Intel si trova al centro di una potenziale controversia che intreccia strategia tecnologica, sicurezza nazionale e conflitti d'interesse. Secondo quanto riportato da Reuters, il colosso di Santa Clara avrebbe valutato l'adozione di apparecchiature per la fabbricazione di semiconduttori prodotte da ACM Research, un'azienda statunitense con operazioni significative in Cina, per il cruciale nodo produttivo Intel 14A previsto per il 2027. La vicenda assume contorni delicati considerando che Walden International, fondo di venture capital presieduto e fondato da Lip Bu Tan, attuale amministratore delegato di Intel, ha investito in ACM Research nel 2019.
Il processo Intel 14A rappresenta una scommessa esistenziale per le ambizioni dell'azienda nel mercato delle fonderie esterne. Intel ha dichiarato pubblicamente che senza almeno un cliente di rilievo per questo nodo tecnologico, potrebbe ritardarne il lancio o addirittura accantonarlo definitivamente. In questo contesto, la scelta dei fornitori di attrezzature diventa strategica: ogni strumento di fabbricazione influisce direttamente sulla resa produttiva, sulle prestazioni dei chip e sulla competitività commerciale.
Le apparecchiature in questione sono sistemi di wet etch, tecnologia che utilizza soluzioni chimiche liquide come l'acido fluoridrico per la rimozione di ossidi o l'acido fosforico per dissolvere materiali con elevatissima selettività. A differenza dei processi al plasma, l'incisione a umido non provoca danni da bombardamento ionico ed è particolarmente indicata per la rimozione di strati sacrificali e le operazioni di pulizia post-incisione. Il limite principale di questa tecnica risiede nella sua natura tipicamente isotropica: attacca il materiale esposto uniformemente in tutte le direzioni, rischiando di allargare le geometrie oltre le dimensioni previste o di erodere completamente le linee più sottili.
La dimensione politica della vicenda emerge considerando che ACM Research, pur essendo formalmente un'azienda statunitense, mantiene operazioni estensive nella Repubblica Popolare Cinese e alcune sue unità sono soggette a sanzioni. In un momento in cui Stati Uniti e Cina competono per la supremazia tecnologica nei semiconduttori, e Washington ha imposto restrizioni sempre più stringenti sull'export di tecnologie avanzate verso Pechino, la scelta di Intel di testare apparecchiature di un fornitore con legami cinesi per un nodo tecnologico critico solleva interrogativi sulla sicurezza della catena di approvvigionamento.
ACM Research ha inaugurato nel 2023 uno stabilimento nelle vicinanze di Hillsboro, Oregon, posizionato strategicamente vicino a clienti e partner chiave – un riferimento nemmeno troppo velato a Intel, che gestisce nella zona i suoi impianti di ricerca e sviluppo D1D e D1X. Fonti citate da Reuters indicano che le prime attrezzature sarebbero state consegnate a questi laboratori tra la fine del 2023 e il 2024, suggerendo che Intel avrebbe avviato la collaborazione con ACM Research ben prima della nomina di Lip Bu Tan a CEO, sebbene quest'ultimo ricoprisse già il ruolo di consigliere d'amministrazione in quel periodo.
Non è stata confermata l'approvazione definitiva delle apparecchiature testate per l'utilizzo in produzione su larga scala. Intel, come tutti i produttori di semiconduttori, valuta continuamente strumenti di fabbricazione da numerosi fornitori in un processo di qualificazione rigoroso che può durare anni. Tuttavia, la semplice disponibilità a testare attrezzature da un fornitore controverso per un nodo tecnologico dalla cui riuscita dipende il futuro della divisione fonderia rappresenta una scelta strategica che non passerà inosservata agli occhi dei regolatori e del Congresso statunitense.