X-Men: Top & Flop al cinema

Con l'arrivo di Dark Phoenix possiamo tirare le somme sui mutanti al cinema prima di Marvel e Disney: ecco i migliori e i peggiori film degli X-Men, finora.

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a cura di Andrea Giovalè

Con Dark Phoenix si giunge alla chiusura del ciclo degli X-Men di Fox, un ciclo distribuito lungo quasi vent’anni, ormai, su due linee temporali divise da un semi-reboot, con spin-off su Wolverine e parentesi parodistiche con Deadpool. Insomma, è giunta l’ora di tirare le somme di questa ventennale gestione, prima che l’acquisizione Disney rilanci il tutto nel suo già colossale Marvel Cinematic Universe. Quali sono i migliori e i peggiori film degli X-Men finora?

Top: X-Men 2

È l’inizio, ma non X-Men: L’inizio. Battute a parte, è con X-Men 2 che le cose per i mutanti al cinema si fanno serie. Non che il primo film non fosse valido, ma aveva ancora qualche insicurezza che, con il secondo capitolo, svanisce quasi del tutto. Siamo ancora nel periodo storico in cui film di supereroi non significava cinecomic, e si vede.

È la consacrazione degli attori, tra cui Patrick Stewart e Ian McKellen, nei rispettivi ruoli. In più, la particolare attenzione dedicata al Wolverine di Hugh Jackman non può che far bene alla pellicola. Forse un paio di nuovi mutanti sottotono (Pyro, ci riferiamo a te), ma anche una storia d’amore non male tra l’Uomo Ghiaccio e Rogue, sempre con Zio Logan a fare da Obi Wan Kenobi.

Flop: X-Men: Conflitto Finale

L’altra faccia della medaglia, un’occasione mancata e un peccato mortale. Tutto questo perché, contrariamente a qualsivoglia giudizio superficiale, il terzo film della saga non solo nasce, ma viene portato avanti attraverso scelte interessanti e coraggiose. In poche parole, non è l’idea di Conflitto Finale, il problema di Conflitto Finale, ma tutto il resto.

La storia mette in scena una Fenice Nera fuori controllo, in grado di spazzare via i propri compagni con il semplice sguardo. Famke Janssen riesce anche a calarsi nel difficile ruolo di antiprotagonista, contrapposta a uno Hugh Jackman ormai perfettamente nella (giacca di) pelle autorigenerante di Wolverine. Muoiono personaggi importanti in maniera spiazzante, qualcosa per cui ora molti fan di The Walking Dead o Game of Thrones impazzirebbero.

Ma, allora, il mondo non era ancora pronto. E nemmeno il regista, cui non bastano scelte coraggiose per realizzare un film che, infatti, sbaglia tante altre cose: getta confusamente nella mischia la storia della cura anti-mutante e adotta soluzioni bislacche ai suoi stessi impeti di coraggio (la scena post-credit con Xavier redivivo). Dopodiché, inizia l’era del cinefumetto, della gag e del mondo condiviso, con buona pace delle morti permanenti di personaggi importanti. Bisognerà aspettare Endgame per ritrovarne due (su almeno una delle quali non è detta l’ultima parola). Nota positiva: l’esordio di Ellen Page, azzeccatissima nei panni intangibili di Kitty Pryde a.k.a. Shadowcat.

Top: Logan

Logan non solo è tra i migliori film sugli X-Men, ma uno tra i migliori film di supereroi dell’ultimo decennio. Tra i pochi che si sono saputi distinguere dalla corrente, che dire dominante è dire poco, leggera, allegra, colorata fissata da Marvel Studios a colpi di Avengers e Guardiani della Galassia.

È il commosso saluto a Wolverine, sia al personaggio che all’attore, uno Hugh Jackman perfetto, iconico, dopo più di 15 anni di “servizio”: una trilogia normale, una trilogia spin-off (cominciata male e proseguita peggio), e un film di raccordo tra due saghe, di cui Wolverine è il nesso simbolico forte.

Il tutto distribuito lungo una trama semplice ma efficace, portatrice di una visione e di un’eredità, che da una parte il saggio Patrick Stewart e dall’altra la giovanissima e bravissima Dafne Keen rappresentano, in contrapposizione reciproca, magnificamente. E non è un caso che, come nemico finale, Wolverine affronti proprio se stesso, per salvare la famiglia che non ha mai avuto. Per una volta, non importa che l’universo o la storia continui, va bene già così.

Flop: X-Men: Le origini – Wolverine

Se da una parte la chiusura della trilogia dedicata al mutante dallo scheletro adamantino è stata perfetta, coi suoi toni decadenti e l’atmosfera arida ma non infertile, bisogna anche dire ce n’è voluta di pazienza perché Mangold la tirasse fuori dal cilindro. La stessa saga spin-off, che nel mezzo posiziona un quantomeno incerto Wolverine L’Immortale (dallo stesso regista di Logan), era infatti cominciata con la più canonica delle origin story, purtroppo in senso negativo.

