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Le sfide della filiera dei semiconduttori, come si crea una catena di valore?

La catena di approvvigionamento dei semiconduttori coinvolge tante aziende, provenienti spesso da continenti diversi.

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Avatar di Marco Pedrani

a cura di Marco Pedrani

Caporedattore centrale @Tom's Hardware Italia

Pubblicato il 20/05/2024 alle 11:15 - Aggiornato il 21/06/2024 alle 16:59
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I semiconduttori sono il pilastro del mondo interconnesso di oggi. Sostengono l’infrastruttura tecnologica globale e sono essenziali per moltissimi dispositivi, dagli smartphone alle automobili, senza dimenticare i computer, le console, gli elettrodomestici e tutto ciò che è connesso.

La loro produzione è un processo globale complesso, che va oltre la fabbricazione dei chip e il loro assemblaggio e test. La “catena di approvvigionamento” coinvolge molti attori diversi, ognuno specializzato in un aspetto specifico e che prende parte a varie fasi del processo; esiste un ecosistema di fornitori di materiali, attrezzature e strumenti software per la progettazione che facilita enormemente la produzione, contribuendo allo stesso tempo alla continua evoluzione che caratterizza quest’industria.

La filiera dei semiconduttori è estremamente articolata e caratterizzata da dipendenze che vanno da un continente all’altro. Per farvi un esempio, Taiwan e Corea del Sud sono il cuore della produzione di semiconduttori, ma non potrebbero fare nulla senza i materiali grezzi che vengono usati nei processi di produzione dei wafer, o senza i macchinari per la litografia, provenienti da Stati Uniti, Europa e Giappone.

Diversificare per evitare le crisi

Questo semplice esempio fa subito capire quanto, in realtà, ogni elemento della filiera sia dipendente dagli altri. La pandemia e le recenti tensioni geopolitiche hanno messo in luce i possibili punti critici di questa catena: basta che un anello si rompa per mandare in crisi l’intera rete di approvvigionamento e produzione, causando ritardi e aumenti di prezzi, con gravi conseguenze in molti settori.

Intel
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Una foto del cantiere della Fab Intel in New Mexico

Per evitare problemi come questi, è essenziale diversificare: avere più fornitori, possibilmente in continenti diversi, permette di proteggersi da eventi che, in caso contrario, metterebbero in crisi la produzione. Poter fare affidamento su fonti diverse per i materiali necessari fa sì che l’industria sia sempre in salute, riuscendo ad affrontare meglio eventuali crisi.

Per ridurre il più possibile la dipendenza da determinati paesi e, al tempo stesso, migliorare l’industria locale dei semiconduttori, negli ultimi anni i governi hanno stanziato ingenti fondi per lo sviluppo della filiera e la costruzione di nuove fabbriche e centri di sviluppo. Esempio perfetto di questa politica sono il Chips Act americano e quello europeo, che offrono grandi incentivi alle più grandi aziende produttrici di semiconduttori per la creazione di fabbriche negli Stati Uniti e in Europa, così da ridurre la dipendenza dall’Asia.

I vantaggi di una filiera locale: l’esempio di Intel Foundry

Intel Foundry, la divisione di produzione dei chip di Intel, è già da tempo al lavoro per espandere la propria presenza globale e creare una catena di approvvigionamento rapida e affidabile, grazie alla presenza di diverse Fab in ogni continente.

Facciamo un esempio. Intel ha da tempo una Fab che produce wafer in Irlanda, ma fino ad ora, questi wafer andavano spediti nelle strutture di assemblaggio e test negli Stati Uniti, o in Asia. Un processo che non solo richiede più tempo, ma che è anche più costoso; ora, con la costruzione di una seconda fabbrica di wafer in Germania e di un impianto di assemblaggio e test in Polonia, Intel potrà produrre chip molto più rapidamente, senza uscire dai confini europei.

Immagine id 20763

Allo stesso modo, la nuova fabbrica di wafer in Ohio darà una spinta importante alla filiera statunitense, aumentandone la capacità produttiva. Questa strategia non solo permette di produrre più chip e soddisfare le richieste di mercato più facilmente, ma protegge Intel da eventuali problemi che potrebbero colpire alcune aree: se gli impianti asiatici dovessero chiudere temporaneamente per qualsiasi motivo, i wafer prodotti in Irlanda e in Israele potrebbero facilmente essere processati nell’impianto di assemblaggio e test europeo, causando solo un rallentamento nella produzione di chip e non un blocco completo, che sarebbe estremamente dannoso per l’industria.

L’importanza della sostenibilità

In tutto questo processo non va assolutamente dimenticato il tema della sostenibilità, diventato una priorità per tantissime aziende, Intel inclusa. Il colosso di Santa Clara sa bene che per produrre semiconduttori bisogna attingere a risorse preziose per il pianeta, motivo per cui è essenziale ridurre al minimo l’impatto ambientale.

La sfida non è per niente banale: l’obiettivo è di usare il 100% di energia rinnovabile, non immettere rifiuti nelle discariche, trovare alternative ai PFAS (presenti nelle sostanze chimiche usate per produrre i semiconduttori), diventare “net water positive” (reintrodurre più acqua di quella estratta dall’ambiente per produrre semiconduttori) e arrivare a zero emissioni nette di gas serra.

Una filiera ben strutturata e organizzata è fondamentale anche per raggiungere quest’obiettivo: Intel lavora con tutti i propri fornitori affinché ci sia la massima sostenibilità in ogni processo della catena, dalla produzione dei materiali alla fabbricazione dei semiconduttori. Adottare tecnologie più efficienti, ridurre i rifiuti e ottimizzare i processi sono solo alcuni degli elementi che Intel usa per raggiungere questi obiettivi, sfidanti ma possibili, ed essenziali per proteggere per le generazioni future, stando a quanto riporta e afferma sul suo ultimo report di responsabilità di impresa.

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