Due colossi della tecnologia digitale stanno vivendo simultaneamente momenti di difficoltà che stanno lasciando decine di migliaia di utenti senza accesso ai servizi. L'interruzione ha colpito contemporaneamente Google Cloud di Alphabet e la piattaforma di streaming musicale Spotify, creando disagi diffusi nelle ultime ore, probabilmente legati entrambi a dei problemi con Cloudflare.
L'entità del problema si è manifestata con particolare intensità intorno alle 21:00 nostrane. Downdetector.com, il servizio specializzato nel monitoraggio dei malfunzionamenti digitali, ha registrato un'impennata delle segnalazioni che ha raggiunto numeri significativi per entrambe le piattaforme coinvolte.
La situazione si è rivelata particolarmente critica per gli utenti di Spotify, con oltre 27.000 segnalazioni di problemi nell'accesso al servizio. Parallelamente, Google Cloud ha accusato difficoltà tecniche che hanno generato più di 13.000 rapporti di malfunzionamento da parte degli utilizzatori della piattaforma cloud di Mountain View.
Per il momento, Google e Spotify non hanno fornito risposte immediate alle richieste di chiarimento avanzate dai media.
La metodologia di rilevamento utilizzata da Downdetector si basa sull'aggregazione di segnalazioni provenienti da diverse fonti e sulla raccolta di rapporti inviati direttamente dagli utenti. Questo sistema di monitoraggio, pur fornendo indicazioni preziose sull'entità dei disservizi, presenta inevitabilmente dei margini di approssimazione nella quantificazione precisa del numero di persone effettivamente colpite dai malfunzionamenti.
La natura globale di questi servizi amplifica inevitabilmente l'impatto di qualsiasi interruzione, trasformando problemi tecnici localizzati in fenomeni di portata internazionale. La coincidenza temporale dei due malfunzionamenti solleva interrogativi sulla possibilità di cause comuni (probabilmente un down di Cloudflare) o semplicemente conferma la statistica secondo cui, nell'universo digitale contemporaneo, le interruzioni di servizio rappresentano un fenomeno ricorrente che può colpire anche i provider più affidabili del settore tecnologico.