Apple recinta iOS 4 per la pubblicità mobile

Apple ha modificato i termini di sviluppo di iOS, permettendo solo ad agenzie pubblicitarie indipendenti di avere mezzi per competere. In questo quadro non dovrebbe rientrare AdMobe, principale azienda del settore nel mobile e da qualche mese nelle mani di Google. Big G fa la voce grossa.

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a cura di Manolo De Agostini

Apple e Google sempre più ai ferri corti. Al centro della polemica c'è la modifica dei termini di sviluppo di iOS 4 (iPhone, iPod Touch, iPad), che da qualche giorno permette alle agenzie  pubblicitarie esterne e indipendenti di raccogliere dati con il consenso degli utenti. C'è una clausola tuttavia che ha un retrogusto "anti-Google" (ma non solo) che Apple ha giustificato con la privacy degli utenti e dei suoi prodotti. Una tesi un po' fragile, a nostro modo di vedere.

La nuova sezione 3.3.9 dei termini di sviluppo riporta che "le applicazioni non possono collezionare, usare o offrire a terze parti i dati utente o del dispositivo senza precedente consenso dell'utente".

C'è anche scritto che le informazioni possono essere fornite a un "provider indipendente il cui business primario è la pubblicità mobile".

In poche parole se un provider pubblicitario è in mano o è affiliato a uno sviluppatore o distributore di dispositivi mobile o software non è qualificato come indipendente e quindi non può fare quanto esposto nella sezione 3.3.9. In un mondo in cui la pubblicità mirata è sempre più importante, non conoscere le abitudini degli utenti equivale ad annunci meno interessanti, cliccati ed efficaci. Insomma, si parla di introiti minori per l'agenzia che realizza l'inserzione e per anche per chi la fa e la ospita. Un'agenzia che non può garantire una pubblicità efficace è destinata all'oblio.

La clausola sembra adattarsi perfettamente ad AdMob, l'azienda che si occupa pubblicità mobile acquisita da Google nel novembre 2009. Google è attiva nel mondo mobile con Android e questo impedisce ad AdMob di concorrere lealmente con iAd di Apple sui dispositivi iOS (iPhone, iPod Touch, iPad). Questa situazione è vera per Google ma anche per Microsoft, nel caso decidesse di entrare nel mondo della pubblicità sui prodotti iOS.

La modifica dei termini di sviluppo non è stata presa bene da Google, che ha fatto sapere la propria posizione tramite il fondatore di AdMob, Omar Hamou.

"Questi cambiamenti ai termini di sviluppo rischiano di ridurre - o persino eliminare - le entrate che aiutano a supportare decine di migliaia di sviluppatori. I termini colpiscono sia i grandi che piccoli sviluppatori limitando decisamente la loro scelta su come fare soldi al meglio. Dato che la pubblicità permette di sostenere un grande numero di applicazioni gratis e a basso costo, questi termini sono un male anche per i consumatori".

"Questo cambiamento non è nel migliore interesse di utenti o sviluppatori. Nella storia della tecnologia e dell'innovazione la competizione fornisce i migliori risultati. Le barriere artificiali alla competizione colpiscono gli utenti e gli sviluppatori e, a lungo andare, fermano il progresso tecnologico".

"Personalmente ho lavorato con molti sviluppatori di applicazioni per iPhone nel mondo, incluso uno che ha creato un gioco semplice e divertente nei primi giorni dell'App Store. Ha realizzato la app perché era interessato alla sfida. Su quella singola app ha costruito entrate milionarie grazie alla pubblicità di AdMob. Ha assunto un intero team e trasformato un hobby in un vero business. Vediamo queste storie ogni giorno. Vogliamo aiutare a realizzarne altre, quindi parleremo con Apple per esprimere le nostre preoccupazioni sull'impatto di questi termini".

Un discorso molto bello, ma che ridotto all'osso significa che AdMob, e quindi Google, ha paura di perdere un sacco di soldi da una mossa che può essere vista in chiave anti-competitiva. Le autorità antitrust cosa dicono in merito? Ci piacerebbe saperlo.

Aggiornamento: Reuters riporta che Apple potrebbe essere oggetto di un'indagine antitrust. La stessa voce era già ricorsa prima dell'ultima revisione dei termini di sviluppo, anche se riguardava maggiormente l'impossibilità di sviluppatore in Flash sui prodotti mobile della Mela (L'Antitrust vuole indagare sui paletti di Apple, Apple e l'Antitrust, anche iAd nel mirino?).