LinkedIn, i dati di 500 milioni di utenti sono in pericolo?

Sembra che un corposo database contenente i dati di 500 milioni di utenti di LinkedIn sia stato messo in vendita.

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a cura di Antonello Buzzi

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Qualche giorno fa vi abbiamo informato del furto dei dati relativi a ben 500 milioni di utenti del popolare social network Facebook, che ha portato alla realizzazione di un enorme database contenente diverse informazioni sensibili come, ad esempio, nome e cognome, località, data di nascita, sesso e numero di telefono. Ovviamente si tratta di un fatto gravissimo che ci riportato alla mente la vicenda di Cambridge Analytics, tramite la quale era stata scoperta l'esistenza di app di terze parti che potevano accedere senza alcuna autorizzazione a troppi dati degli utenti.

Oggi vi informiamo che la stessa cosa è successa anche a LinkedIn, popolare social network dedicato ai professionisti che Microsoft ha acquisito quasi cinque anni fa per la bellezza di 26,2 miliardi di dollari. Infatti, stando a quanto riportato dalla CNN, è stato avvistato in vendita su un popolare sito web per hacker un database contenente i dati inerenti a circa 500 milioni di profili utente. CyberNews ha affermato inoltre che tra le informazioni raccolte si trovano ID utente, nomi, indirizzi e-mail, numeri di telefono, sesso, titoli professionali e collegamenti ad altri profili sui social media.

LinkedIn, interrogata sull’accaduto, ha precisato che il database in vendita non è altro che “un’aggregazione di dati provenienti da una serie di siti web e aziende”, comprendendo solo informazioni che gli utenti hanno condiviso pubblicamente sui loro profili e quindi non costituisce una vera e propria violazione dei dati privati.

Dato che attualmente LinkedIn conta più di 675 milioni di utenti, possiamo affermare che circa tre quarti di loro sono presenti in questo database, che, apparentemente, sembrerebbe essere stato realizzato semplicemente tramite tecniche di scraping. LinkedIn, tramite una dichiarazione ufficiale, a tal proposito ha affermato che “l’uso improprio dei dati dei suoi membri, incluso lo scraping, viola i termini di servizio”.

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