Gli SSD possono salvare il mondo, forse

Secondo iSuppli i drive a stato solido, se sfruttati nel mondo aziendale, possono fare una grande differenza, grazie ai consumi ridotti.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Sappiamo da tempo che gli SSD consumano, genericamente, meno degli hard disk. iSuppli, però, ha fatto i conti in grande scala, considerando che un HDD consuma mediamente 14 W, e un SSD solo 2 watt.

Che cosa significa? Che almeno il 10% degli hard disk aziendali potrebbe (dovrebbe) essere sostituita: si risparmierebbero 11.000 MWH nel 2009, e ogni anno di più, fino a un risparmio di 57.564 nel 2013.

L'azienda, che si occupa di ricerca, fa notare che l'energia risparmiata sarebbe sufficiente ad alimentare molti piccoli stati, come il Gambia o le Maldive, secondo i consumi misurati nel 2006. Se il settore dei data center passasse in massa ai dischi a stato solido, si arriverebbe ad una riduzione dei consumi di 3.3 MWH, abbastanza per alimentare un paese come la Bolivia, che ha poco più di otto milioni di abitanti.

Un data center galleggiante che ospita dati che violano il diritto d'autore è una nave pirata?

Parlando di data center, vale la pena ricordare che passare in massa agli SSD riduce i consumi, ma c'è già chi sta pensando di portare le emissioni di queste strutture a zero, o almeno è quello che fa pensare uno degli ultimi brevetti di Google: metti il data center su un barcone, e usa le onde e il sole per alimentarlo. Ecco fatto, l'energia consumata dai server non inquina.

I data center galleggianti, se mai saranno realizzati, permetteranno anche di ottimizzare l'infrastruttura, perché potranno essere collocati fisicamente vicini agli utenti, riducendo la distanza che il segnale deve percorrere.