Dopo 29 anni, il marchio che ha democratizzato la memoria per PC chiude i battenti. Micron ha annunciato nelle scorse ore la decisione di chiudere Crucial e abbandonare il settore consumer entro febbraio 2026, riallocando l'intera capacità produttiva verso datacenter e chip HBM per l'IA.
La notizia arriva in un momento di profonda trasformazione dell'industria dei semiconduttori. L'insaziabile domanda di memoria ad alta larghezza di banda (HBM) da parte dei datacenter AI ha creato una pressione senza precedenti sulla supply chain globale, costringendo i produttori a scelte radicali. Le parole di Sumit Sadana, Chief Business Officer di Micron, non lasciano spazio a dubbi: "Abbiamo preso la difficile decisione di uscire dal business consumer Crucial per migliorare la fornitura ai nostri clienti strategici nei segmenti a crescita più rapida".
Un pioniere della memoria consumer
Crucial non è un marchio qualsiasi. Fondata nel 1996 a Boise, Idaho, è stata la prima azienda a vendere memoria direttamente ai consumatori da un produttore principale di chip. Fino a quel momento, gli utenti potevano acquistare RAM solo attraverso rivenditori che commercializzavano moduli generici, mentre Crucial ha costruito la propria reputazione su un equilibrio raro nel settore: affidabilità da produttore (Micron produce i propri chip NAND e DRAM) combinata con prezzi accessibili, tipicamente inferiori del 20-30% rispetto a competitor come Samsung e SK Hynix.
Tra i prodotti più di successo del marchio non si può non citare la serie di SSD SATA MX500, ancora oggi considerata un riferimento per il rapporto qualità/prezzo, o la gamma P5 Plus, decisamente più moderna visto lo standard NVMe PCIe 4.0 e apprezzatissima anche dagli utenti PS5. Tra le RAM difficile dimenticarsi delle storiche Ballistix, già tuttavia dismesse da tempo, visto che non è mai arrivata una versione DDR5.
Le spedizioni dei prodotti Crucial continueranno fino alla fine del secondo trimestre fiscale Micron, ovvero fine febbraio 2026. Successivamente, l’azienda continuerà a offrire supporto per i prodotti coperti da garanzia, ma non arriveranno nuovi articoli sugli scaffali dei negozi.
Un vuoto che sarà colmato da altri
La scomparsa di Crucial segue quella di Solidigm (sussidiaria SK Hynix), che ha abbandonato il mercato consumer SSD nella prima metà del 2025, dismettendo i popolari P44 Pro e P41 Plus. Due uscite in rapida successione che riducono significativamente la competizione nel segmento consumer.
A emergere come principale beneficiario di questa situazione c’è Kingston, che già domina il mercato con una quota del 36% negli SSD consumer e addirittura del 66% nei moduli DRAM. Una leadership che continua da 22 anni consecutivi, ma che potrebbe essere messa in discussione dalla situazione: il produttore taiwanese non è immune alla situazione, tanto che a un evento recente ci ha confidato di essere focalizzato principalmente sulla fornitura ai propri clienti storici, nel tentativo di ridurre al minimo le difficoltà.
Kingston non è l’unico player destinato a guadagnare terreno: anche Corsair, G.Skill, ADATA, Teamgroup e gli altri vedranno le loro quote aumentare, a patto di riuscire a mantenere una buona disponibilità a prezzi tutto sommato accessibili, un aspetto non così scontato in uno scenario dove il costo della memoria aumenta esponenzialmente da un giorno all’altro.
Dal canto loro, Samsung e SK Hynix potrebbero ritrovarsi nella stessa situazione di Micron, scegliendo di non perseguire il mercato consumer per concentrarsi su quello enterprise e IA, che offre margini ben più importanti.
Il futuro del mercato consumer: meno scelta, prezzi più alti
La notizia dell’addio di Crucial ha lasciato l’amaro in bocca agli utenti e online si leggono commenti che mostrano per lo più frustrazione, o rassegnazione. "Crucial era il mio marchio di riferimento ogni volta che avevo bisogno del miglior rapporto prezzo/prestazioni/affidabilità per i moduli RAM", o ancora "Dal punto di vista del consumatore, Micron sta effettivamente dicendo che i nostri soldi non sono più abbastanza buoni per loro".
Qualche mese fa gli analisti di Yole Group avevano previsto che il mercato della memoria raggiungerà quasi 200 miliardi di dollari nel 2025, con l'AI che consumerà il 40% di tutta la DRAM entro il 2027; La prioritizzazione dell'allocazione verso i produttori di server AI sta lasciando il mercato PC tradizionale e smartphone in secondo piano, con tutte le conseguenze del caso.
