Timing ridotti o frequenze elevate?

In questo articolo abbiamo dato uno sguardo alle prestazioni della memoria di sistema per rispondere ad alcune domande tecniche. I timing ridotti permettono prestazioni migliori rispetto alle alte frequenze? Quanto conta la velocità della memoria sulle prestazioni generali? Leggete per scoprirlo.

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a cura di Tom's Hardware

Timing ridotti o frequenze elevate?

Nel tentativo di vedere come si comportano le memorie con timing ridotti (Winbond) in confronto alle memorie con timing più alti ed elevate frequenze di lavoro (Samsung), abbiamo avviato i benchmark usando CL2.0-2-2-6 e CL3.0-4-4-7 a diverse frequenze di clock. Abbiamo notato uno strano andamento delle prestazioni usando il moltiplicatore a 9x e un rapporto di memoria differente. I risultati non formano una curva, quindi abbiamo impostato il moltiplicatore della CPU a 7x portando la CPU a 2,030MHz.

Notiamo che a diverse velocità di memoria, i timing più bassi permettono prestazioni migliori rispetto a quelli più alti del 3.2% al 4.1% in SuperPI, e dal 2.3% al 4.4% nel 3DMark01. Sfortunatamente, la CPU a 2030 MHz agisce come un ostacolo quando su incrementa la frequenza delle memorie.

Con il core a 1450 MHz e la frequenza della memoria a 193 MHz, la differenza tra timing ridotti ed elevati nel 3DMark01 è dell'1.9%; a 2030 MHz è di 2.3%, e a 2610 MHz è di 5.7%. Non è irragionevole quindi vedere che incrementando la frequenza da 2030 a 3190 MHz (anzichè 2610 MHz) si abbia una differenza nell’area dell’8-12%, ovviamente con la memoria alla stessa velocità.

Nella prossima pagina troverete una curva basata sui risultati riportati qui sopra e su quelli che abbiamo presentato nella sezione benchmark.