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a cura di Alessandro Tonoli

retrocult

Nota del curatore

¿Qué es la vida? Una ilusión, una sombra, una ficción, y el mayor bien es pequeño: que toda la vida es sueño, y los sueños, sueños son.

Tutta la vita è sogno, e i sogni, sono sogni. Finisce così quello che probabilmente è il monologo più famoso della drammaturgia spagnola, contenuto nel meraviglioso La Vida Es Sueño di Pedro Calderón de la Barca. Un testo che mi è tornato alla mente leggendo e rileggendo l'articolo su Waking Life, che segna l'ingresso in Retrocult di Alessandro Tonoli - forse avete letto qualche volta il suo blog Glasslands.

Tornando a Calderón de la Barca, non avevo mai realizzato quanto il suo lavoro fosse attinente a Retrocult. Eppure ora mi appare lampante: non ci si può occupare di nulla senza conoscere almeno le basi, e non ci si può occupare del Fantastico senza conoscere La Vida Es Sueño, almeno da un punto di vista critico e analitico - all'autore naturalmente resta tutta la libertà possibile, finanche l'anarchia.

Cos'è il Fantastico se non rimettere in discussione la realtà, smontarla, ricostruirla, persino costruirne di nuove e molteplici. E non sono forse i nostri sogni la fucina perfetta per una simile attività. Allora il Fantastico è "sogno riordinato" - permettetemi l'azzardo - e il film di Linklater un ammirevole promemoria riguardo l'origine dei sogni e delle storie.

Valerio Porcu

Il sogno è il destino

Con queste parole ci accoglie il film Waking Life, che il regista Richard Linklater portò a compimento nel 2001. Un'opera che si fa notare subito per la tecnica del rotoscope, che abbiamo già incontrato quando ci siamo occupati di A Scanner Darkly. Come nel 2001 di kubrikiana memoria, anche Waking Life ci racconta una (piccola) odissea, confinata nello spazio onirico. Quello spazio a cui tutti abbiamo accesso una volta spenta la luce, quando si accende la potente macchina di costruzione immaginaria che portiamo dentro di noi. Questo film, in altre parole, ci porta nell'insolito territorio dell'onironautica.

La sinossi ci informa che il protagonista di Waking Life non riesce a svegliarsi né a smetter di sognare, e tutto il film è dunque un susseguirsi di sogni. Sogni che tuttavia non escludono la lucidità del sognatore, che a un certo punto ha una (almeno minima) consapevolezza di ciò che sta accadendo. Egli diventa così un onironauta, un praticante del sogno lucido. Su tali basi il regista intesse un film di 100 minuti che è pressoché unico nel suo genere.