Video che - dopo aver proposto negli scorsi mesi  Made in Italy - la prima serie TV italiana arrivata in anteprima su Prime rispetto ai canali tradizionali generalisti - ha deciso di puntare nuovamente su un prodotto italiano al 100% dando un segnale forte al mercato sullo stato di salute del mondo "serie TV" nostrano. La Scatola Nera – progetto prodotto da Roberto Bosatra / ZEN Europe, scritto insieme a Alessandro Betti e Elia Castangia – si è rivelata un' opera sicuramente originale per genere e approccio ed in occasione della première per la stampa abbiamo avuto l'occasione di parlare del prodotto nello specifico e dell'attuale situazione del mercato italiano in generale con Roberto Bosatra ed Elia Castangia.

Roberto Bosatra - produttore di Zen Europe

Iniziamo con la domanda "fondamentale"; come è nata l'idea / esigenza di mettere mano al portafogli e decidere di realizzare una serie TV in in mercato come quello italiano dove avventurarsi in questo contesto è decisamente una decisione perigliosa e "pericolosa"?

Nel corso di 20 anni di esperienza nella produzione televisiva ho avuto modo di entrare in contatto con risorse dalle spiccate qualità creative, artistiche e realizzative. La mia convinzione che racchiuderle in un unico progetto potesse portare all’obiettivo finale, vale a dire la sua distribuzione, è sempre stata solida e inamovibile. Finanziare un progetto vuol dire sicuramente correre un rischio ma anche difendere in completa autonomia l’idea originale, i suoi contenuti e i suoi interpreti. Francamente penso che la decisione di affrontare personalmente questa scommessa sia stata aiutata dalla situazione dell’attuale mercato, un mercato che ha visto nel corso degli ultimi anni, con l’avvento di importanti player digitali, moltiplicarsi i possibili interlocutori cui proporre progetti di serialità come Scatola Nera.

Il tema della produzione come è nato? Quale la scintilla che vi ha fatto decidere di provare proprio con un prodotto come una crime comedy?

Io, Elia Castangia e Alessandro Betti abbiamo pensato a quanto ci incuriosiva e divertiva raccontare la doppia inevitabile faccia dell’attore, portato a recitare un personaggio sul palco in contrapposizione con quanto vissuto nella vita reale. E nella vita reale ciascuno di noi ha delle zone d’ombra che spesso non ama condividere con gli altri, ombre che vivono latenti in noi in attesa di manifestarsi quando meno te lo aspetti. Comedy, drama e, a volte, crime si mescolano in modo naturale nella vita quotidiana, così come abbiamo cercato di raccontare nella serie

Amazon Prime Video. Come siete arrivati a questa piattaforma di streaming?

Il primo contatto è stato via mail con l’invio di una presentazione di Scatola Nera in cui si alternavano schede descrittive a trailer della serie. E Amazon Prime Video ci ha semplicemente risposto invitandoci ad un incontro.

Il mercato delle serie TV in Italia ed all'estero. Da insider puoi darci qualche commento sulle differenze e sulle possibilità che può avere una produzione italiana? La diffusione e la crescita delle piattaforme di streaming è una opportunità reale per chi vuole produrre contenuti?

Fino a poco tempo fa, le serie Tv in Italia nascevano destinate ai maggiori broadcaster televisivi, di fatto gli unici player del mercato. Spesso gli argomenti trattati dovevano scontrarsi con un politically correct che andasse a soddisfare il maggior numero di telespettatori. In questa fase si perdeva talvolta in freschezza e originalità del contenuto per il quale la parte rassicurante soffocava la parte più realistica, aderente la realtà, del racconto. Con l’avvento delle piattaforme streaming creatività e scrittura hanno avuto modo di esprimersi con più libertà dando al prodotto forza e personalità. E’ evidente che il mercato italiano, seppur con alcune eccezioni, fatica a competere con quello anglosassone nel quale, per mezzi, lingua e numeri, la facilità di esportazione del prodotto appare ancora inarrivabile. Ma è altrettanto vero che lo scenario attuale offre ai produttori di contenuti la possibilità di presentare i propri progetti a più soggetti e dunque avere più opportunità di realizzarli.

Verso quale tipologia di spettatore si propone "Scatola Nera"?