X-Men: Le origini – Wolverine è poco interessante, narrativamente e visivamente. Anzi, raggiunge i suoi apici nei momenti di puro machismo wolveriniano, che però fanno “storia a sé”, colpiscono per ciò che rappresentano molto più che per ciò che sono. E quando, a un film, si possono fare solo (pochi) complimenti di meta-cinema, non è mai un buon segno. Impensabile, poi, che dalle ceneri di questo film, e con lo stesso Ryan Reynolds a interpretarlo, siano ri-sorti anni dopo Deadpool 1 e 2.

Top: X-Men: Giorni di un Futuro Passato

Lanciato per la prima volta dalla scena post-credit di Wolverine: L’Immortale, dimostrando quindi una visione d’insieme non indifferente, X-Men: Giorni di un Futuro Passato è la pellicola che mette insieme i mutanti del passato cinematografico e futuro narrativo con quelli del futuro cinematografico e passato narrativo. Chiude la vecchia trilogia, riscrivendone peraltro la storia profondamente, e passa il testimone ai nuovi mutanti, fino a quel momento osservati “in parallelo” dallo spettatore (giustamente) confuso, a partire da X-Men: L’Inizio.

È un’operazione che, al di là della natura prettamente commerciale e dell’ispirazione fumettistica, funziona e produce un film efficace, nemmeno troppo imbarazzato riguardo alla tematica del viaggio nel tempo. Qui, a differenza di Avengers: Endgame, è solo la coscienza di Wolverine a tornare nel passato, conservando i ricordi di un presente apocalittico.

A quel punto, Logan opera dei cambiamenti che cambiano, attivamente, il futuro, deviandolo su binari meno distopici. Una sola linea temporale modificata, possibilità di paradossi cospicua, ma evitata… Il tutto funziona con grande nonchalance. Persino Wolverine è liberato dal grande senso di colpa di aver dovuto uccidere la sua amata Fenice, felice intuizione di Conflitto Finale e, infatti, portata avanti da tutti i film successivi. E tutti vissero felici e presenti.

Flop: X-Men: Apocalisse

Storia potenzialmente interessantissima, quella del primo e potentissimo mutante dell’Umanità. L’antico egizio En Sabah Nur, per gli amici Apocalisse, affrontato ripetutamente dagli X-Men dei fumetti, talvolta insieme ad altri eroi assortiti. Esiste un’intera saga dedicata all’X-Force, versione più cruda dei mutanti fumettistici, e alla missione di stroncare letteralmente sul nascere il problema di Apocalisse, tornando indietro nel tempo per ucciderlo da infante.

Cosa è rimasto, di tutto questo, nel film che lo riguarda? Praticamente nulla: una piramide viene profanata da un team di archeologi incauti, un potere dormiente viene risvegliato e il mondo, perlomeno quello dei non-mutanti, rischia di soccombere. Apocalisse, uno straniante e straniato Oscar Isaac (sconfitto su tutti i fronti e di larga misura dal futuro Thanos di Josh Brolin), recluta quattro X-Cavalieri per trovare un nuovo corpo in cui trasferire la sua mente. Il prescelto è Charles Xavier, un sempre bravissimo James McAvoy, con cui instaura un duello telepatico persino appassionante, risolto “inaspettatamente” dalla giovane Jean Grey.

La trama generale, tuttavia, brilla molto meno di quanto potrebbe, affossata da un ritmo paludoso e da scontri non all’altezza di quello che, nel frattempo, i Marvel Studios hanno fatto e stanno facendo vedere. X-Men: Apocalisse, quindi, non è solo un flop ma un’autentica delusione per tutto ciò che ambiva, e non riesce, a fare.

L’ago della bilancia: X-Men Dark Phoenix

Innanzitutto, la conta degli esclusi: non sono state inserite pellicole mediane come il discreto X-Men dell’esordio, un Wolverine L’Immortale appena sopra una risicata sufficienza, e un X-Men: L’inizio fresco e innovativo, per poco fuori dai Top di questa lista. Da notare, poi, come per ogni X-capitolo efficace della saga ce ne sia un altro, “speculare”, che ne controbilancia gli effetti. Complicato, quindi, dare una valutazione complessiva alla storia dei mutanti sul grande schermo, sinora. E non aiutano i due Deadpool che, pur molto validi, difficilmente sono annoverabili come film sugli X-Men.

A questo punto tocca davvero a Dark Phoenix, visto che il progetto New Mutants sembra accantonato o rimandato a data da destinarsi, far pendere l’ago verso un giudizio positivo o negativo, a seconda della sua riuscita. Motivo per cui vi rimandiamo subito alla nostra recensione.

Da non perdere, per un bel ripasso generale pre-Dark Phoenix, il cofanetto contenente tutti i film sugli X-Men realizzati prima di Dark Phoenix. Di Wolverine, invece, potete trovare separatamente (e forse è un vantaggio) la collection dei primi due capitoli e Logan. In ogni caso, non mancate anche l'ottima run di Vecchio Logan, da cui il film trae ispirazione a mani basse.