L'Italia si prepara a una svolta normativa nel settore dei data center, infrastrutture cruciali per la digitalizzazione del paese ma finora frenate da una burocrazia complessa e da una frammentazione di competenze tra diversi livelli amministrativi. Il prossimo Decreto Energia introduce un procedimento unico di autorizzazione per la costruzione e l'espansione di questi impianti, segnando un cambio di passo atteso da anni dagli operatori del settore. La misura punta a snellire iter oggi dilatati su mesi, se non anni, tra Stato, Regioni e Comuni, spesso con sovrapposizioni di competenze che rallentano investimenti miliardari.
Il tema è di particolare rilevanza per un paese che sta cercando di attrarre investimenti nell'infrastruttura digitale in un contesto europeo sempre più competitivo. I data center rappresentano il cuore pulsante del cloud computing, dell'intelligenza artificiale e dei servizi digitali moderni, ma la loro realizzazione richiede autorizzazioni che spaziano dall'urbanistica all'energia, dalla sicurezza ambientale alla connettività. La frammentazione normativa attuale ha spinto diversi provider internazionali a preferire altre nazioni europee, dove i processi autorizzativi risultano più lineari e prevedibili.
Il Decreto Energia mira a centralizzare il processo decisionale, introducendo un'autorizzazione unica che sostituisce le attuali procedure parallele. Questo modello, già adottato in altri settori strategici come quello energetico, prevede un coordinamento tra le diverse amministrazioni coinvolte attraverso una conferenza di servizi, con tempi certi e un unico interlocutore per gli investitori. La misura dovrebbe ridurre i tempi di approvazione da una media attuale di 18-24 mesi a circa 6-12 mesi, secondo le stime degli operatori del settore.
Dal punto di vista tecnico, i data center moderni sono impianti ad altissima densità energetica che richiedono alimentazione continuativa, sistemi di raffreddamento avanzati e connettività in fibra ottica di livello carrier. Il consumo energetico di un singolo data center di medie dimensioni può raggiungere decine di megawatt, equivalente al fabbisogno di una piccola città. Questo aspetto rende cruciale il coordinamento con la rete elettrica nazionale e la pianificazione urbanistica, temi finora gestiti in modo disomogeneo sul territorio.
La semplificazione normativa arriva in un momento di forte espansione della domanda di capacità computazionale, trainata dall'adozione di tecnologie come il machine learning e i large language model, che richiedono infrastrutture sempre più potenti. L'Italia, grazie alla sua posizione geografica strategica nel Mediterraneo e alle recenti installazioni di cavi sottomarini in fibra ottica, potrebbe ambire a diventare un hub per il traffico dati tra Europa, Medio Oriente e Africa, ma solo se le condizioni normative diventano competitive rispetto a paesi come Francia, Germania e Spagna.
Resta da vedere come il decreto verrà implementato nella pratica e se riuscirà effettivamente a superare le resistenze locali che spesso emergono per questioni ambientali e urbanistiche. Gli operatori del settore guardano con interesse anche alle normative europee in materia di efficienza energetica dei data center, che potrebbero influenzare i requisiti tecnici delle nuove autorizzazioni.