Penso che la serie sia destinata a un pubblico che ama l’evoluzione e la scoperta graduale dei personaggi oltre che all’evoluzione della storia. Non so se questa caratteristica sia riconducibile a una tipologia di spettatore, mi piace pensare che la serie possa coinvolgere in senso trasversale, per età e gusto, il pubblico.

Quando si visiona un prodotto è automatico creare dei collegamenti o fare dei paragoni con altre produzioni già presenti sul mercato. Nel vostro caso quali ritieni possano essere delle serie TV affini o "competitor" del vostro lavoro? Se fossi tu a dover compilare la lista "consigliato per te" che spesso viene proposta dalle piattaforme di streaming in base ai gusti ed alle visioni fatte da un utente a chi proporresti "Scatola Nera"?

Scatola Nera per la sua genesi creativa e produttiva rappresenta un caso a . Qualsiasi paragone o confronto rischierebbe di sembrare presuntuoso.

Come dicevo sopra consiglierei Scatola Nera a quegli utenti che amano entrare gradualmente in una storia e nella scoperta dei suoi protagonisti, come pure a quelli che sanno apprezzare un prodotto raffinato dal punto di vista estetico e tematico, con un chiaro appeal narrativo glocal che reinterpreta la tradizione e lo spirito italiano di fare cinema

Finita "Scatola nera", c’è un altro progetto in cantiere o in preparazione? Puoi dirci già qualcosa in merito?

Siamo in fase di scrittura di due progetti che inizieremo a presentare a breve. Due progetti assai differenti tra loro: il primo è una serie crime, il cui titolo è MAGMA, ambientata sull’isola di Stromboli. Il secondo è una serie puramente comedy sulla vita di coppia

Elia Castangia - regista

"Scatola nera". Senza fare spoiler cosa puoi dirci sul legame fra il titolo della produzione ed il contenuto della serie TV?

“Scatola nera” ha tre livelli di significato all’interno della serie. Il primo riguarda la parte teatrale, dato che quando un teatro viene messo a disposizione di una compagnia viene consegnato vuoto, una scatola nera, appunto, da riempire con le scene, da illuminare, che prende forma con l’opera. Il secondo livello è quello relativo ai segreti dei nostri protagonisti: ognuno di loro entra nel casale portandosi dietro il suo vissuto, i comportamenti e le relazioni tra loro sono determinati dai segreti che tentano, invano, di nascondere. Il terzo significato ha invece a che fare con un elemento di racconto della parte crime, sul quale non dico altro per evitare di svelare troppo.

Il cast alterna nomi già noti ad assolute new entry. Cosa puoi raccontarci sulla selezione degli attori?

Il cast è stato composto a partire dal nucleo di artisti che hanno collaborato con Roberto per anni. Con Alessandro Betti abbiamo anche scritto insieme la sceneggiatura, il suo Tobia ha il carisma e le ombre di un uomo esperto, rotto a tutto. Marta Zoboli era perfetta per il ruolo di Marta, per la sua capacità di essere intensa anche in un ruolo frivolo e naif come quello dell’attrice senza futuro. Inoltre Marta ci ha regalato un personaggio, quello della segretaria sul palco della commedia, incontenibile ed esilarante. Antonio Ornano ed Enzo Paci si conoscono da anni, sono entrambi genovesi, hanno una chimica nella realtà che ben si prestava alla rappresentazione di quel duo scalcagnato che si muove per il casale tra un inciampo e l’altro. Ilaria Serantoni e Luca Cesa li conoscevo per via di un precedente lavoro fatto assieme, sono giovani e preparati, con un che di sfuggente che ben si addice ai loro ruoli nella serie. Marial Bajma Riva ha dei tratti aristocratici che la rendono un elemento quasi alieno nella compagnia, ad arricchire il bouquet di personalità in conflitto, Chiara è quel personaggio che ti fa venir voglia di rivedere le sue scene, quando hai capito meglio chi è. Marta Dalla Via è un’intuizione di Roberto, che l’ha vista a teatro proprio mentre facevamo i casting di Monica.

Ogni progetto ha dei momenti "alti" ed altri di "assoluto sconforto"... puoi raccontarci qualche aneddoto su entrambe le situazioni? Un momento nel quale avete percepito la massima esaltazione e quello in cui avete pensato "ma chi ce lo ha fatto fare”?

