Le ricerche con ChatGPT non convengono a Google e Microsoft

La crescente richiesta di potenza computazionale generata da ChatGPT fa crescere i costi sia per Google che per Microsoft.

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a cura di Gabriele Giumento

Il debutto di ChatGPT, l'IA chatbot frutto del lavoro dalla società OpenAI, sta sicuramente definendo un nuovo standard per quanto riguarda la ricerca sul web. La nuova IA consente di eseguire delle ricerche avanzate, fornendo risultati relativi e contestuali attraverso la generazione di un testo, che viene prodotto interrogando tutte le fonti disponibili e indicizzate in rete. Si tratta di un metodo ovviamente molto più avanzato della classica indicizzazione sul web, per via dell'utilizzo di una rete neurale, che genera una gran quantità di richieste che gravano direttamente sulle risorse computazionali dei data center.

Questo fattore comporta anche un problema al livello di costi, come evidenziato da un nuovo report emesso da Reuters, il quale sottolinea una spesa ben maggiore per quanto riguarda le ricerche eseguite con ChatGPT rispetto a quelle tradizionali. Nello specifico, il report valuta che le richieste ai server generate dall'IA avrebbero un costo di 10 volte superiore, che si tradurrebbe in diversi miliardi di dollari in più per quanto riguarda le spese a carico delle società che forniscono i servizi. Secondo le stime, l'aumento verrebbe quantificato tra i 3 miliardi e i 6 miliardi di dollari l'anno, una cifra che dipende fortemente anche dal numero di parole che compone le risposte.

La questione riguarda chiaramente anche Microsoft, la prima a debuttare con un'intelligenza artificiale integrata nel suo motore di ricerca e attualmente in fase di rilascio, anche se ciò non dovrebbe rappresentare una preoccupazione particolare per l'azienda di Redmond, sia perché le ricerche online non rappresentano una delle sue principali fonti di guadagno, sia perché sta tentando di guadagnare quote di mercato su Google, che attualmente detiene il 93% contro un misero 3% di Microsoft.

Dal canto suo, Google ha anticipato che la sua IA Bard farà uso di un modello molto più leggero, che richiederà una potenza di calcolo inferiore e, per questo motivo, renderà più facile gestire un numero maggiore di richieste. La sfida riguarderà anche la monetizzazione che saranno in grado di generare i nuovi chatbot IA, qualcosa su cui gli assistenti vocali di Google e Amazon non hanno particolarmente brillato: sempre secondo Reuters, Microsoft avrebbe già incontrato gli inserzionisti per stilare i dettagli sugli annunci da inserire nei risultati generati dal chatbot di Bing. Si tratta senza dubbio di un aspetto sicuramente cruciale per ammortizzare (o coprire) l'aumento dei costi richiesto dall'adozione di questi nuovi metodi di ricerca.