Star Trek Picard 2: temet nosce

Si è concluso il viaggio di Star Trek Picard 2 su Prime Video: l'ultima frontiera di Jean-Luc Picard è il suo cuore.

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a cura di Manuel Enrico

Cosa rimane a un uomo che ha passato la sua vita a esplorare la galassia? Probabilmente compiere un ultimo, incredibile viaggio, non più rivolgendo lo sguardo verso mondi lontani, ma guardando alla propria anima. Sembra esser questa la cifra emotiva che ha ispirato  Star Trek: Picard 2, la serie di Amazon Prime Video ambientata nell’universo di Star Trek e dedicata a una delle figura chiave del mito della saga di Gene Roddenberry. Se altri titoli del franchise hanno ereditato la sete di curiosità che ha spinto la Federazione a esplorare la galassia, con Picard si è scelto di affrontare una narrazione più intima, sincera, che ha consentito ai fan della serie di conoscere lati ancora ignoti del celebre ufficiale francese.

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Sin dalla sua prima apparizione in Incontro a Fairpoint, primo episodio di The Next Generation, Picard ci è stato presentato come un ufficiale eccellente, ma al contempo un individuo guidato da una ferrea disciplina e da un’emotività contenuta che raramente è emersa. Ci sono volute ben sette stagioni di The Next Generation prima di vederlo sedersi con i suoi ufficiali al tradizionale tavolo del poker settimanale, e le sue rare occasioni di socializzazione mettevano sempre in luce una fatica a relazionarsi con gli altri, per quanto si percepisse questo bisgono. Con questo suo piglio, Picard ha attraversato l’assimilazione dai Borg e la feroce prigionia cardassiana, ma non ha mai mostrato di essere pronto ad affrontare il suo più grande avversario: se stesso.

Star Trek Picard 2: perdonare il passato per vivere il presente

Star Trek Picard, serie che si concluderà come già annunciato con la terza stagione, sembra essere il punto di svolta per il capitano interpretato da Patrick Stewart. Giunto al crepuscolo della propria esistenza, questo solitario eroe della Federazione ha il tempo finalmente di fermarsi e riflettere su ciò che è stato il suo viaggio, non solamente nel cosmo, ma come uomo, come individuo. Il fulcro dell’intera serie è un riconoscere la complessa anima di Picard, una comprensione che richiede non solo di conoscere il passato mai raccontato del capitano, ma soprattutto di offrire a questo uomo travagliato un dono, portato ironicamente dal suo avversario più enigimatico, Q: il perdono e l’accettazione di sè.

Un regalo che viene accompagnato da una perla di saggezza di Q, durante un accorato dialogo con Picard:

“Perché?”

“Che domanda eternamente valida: conosci te stesso”

L’eredità della prima stagione non è solamente un nuovo corpo per il morente Picard, quanto una sorta di frattura nella leggendaria corazza emotiva del capitano. In The Next Generation e nei film con protagonista Picard e il suo equipaggio si è sempre notata una certa ritrosia dell’ufficiale francese nel relazionarsi con gli altri, complice la sua traumatica esperienza durante i primi anni di servizio, quando uno scontro con un nausicaano ha costretto Picard a subire un delicato intervento di sostituzione del cuore con una protesi. Elemento metaforico, in un certo senso, che rappresenta la chiusura di Picard agli altri, una tendenza che lo ha sempre portato a separarsi non solo da coloro nel suo equipaggio si approcciavano con fare amichevole, ma anche a chiudersi a possibili amori. Nonostante non siano mancate le occasioni, come potrebbero testimoniare l’avventurosa archeloga Vash, la dottoressa Beverly Crusher o la Bak’u Anij, Picard è sempre stato restio a concedersi l’occasione di avere una famiglia, rimanendo profondamente ancorato al suo dovere di ufficiale della Flotta Stellare.

E’ questa sua scelta di vita a essere centrale all’interno della nuova stagione della serie. Come abbiamo avuto modo di appurare durante la nostra visione dell’anteprima di Star Trek: Picard 2, saranno proprio le scelte del passato, le rinunce figlie del timore del capitano di aprirsi agli altri a scandire il ritmo degli eventi in questa nuova stagione. Concetti come ‘seconda possibilità’ , ‘strada non presa’ e occasioni perdute saranno la colonna portante della seconda stagione di Star Trek: Picard, dinamiche narrative che, dopo tre episodi, sembra saranno ben integrate con l’anima trekkie della serie, andando a toccare momenti fondamentali della vita di Picard. Un’occasione perfetta per fare tornare in azione vecchie conoscenze, annunciate nei mesi scorsi, tra cui spiccano la el auriana Guinan (Whoopi Goldberg) e il quasi onnipotente Q (John deLancie). Due personaggi che sono stati sempre centrali nel fare emergere il lato più intimo di Jean-Luc Picard, seppure in modi completamente differenti.

