Il tunnel sotto il mondo, 1969

Non solo Blade Runner, Alien e 2001 Odissea nello Spazio: nella storia del cinema ci sono diversi classici meno noti al grande pubblico ma altrettanto interessanti, se non da un punto di vista strettamente cinematografico almeno per i contenuti proposti. Ecco i nostri suggerimenti.

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a cura di Alessandro Crea

tunnel sotto il mondo

Il tunnel sotto il mondo non è un film, è un viaggio psichedelico realizzato da due ventenni italiani, appassionati di cinema e fantascienza.

Realizzato nel 1969 da Luigi Cozzi, brillante aiuto regista di Dario Argento, giornalista e traduttore di romanzi di fantascienza e sceneggiato da Alfredo Castelli, inventore di Martin Mystère e al tempo soggettista di Diabolik e di molti caroselli, assieme a Tito Montego, il film prende spunto dal geniale libro di Frederik Pohl.

Girato in quattro giorni in ristrettezze assolute, con attori poco più che amatoriali e camera a mano, si allontana però presto dalla trama del racconto originale, anzi si allontana da qualsiasi trama per diventare la messinscena astratta di una serie di riflessioni sull'uomo, la moderna civiltà dei consumi, l'esistenza stessa: una sorta di Solaris a bassissimo costo insomma.

Il film è un viaggio psichedelico realizzato da due ventenni italiani, appassionati di cinema e fantascienza.

Lo spunto, da cui deriverà poi anche il più conosciuto Dark City di Alex Proyas, è quello del libro originale: un uomo vive la propria vita banale fatta di lavoro e poco altro, ma è l'unico consapevole di essere intrappolato in un giorno che si ripete sempre identico.

L'eliminazione di tutta la parte più "politica" del libro, quello secondo cui gli abitanti della città sono tenuti prigionieri da una società di marketing che li usa come cavie e poi la notte resetta tutto per studiare i risultati e ricominciare di nuovo il giorno dopo, paradossalmente è vincente e contribuisce a conferire al film una dimensione più esistenziale, aumentando il senso di disagio grazie all'eliminazione di qualsiasi spiegazione razionale.

Negli anni la pellicola è diventata un piccolo cult di nicchia e le sue debolezze sono diventate anche i suoi maggiori punti di forza: la camera a mano, il sonoro in asincrono (Cozzi non poteva pagare dei veri doppiatori e si decise così di doppiare il film leggendovi le battute sopra), la recitazione stentata, le scene "rubate" dal vivo (non avevano le autorizzazioni per girare), tutto contribuisce infatti a un effetto straniante che non fa altro che rafforzare il messaggio del film.