Tex - Il Passato di Tiger Jack, recensione: un crudo ma malinconico racconto di vendetta

Tex - Il Passato di Tiger Jack è la nuova proposta da libreria targata Sergio Bonelli Editore in cui (ri)scopriamo le origini di Tiger Jack.

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a cura di Domenico Bottalico

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Tex - Il Passato di Tiger Jack è la nuova proposta da libreria targata Sergio Bonelli Editore dedicata al Ranger in camicia gialla anzi più che a lui direttamente al suo pard, il navajo, Tiger Jack. Il volume infatti ripropone a colori Tex 384-387 (ottobre 1992 - gennaio 1993) ovvero una lunga sequenza di albi in cui Claudio Nizzi, testi, e Giovanni Ticci, disegni, raccontarono le origini del più silenzioso fra i pards moltissimi anni dopo il suo esordio avvenuto su Tex 8.

Le origini di Tiger Jack: una caccia all'uomo e l'incontro con Tex

Il giovane Tiger Jack, con una prova di coraggio convince, Orso Giallo, il capo del suo villaggio, a concedergli la mano della figlia Taniah. Per il giovane guerriero navajos non c'è più felicità più grande se non fosse che una delle mattine seguenti scopre che Taniah e l'amica Mi-ni-teh sono state rapite. Abile cercatore, Tiger Jack si mette subito sulle tracce dei rapitori, un gruppo di Utes, che tuttavia si sono già sbarazzati delle due giovani squaw.

Tiger Jack non demorde e segue un nuovo indizio ricavato con la forza da uno degli Utes ovvero un mercante messicano di Santa Fè. Il caso vuole che anche Tex sia in città sulle tracce di una banda di comancheros che potrebbe far capo allo stesso mercante. Ma Tiger Jack non è mai stato in una città dell'uomo bianco e i suoi modi attirano troppo l'attenzione rischiando di compromettere il salvataggio.

L'intervento di Tex è provvidenziale, ma il Ranger ha più di una difficoltà nell'arginare l'impeto del fratello Navajos che vorrebbe subito entrare in azione. Il Ranger invece pazientemente raccoglie indizi e seguente una pista che porta finalmente al nome del mercante e all'ubicazione del suo quartier generale. Tex e Tiger Jack intraprendono quindi una spedizione rischiosissima nel cuore dei Monti Sacramento a caccia dello spietato Don Liborio Torres. La spedizione tuttavia riserva una triste sorpresa proprio per il guerriero navajos.

Tex - Il Passato di Tiger Jack: un crudo ma malinconico racconto di vendetta

Tex - Il Passato di Tiger Jack è una delle storie più crude ed urgenti della epopea di Tex. Non è un caso che protagonisti siano Tiger Jack e il racconto delle sue origini. Avvolto pressoché nel mistero sin dal suo esordio (nei primi albi in cui fece la sua comparsa era praticamente impossibile vederlo proferire parola) sarà Claudio Nizzi a sobbarcarsi l'onere e l'onore di raccontarne le origini concedendosi una narrazione più robusta, più votata all'azione non filtrata, così come era stato fino a quel momento sulle pagine di Tex (al netto di qualche rara eccezione), che riporta l'autore idealmente ai suoi inizi fra Larry Yuma e alcune storie poliziesche apparse sempre su Il Giornalino.

I connotati tipici della narrazione texiana rimangono sempre in primo piano sin ben chiaro, tant'è vero che il racconto è tutto in analessi e parte sempre grazie allo stratagemma del bivacco dei quattro pards intorno ad un fuoco. Al momento di realizzare questa lunga storia, Nizzi è già un autore esperto e capisce di dover agire sui "vuoti" del personaggio in contrasto con i suoi "pieni" ovvero nella pratica mostrare al lettore come si è formato il carattere di Tiger Jack e perché è diventato di fatto l'ombra di Tex.

Ecco che quindi ci viene presentato un Tiger Jack estremamente diverso da quello che fino ad allora eravamo stati abituati a vedere. Impetuoso ed innamorato, tanto da rischiare l'ira dell'uomo bianco pur di compiere una impresa che gli avrebbe permesso di prendere in sposa l'amata Taniah. Ed è questo punto che Nizzi, dopo un inizio abbastanza classico, inizia a premere sull'acceleratore in maniera dosata ma costante: il rapimento di Taniah, e dell'amica Mi-ni-teh diventano l'evento scatenante di una caccia all'uomo che portano per la prima volta il giovane Tiger Jack a contatto con l'uomo bianco, le sue rumorose città ma soprattutto i suoi loschi traffici.

L'evento volano del plot dà immediatamente alla narrazione un ritmo incalzante in cui gli stilemi tipici della narrazione western sfumano (o si sintetizzano in alcuni frangenti) verso il crime più puro e diretto. Quello che colpisce della sceneggiatura dell'autore è però la capacità di trasformare Tiger Jack, non certo a colpi di cesello ma di tomahawk. Ad ogni punto di svolta del plot, ogni qualvolta un indizio sembra avvicinarlo a ritrovare l'amata Taniah, Tiger Jack viene deluso e la sua rabbia diventa sempre più forte tanto da non esitare ad uccidere. Non può fare nulla neanche Tex che inizialmente non sa come calmare il suo fratello salvo poi passare da semplice spettatore esterno alla vicenda ad inedita spalla nell'assalto finale in cerca di vendetta.