L’escamotage del viaggio nel tempo, tradizionale concept della saga sin dai tempi di Uccidere per amore, è una complessa terapia messa in moto da Q, come ultimo dono al suo capitaine. Sia in The Next Generation che nelle altre serie in cui è apparso, Q si è sempre rivelato un personaggio onnipotente e criptico, animato da intenti non sempre chiari e poco attinenti ai dettami della Flotta Stellare. La sua apparizione in Star Trek Picard sembrava esser nuovamente causa di fastidi per il leggendario capitano, ma giunti alla fine dei dieci episodi, viene da chiedersi se quest’ultimo esame a cui sottopone Picard non sia una chiave di lettura nuova. E se tutto fosse stato animato da una strana forma di amicizia? La seconda stagione di Star Trek Picard, infatti, se spogliata dell’elemento avventuroso che fa da motore a questi episodi, sembra essere un racconto emotivamente terapeutico, non solo per Picard, ma per tutti i membri della sua nuova famiglia.

To boldly go...

Il focus è ovviamente sul personaggio di Patrick Stewart, ma non si può negare che anche Rios, Jurati, Raffi e Sette trovino risposte ai propri interrogativi più intimi. La cura con cui viene imbastita la trama non manca infatti di lasciar emergere ansie e paure di ognuno, che possono essere ricondotte a una verità evidente: la solitudine è una scelta. Picard la ha accettata nel corso della sua carriera, chiudendosi onde evitare di affrontare vecchie ferite e sensi di colpa mai sopiti, ma gli altri membri della sua squadra sono condannati a dover compiere una simile rinuncia? L’essenza della seconda stagione di Picard è proprio la risposta a questo intimo quesito, scegliere come vivere la propria esistenza senza chiudersi agli altri, compiendo un primo passo estremamente difficile: perdonarsi. Non è un caso che il culmine emotivo dell’ultimo episodio sia un catartico abbraccio, in cui Q guida Picard nel perdonare i propri errori per esser libero dalle proprie catene. Un dono di amicizia, di speranza per un amico caro.

La seconda stagione di Star Trek Picard è una parte integrante del viaggio finale del capitano dell’Enterprise, una sorta di ultimo capitolo che risolve l’esistenza di un personaggio che si fa portatore, a suo modo, della tragicità dell’uomo al comando. Jean-Luc Picard ha rinunciato a tutto per la sua carriera, recuperando solo parzialmente il proprio cuore (come in Famiglie) per poi perderlo nuovamente (Star Trek: Generazioni), sempre in cerca di un qualcosa al contempo tanto temuto: una famiglia, un luogo a cui appartenere.  Per Picard, questa ultima avventura è parte di una riscoperta di sé che volge ora al termine, consentendo all’alter ego di Patrick Stewart di potersi accomiatare un’ultima volta dalle persone a lui care. Come Q, essere semidivino che prossimo alla morte, vive un’ultima avventura con il suo amico, portando anche lui infine un prezioso dono nel suo ultimo viaggio

“Addio, mon capitaine. È tempo che vada anch’io”

“Ma non da solo”

“Ci vediamo là fuori”

L’abbraccio tra questi due vecchi amici, una scena di potente emotività magnificamente interpretata da Stewart e John De Lancie, è non solo la chiave di lettura della seconda stagione di Star Trek Picard, ma dell’intera serie. Un messaggio che è stato accompagnato da una colonna sonora che richiama alcuni dei momenti più importanti della saga di Picard, che ci ha consentito di risentire temi di capitoli cinematografici come Generazioni o Primo contatto, segnando il passo emotivo della vita del capitano. L’aderenza alla continuity di Star Trek viene sviluppata tramite dettagli più o meno evidenti, con un’apparizione sorprendente che motiva l’assenza di un membro del cast di The Next Generation annunciato nei giorni scorsi. Ma lo spirito trekkie è dato dalla sontuosa interpretazione di Stewart, attore capace di mostrare ogni emozione del suo complesso capitano, dai tormentati cipigli all’amichevole sorriso con cui saluta per l’ultima volta il suo vecchio amico.

Un arrivederci, invece, con i fan della saga, che dovranno ora pazientare per scoprire come si concluderà l’epopea del capitano, in attesa di vederlo nuovamente al fianco del suo equipaggio e sentirlo ancora una volta guidarci tra le stelle con il suo immancabile ‘Attivare’.