Gli utenti stanno già affrontando una situazione critica. I prezzi spot della DRAM sono aumentati del 171% su base annua a settembre 2025, un trend che non accenna in alcun modo a fermarsi e che oggi è arrivato a percentuali ancora più alte. I kit DDR5-6000 da 32GB costano quasi 4 volte tanto, con modelli come le Corsair Vengeance RGB che sono passate dai 130€ di settembre ai 430€ attuali, con consegna prevista tra 40 giorni.
Non va meglio se si guarda ai kit DDR4: 32GB a 3200 MT/s sono passati da 55€ (maggio 2025) a 145€, quasi il triplo.
Le previsioni non offrono conforto, anzi. TrendForce stima che i prezzi DRAM aumenteranno ancora anche nel 2026, rendendo veramente complesso per gli appassioanti (e non solo) assemblare un PC. Ancor più allarmanti sono le dichiarazioni del CEO di Phison, uno dei principali produttori di controller per SSD, secondo cui i prezzi NAND sono raddoppiati negli ultimi sei mesi e l'intera produzione 2026 è già venduta. Il CEO di Silicon Motion gli ha fatto eco, dichiarando che "Stiamo affrontando qualcosa che non è mai accaduto prima: HDD, DRAM, HBM e NAND tutti in grave carenza nel 2026."
La confluenza di fattori è senza precedenti: le scorte globali di DRAM sono scese a 3,3 settimane, il livello più basso dal 2018, mentre per la prima volta in 30 anni DRAM, NAND e hard disk si trovano simultaneamente in shortage. Secondo diverse stime questa situazione potrebbe protrarsi per circa 3 anni, fino al 2028, ma potrebbe anche andare oltre.
Perché Micron sceglie l'IA: margini che parlano da soli
La scelta di Micron di chiudere Crucial si spiega facilmente guardando ai numeri. Nell'anno fiscale 2025, la divisione Cloud Memory Business Unit di Micron ha registrato margini lordi del 59%, quasi il triplo della media storica dell'azienda. Il datacenter ha rappresentato il 56% dei ricavi totali, un record assoluto. I ricavi combinati da HBM, DIMM ad alta capacità e LP server DRAM hanno raggiunto 10 miliardi di dollari, quintuplicando rispetto all'anno precedente.
Il mercato HBM, la memoria ad alta larghezza di banda essenziale per le GPU AI di NVIDIA e AMD, sta esplodendo. Da circa 16-18 miliardi di dollari nel 2024, è previsto raggiungere 30-38 miliardi nel 2025 e superare i 100 miliardi entro il 2030. Micron ha conquistato il 21% di questo mercato nel Q2 2025, partendo da appena il 4% un anno prima; un recupero straordinario rispetto a SK Hynix (62%) e Samsung (17%).
La memoria HBM3E di Micron è integrata nelle piattaforme NVIDIA Blackwell B200 e GB200, posizionando l'azienda al centro dell'infrastruttura AI di prossima generazione. Il vantaggio competitivo dichiarato è un consumo energetico inferiore del 30% rispetto ai competitor, un fattore cruciale per i datacenter dove l'efficienza energetica diventa discriminante.
Le soluzioni consumer, che si tratti di RAM o SSD, sono tra ciò che porta meno profitti a Micron. Si tratta di un mercato altamente competitivo, guidato dalle promozioni e dai prezzi bassi: ogni wafer usato per i prodotti consumer è un wafer che non va a un contratto hyperscaler o enterprise ed è, in buona sostanza, una perdita economica per l’azienda.
L'investimento massiccio nell'infrastruttura IA
Micron sta riversando risorse senza precedenti nella capacità produttiva enterprise e HBM. L'azienda ha ottenuto oltre 6 miliardi di dollari in finanziamenti diretti dal CHIPS Act americano, più ulteriori 7,5 miliardi in prestiti. Lo stato di New York ha impegnato 5,5 miliardi in incentivi per una "megafab" a Clay, che rappresenta un investimento complessivo fino a 100 miliardi di dollari su più di 20 anni.
Pochi giorni fa, Micron ha annunciato un investimento di 9,6 miliardi di dollari per un nuovo impianto HBM a Hiroshima, in Giappone, con sussidi governativi fino a 3,2 miliardi. L'impegno complessivo negli Stati Uniti è stato espanso a 200 miliardi di dollari, con la creazione prevista di 90.000 posti di lavoro diretti e indiretti.
La spesa in conto capitale per l'anno fiscale 2025 ha raggiunto circa 14 miliardi di dollari, un aumento del 35%+ rispetto all'anno precedente, con la maggioranza destinata a supportare HBM, costruzione di impianti, produzione back-end e ricerca e sviluppo.
La scelta di Micron non è esente da rischi: se la bolla IA dovesse scoppiare, il colosso si troverebbe senza il brand consumer costruito in 29 anni di investimenti in reputazione e fiducia. Ma con margini del 59% nel cloud, la matematica aziendale appare incontrovertibile, almeno finché dura la corsa all'oro dell'intelligenza artificiale.