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Secchan, recensione: essere dalla parte del giusto

La nostra recensione di Secchan, volume autoconclusivo scritto e disegnato da Tomoko Oshima edito da J-POP.

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Avatar di Beatrice Villa

a cura di Beatrice Villa

Pubblicato il 28/04/2022 alle 10:00

Secchan è uno dei manga che furono annunciati da J-POP a Lucca Comics and Games 2021. Si tratta di un volume autoconclusivo, scritto e disegnato da Tomoko Oshima. Un volume profondamente malinconico, ambiento nel Giappone post Fukushima, nel quale prendono vita i movimenti studenteschi e dove si respira un clima di tensione e di rabbia verso un governo che non riesce a mantenere le promesse fatte. In una Tokyo scossa dal terrore si intreccia il destino di due studenti universitari: Secchan e Akkun, due coetanei le cui vite non potrebbero essere più agli antipodi ma che trovano nell’altro ciò che a loro manca. Due vite che si intrecciano le loro, che si mescolano fino a dare vita a qualcosa di speciale, che però non sarà destinato a durare.

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Secchan era una studentessa universitaria che nel soleggiato pomeriggio di domenica xx/xx/20xx fu freddata da tre colpi di fucile. Con lei persero la vita altri quattro onesti cittadini. […] In ogni caso Secchan era al limite e forse l’universo le ha offerto una via d’uscita.

Secchan: due vite che collimano al momento giusto

Lo sfondo su cui nasce Secchan è quello del Giappone post-Fukushima che sta ancora scontando il prezzo dello scoppio della centrale nucleare del marzo del 2011. Una catastrofe che mise in ginocchio il Paese del Sol Levante, distruggendo cinquecento chilometri di costa e centoventimila edifici, provocando più di quindicimila morti e ottomila dispersi, centocinquantamila persone rimasero senza una casa, quattromila strade furono devastate, settantuno ponti distrutti e cinquecento ottantamila residenti furono evacuati. Lo scoppio della centrale innescò soprattutto una crisi interna e dissensi che non sarebbe stato facile appianare.

La società civile giapponese venne infatti scossa da un attivismo mosso non solo dalla crescente preoccupazione verso l’ambiente e la salute, ma anche dallo scetticismo delle istituzioni a causa dell’operato poco chiaro con il quale il governo affrontò la crisi, senza contare la scarsità di informazioni fornite sulle reali condizioni della centrale e le conseguenze del disastro. È in questa situazione che nel Giappone post-Fukushima nacquero alcuni gruppi studenteschi che all’inizio parteciparono attivamente e pacificamente al dissenso comune contro il governo, prima di perdere il controllo e creare una situazione di terrore nella quale gli attentati furono all’ordine del giorno e in cui nessuno era più al sicuro. È proprio sullo sfondo del terrorismo e delle preoccupazioni sul nucleare post-Fukushima, che prende vita questo manga.

La storia ruota attorno a due ragazzi, a prima vista agli antipodi, ma che non potrebbero essere più uguali sotto un punto di vista. Secchan, come suggerisce il nome, (il carattere SE proviene infatti dalla parola sesso) è una ragazza apatica e disinteressata che intrattiene diversi rapporti sessuali occasionali con i suoi coetanei, mentre Akkun è un ragazzo privo di empatia e l'unico evento significativo della sua vita è l’avere ritrovato il cadavere di una sua coetanea. La sua unica preoccupazione è stare dalla parte del giusto. Ha una ragazza, va bene a scuola e si sente realizzato. Non ha bisogno di nient’altro. Sembra essere privo di emozioni, un po’ come Secchan, la quale non riesce a comprendere perché dovrebbe cambiare o affezionarsi agli uomini con cui va a letto. Non le importa di avere una relazione. Non fa per lei.

