Il colosso di Mountain View si trova a un bivio cruciale: modificare radicalmente il funzionamento del suo motore di ricerca oppure affrontare sanzioni miliardarie dall'Unione Europea. Secondo quanto riportato da Reuters, Google starebbe valutando una ristrutturazione significativa del modo in cui vengono presentati i risultati di ricerca agli utenti europei. La mossa arriva in risposta alle accuse formali mosse dai regolatori comunitari, che vedono nelle pratiche attuali dell'azienda una violazione del Digital Markets Act.
Il cuore della controversia riguarda il presunto vantaggio che Google offrirebbe ai propri servizi integrati. Quando un utente cerca informazioni su voli o hotel, infatti, il motore di ricerca tenderebbe a privilegiare piattaforme proprietarie come Google Flights o Google Hotels rispetto a competitor specializzati come Expedia o Hotels.com. Questi ultimi, definiti tecnicamente "vertical search services", sono operatori che si concentrano su settori specifici e che ora potrebbero ottenere uno spazio paritario nei risultati.
La proposta avanzata da Google, visionata dall'agenzia di stampa, prevede un meccanismo di visualizzazione innovativo. Ogni servizio di ricerca verticale potrebbe mostrare una propria "scatola" di risultati, popolata direttamente dal proprio inventario di offerte. Questi box apparirebbero accanto a quelli dei servizi Google, formattati nello stesso modo e selezionati secondo "criteri oggettivi e non discriminatori". In pratica, l'algoritmo dovrebbe scegliere quale VSS mostrare senza favorire le soluzioni interne dell'azienda californiana.
Un dettaglio importante della proposta riguarda la posizione dei risultati provenienti direttamente da compagnie aeree e società di noleggio auto. Questi non verranno eliminati, ma appariranno in una sezione separata, posizionata sopra o sotto il box dei servizi verticali a seconda della pertinenza rispetto alla ricerca dell'utente. L'obiettivo dichiarato sarebbe mantenere un equilibrio tra diversi tipi di fornitori senza escludere nessuno.
La vicenda affonda le radici in marzo 2025, quando i regolatori europei hanno formalmente contestato le pratiche di Google sia per il motore di ricerca che per il Play Store. Nel caso dello store di applicazioni, l'accusa riguardava gli ostacoli posti agli sviluppatori che volevano informare i clienti dell'esistenza di canali alternativi per scaricare le loro app. La Digital Markets Act, la normativa europea entrata in vigore per limitare il potere dei giganti tecnologici, prevede sanzioni economiche molto pesanti per chi non si adegua.
Google si unisce così ad Apple nel club delle grandi aziende tecnologiche costrette a ripensare aspetti fondamentali del proprio business a causa della pressione normativa europea. La società di Cupertino ha già dovuto aprire i propri dispositivi ad app store di terze parti e implementare numerose altre modifiche per evitare multe salate. Quello che un tempo sembrava un elemento intoccabile del modello di business di queste corporation ora viene messo in discussione dalla determinazione dei legislatori comunitari.
Engadget ha contattato Google per ottenere conferme e commenti ufficiali sui dettagli riportati da Reuters, ma l'azienda non ha ancora rilasciato una risposta ufficiale. Resta da vedere se le modifiche proposte saranno sufficienti a soddisfare le autorità europee o se rappresentino solo un primo passo di una negoziazione più lunga. La posta in gioco è alta: da un lato miliardi di dollari di potenziali sanzioni, dall'altro la necessità di preservare un modello che ha garantito a Google il dominio assoluto nel settore della ricerca online per oltre due decenni.