Bella domanda… onestamente il momento “ma chi ce lo ha fatto fare?” per me non è mai arrivato. Abbiamo condiviso il periodo di riprese con una troupe rodata negli anni, un gruppo di amici in senso letterale, dove i ruoli non contavano se non nella loro utilità per la gestione del progetto. Operatori, truccatrici, costumiste, scenografe, tecnici... erano coinvolti in un progetto condiviso che hanno sostenuto e impreziosito ognuno col suo contributo professionale e umano. Se devo citare qualche momento “alto” in particolare mi vengono in mente alcune scene dove l’interpretazione degli attori ha conquistato tutto il set, forse è in quei momenti che Scatola nera mi è sembrato potesse trovare il suo pieno compimento.

Il primo episodio di una serie TV ha l'enorme compito di incuriosire, interessare e tenere "agganciato" lo spettatore alla serie TV spingendolo a visionare gli episodi successivi. Quali elementi avete voluto inserire nel "pilota" per attirare al meglio l'attenzione del pubblico?

L’idea era quella di seminare parte dei segreti di ognuno dei protagonisti, in modo che si potesse intuire il loro lato nascosto, ma senza dare dei punti di riferimento troppo precisi. A livello di struttura abbiamo puntato sulla sovrapposizione di inizio (l’ingresso del casale) e fine (la prima dello spettacolo), con la sparizione, nel frattempo, di uno dei membri del cast. Su un livello temporale otto esseri umani, con le rispettive “scatole nere”, i caratteri egocentrici, le acredini pregresse, che si trovano costretti a una vicinanza insopportabile, sull’altro quelle stesse persone, le cui dinamiche interne sono chiaramente evolute nel corso dei dieci giorni intercorsi, costretti alla prima senza la loro regista.

Passando ai due episodi che abbiamo potuto visionare, abbiamo osservato - più nel sesto episodio che nel primo - un uso dell'inquadratura e della messa a fuoco ricercato (personaggi non sempre in mezzo all'inquadratura, corpi in primo piano molto sfocati, soprattutto nel confronto tra personaggi). E' una scelta stilistica assolutamente poco comune della seriale televisiva, ma saremmo curiosi di saper se nasconde anche altro - magari a livello narrativo.

La scelta è primariamente estetica, è uno stile che abbiamo immaginato con Davide Crippa (il direttore della fotografia) per dare rilevanza all'architettura (il casale in fondo è il nono protagonista della serie) e indirizzare lo sguardo dello spettatore costringendolo a zone del fotogramma non abituali. È una tecnica complessa e che richiede una cura particolare, ma il reparto macchina era straordinariamente affidabile e ci ha permesso di lavorare comunque ai necessari ritmi.

Gli episodi sono stati presentati come incentrati su un singolo personaggio "principale": in realtà, ho notato diverse scene che non riguardano il singolo personaggio ma anche avvenimenti - apparentemente - distanti dal personaggio "Scelto". Ho mancato di cogliere io i riferimenti o è comunque desiderio di dare spazio anche ad altre vicende per disegnare i personaggi "principali" del singolo episodio con il confronto degli altri?

Ognuno dei protagonisti vive il momento chiave della sua storia personale in uno degli otto episodi, che abbiamo scelto di titolare con i rispettivi nomi propri. Chiaramente nessuno di loro è un’isola, e il gruppo prende il suo spazio, in una serie di sottotrame che alla fine hanno comunque un effetto su ognuno degli abitanti del casale. Questo tema dei punti di vista e del loro effetto sulle dinamiche di un gruppo sarà al centro in modo ancora più evidente nella seconda stagione.

Le due puntate viste hanno diverse digressioni temporali tra il passato (la preparazione della messa in scena dello spettacolo teatrale) e la (presumo) prima dello spettacolo stesso. Il montaggio è stato - quindi - sicuramente una fase determinante della costruzione della narrazione di tutta la serie. Ci vuoi raccontare questo aspetto?

Il montaggio è stato un vero e proprio momento di scrittura. I copioni sono serviti come riferimento per la messa in fila, dopodiché assieme al montatore, Leonardo Moschetta, ce ne siamo liberati e abbiamo cercato di sottolineare il più possibile le convergenze tra le due linee temporali, anche a livello di raccordo visivo tra un mondo e l’altro, a sottolinearne la contiguità. Un terzo livello, nato in montaggio, è quello dei micro flash-forward, che hanno la funzione di anticipare lo sviluppo crime della serie, senza accelerarne l’ingresso, lasciando spazio, inizialmente, all’incontro con i caratteri della comitiva.
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