Il tempo passa e i due ragazzi diventano studenti universitari. Nulla apparentemente è cambiato quando le loro vite si incrociano eppure, queste due persone, trovano nell’altro l’unica persona in grado di capirli veramente, di pensare allo stesso modo. Si completano a vicenda. L’unica cosa che è cambiata è l’ambiente circostante, dove ormai è possibile perdere la vita anche solo camminando per strada. Il Giappone è in subbuglio, i movimenti studenteschi sono all’apice, ma sia Secchan che Akkun sembrano vivere all’interno di una bolla protetta da quello che accade all’esterno. Possono continuare a vivere come hanno sempre fatto perché sono entrambi dalla parte del giusto. Non hanno fatto nulla di male e quindi nulla di male può capitare a loro. Ma quando entrambi decidono di uscire dalla bolla, di deviare dal percorso che hanno seguito per tutta la vita, quello è il momento di fare i conti con ciò che hanno sempre creduto giusto. Ed è allora che le cose cambieranno per sempre.

Secchan: stare dalla parte del giusto

Secchan è una storia intrisa di profonda malinconia e della ricerca costante di un posto a cui appartenere. Ma quando stare dalla parte del giusto non è più abbastanza, che cosa rimane? Che cosa resta quando il mondo intorno a noi inizia a crollare insieme a tutte le nostre certezze? Forse non c’è una parte giusta. Forse siamo semplicemente noi che vogliamo credere che esista per sentirci bene, essere più calmi, per sentirci al sicuro.

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È una storia profonda quella che ci presenta l'autrice, che pone tante domande, alcune delle quali non troveranno risposta. Sembrano alla ricerca perenne di qualcosa Secchan e Akkun, ma fino a quando non è troppo tardi continuano a vivere come hanno sempre fatto, ignorando che tutto intorno a loro sta cambiando velocemente.

È una storia che fa anche un po’ di rabbia. Perché quando finalmente i due ragazzi hanno deciso di uscire dai binari sui quali hanno sempre camminato per tutta la vita, di fare un passo al di fuori di ciò che consideravano la parte del giusto, quindi sicura e tranquilla, che prometteva con un sorriso stampato in viso una vita priva di alcun tipo di preoccupazione, ecco che tutto viene portato via. È bastato un istante, un battito di ciglia: Secchan non c’è più. E allora davvero che significato a stare dalla parte del giusto? Che cosa determina le nostre stesse esistenze?

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Secchan e Akkun avevano appena iniziato a vivere veramente ma è come se avessero dovuto scontare un prezzo per avere sempre ignorato ciò che accadeva intorno a loro, credendo, forse anche innocentemente, che se avessero continuato a stare in piedi sulla linea di confine, nulla sarebbe potuto accadere a loro.

Forse si è arresa perché questo mondo non faceva per lei e pensava che non ci fosse più nulla da fare.

Dice Akkun dopo la morte di Secchan. Non so se sia davvero così. Secchan aveva trovato qualcosa di nuovo, qualcuno con il quale stare veramente bene. Poteva abbandonare il sesso frenetico e quasi compulsivo con degli sconosciuti. Dentro di lei provava dei sentimenti che ancora non riusciva a definire, ma tutto è finito ancora prima di  dare ad essi un senso. È una tragica sorte la loro, ma è anche in questo momento che vediamo Akkun esprimere finalmente delle emozioni: amarezza, dolore, forse un misto di tante cose che prima non erano mai venute a galla.

Il tratto di Tomoko Oshima

I disegni sono decisamente particolari. Dalle linee morbide e delicate, mancano di tutte quelle caratteristiche a cui la lettura dei manga ci ha abituato: gli occhi grandi, il modo di colorare, gli sfondi arricchiti da sbrilluccichii o fronzoli che non appartengono alla realtà. Anche nella parte grafica traspare quella malinconia di cui è impregnata la storia. Il tratto a matita, talvolta calcato altre volte lasciato incompleto. Le tavole risultano pulite, quasi spoglie ma sempre belle, cariche di un’attesa quasi snervante perché sappiamo già come finirà la storia.

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