Claudio Nizzi priva progressivamente ma inesorabilmente Tiger Jack della sua umanità. Le sue azioni diventano sempre più spregiudicate nel corso del racconto tanto che non esita ad uccidere non semplicemente per difendersi ma perché, accecato dalla sete di vendetta, vuole eliminare i responsabili del rapimento di Taniah fonte della sua gioia di vivere. Se da un lato quindi l'autore imbastisce sequenze d'azione rapide, nervose che nulla hanno a che vedere con i classici stand-off ma sono pericolosi agguati in un ambiente ostile (per l'indiano) come la città, sparatorie in canyon che vedono Tiger Jack e Tex in inferiorità numerica o assalti a pueblos ben difesi che richiedono tutta l'arguzia del Ranger per essere portati a termine.

Nizzi priva l'azione quindi del suo fascino idealizzato, del suo valore eroico, trasformandola invece in un atto impulsivo e rabbioso. Ed è in questo frangente che le Vendetta mostra tutti i suoi limiti e la sua vacuità perché quando Tex riesce a far ragionare Tiger Jack prima dell'ultimo assalto, e l'azione torna coraggiosa ed eroica, la tragicità degli eventi piomba come un macigno di disperazione e malinconia sulle spalle del guerriero navajos. Bellissimo e toccante il finale in cui Tex cerca di consolare il nuovo fratello acquisito accogliendolo nel suo villaggio, ma il dolore di Tiger Jack è troppo profondo e necessiterà di un periodo di isolamento per essere razionalizzato ma mai dimenticato.

Giovanni Ticci, maestro della sintesi

Una sceneggiatura così tesa e drammatica non poteva trovare interprete migliore, graficamente, se non in Giovanni Ticci. Uno dei grandi disegnatori di Tex qui offre davvero una prova superlativa in termini di sintesi ed efficacia del tratto ma anche in termini di regia e storytelling. L'inizio un po' rigido e risente, stranamente, dell'influenza di un certo Galep se non fosse che il Maestro senese ha una predilezione, e una abilità incredibile, nel disegnare gli indiani. La lunga sequenza d'apertura diventa quindi estremamente delicata ma al tempo stesso vibrante in netto contrasto con quella che sarà poi la robusta evoluzione della storia e dello stesso protagonista.

La ricerca grafica di Ticci è di matrice chiaramente espressionistica in cui il dettaglio è parte di un insieme il cui scopo, evidentissimo, è quello di narrare sempre con chiarezza ma con ritmo sostenuto e sempre coinvolgente. Il disegnatore, pur mantenendo di fatto inalterata la classica impostazione bonelliana della tavola, gioca sapientemente con le inquadrature, con campi medi e lunghi dando a moltissime sequenze un taglio decisamente d'impatto (utilizzando anche figure intere o piani americani) amplificato spesso dall'assenza di dialoghi (vedasi la scena finale dell'attacco al campo degli Utes).

I volti di Ticci sono marchiati dal sole del deserto, i loro connotati sono quindi solo più intelligibili quando arrivano in primo piano in poche rarissime e drammatiche eccezioni. Per il resto si tratta di figure longilinee, scattanti e nervose scavate con un nero che non cede quasi mai alla tentazione di un chiaroscuro fine a sé stesso ma al contrario è una tecnica utilizzata soprattutto nei momenti più drammatici o di svolta nella vicenda. Il tratteggio è ricco. È questa forse la vera cifra stilistica del disegnatore toscano e che dona in generale una diffusa dinamicità alle tavole ma anche di realizzare sequenze d'azione immediate ed estremamente cinetiche.

Da sottolineare l'ottimo lavoro ai colori di GFB Comics che riesce a non "coprire" il tratteggio di Ticci ma anzi esaltarlo lasciando ampi spazi ai neri profondi che caratterizzano lo stile del disegnatore. Uno dei migliori lavori di ricolorazione degli ultimi anni senza ombra di dubbio. Bellissima, evocativa e arrembante, la copertina del volume. Si tratta di una illustrazione dello stesso Giovanni Ticci colorata all'acquerello che mostra i due futuri pards lanciati all'inseguimento e il paesaggio circostante appena suggerito da pennellate precise di colore.

Cultura Pop Award

La redazione di Cultura Pop ha deciso di assegnare uno dei suoi premi “Cultura Pop Award” per il mese di agosto a Tex - Il Passato di Tiger Jack.

Questo volume, dalla eccellente cura carto-tecnica ed editoriale, ci permette di riscoprire una gemma davvero nascosta nella vastissima produzione texiana dalle caratteristiche sicuramente meno classiche e più moderne, per certi versi anticipatorie di altre storie successive ma difficilmente replicabile, in cui il western diventa crime in termini meramente narrativi. Claudio Nizzi caratterizza, con una storia di vendetta cruda ma malinconica, il personaggio di Tiger Jack. Eccezionale il lavoro grafico di Giovanni Ticci, un Maestro il cui lavoro di sottrazione e l'abilità regista e di stortytelling è qui esposto in maniera efficace e coinvolgente.

Il volume

Dal punto di vista dei contenuti extra e della cura editoriale, Tex - Il Passato di Tiger Jack si segnala per un lungo articolo in chiusura firmato da Maurizio Colombo sulle radici della "letteratura della vendetta" con un lungo excursus che, partendo da Walter Scott e Omero, giunge fino al western evidenziando certe radici shakesperiane di alcune pellicole passando per lo spaghetti western e la fase più crepuscolare del genere in cui i "selvaggi nativi" non sono più l'oggetto della vendetta, tentazione in cui anche John Ford era caduto, ma diventano punto di vista privilegiato ed altro rispetto alle trame divenute ad un certo punto estremamente standardizzate.